"Oggi i boiardi di Stato, i burocrati e il sottobosco festeggiano. Ad essere preoccupati saranno i cittadini, gli amministratori e gli utenti". Cosi l'on. Enrico Borghi commenta l'annuncio (per ora fatto solo via social, e privo di un necessario decreto di sostegno) dato dal ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli, di interrompere la fusione tra Anas e Ferrovie dello Stato che avrebbe portato la prima al di fuori del perimetro della pubblica amministrazione, avrebbe integrato in un unica struttura le realtà statali che investono in infrastrutture e avrebbe consentito maggiore efficienza e maggiore capacità di accesso al credito.
"La decisione assunta dal ministro Toninelli -commenta l'on. Borghi, che nella scorsa legislatura come capogruppo in commissione ambiente e lavori pubblici alla Camera aveva seguito l'iter parlamentare della riforma- ha gravi difetti, sia sul piano formale che soprattutto su quello di merito. Per rimanere alle procedure, informo il ministro che non basta fare annunci via Twitter. In una democrazia liberale, che ancora esiste nonostante i loro tentativi di portarci nel totalitarismo digitale, per fermare un provvedimento deciso in forza di legge serve un'altra legge. Per cui attendiamo i contenuti di un articolato, nel quale ci spiegheranno come questa cosa avviene, al netto della sparata di azzerare i vertici di un Cda di una società per azioni che apre la stura a ricorsi e contenziosi."
Ma è il merito del provvedimento a preoccupare il segretario d'aula del Pd a Montecitorio: "Avevamo pensato a questa riforma -prosegue Borghi- con l'impulso decisivo dell'allora ministro Delrio, per tirar fuori Anas da una storia pluriennale di struttura pubblica che a causa delle note magagne della pubblica amministrazione aveva accumulato una serie di problemi da più parti denunciate: difficoltà di reperimento delle risorse, difficoltà di cassa, problematiche di qualità del management, situazioni di corruzione, contenzioso rilevante, ritardi nella realizzazione delle opere. Mediante la fusione con Fs, Anas sarebbe uscita dalla pubblica amministrazione, e si sarebbe creato un soggetto privato a totale capitale pubblico in grado di autofinanziarsi, di sviluppare 100 miliardi di investimenti in dieci anni e di integrare le infrastrutture della mobilità. Ora si ritorna indietro, e quindi questo pericoloso stop mette a rischio infrastrutture strategiche, anche in Piemonte".
"Se si ritorna ai tempi dell'Anas della Prima Repubblica come propone Toninelli -conclude l'on. Borghi- è bene sapere che torneremo ad avere un soggetto che per il 90% si finanzia con risorse dello Stato, e quindi dipende in tutto e per tutto dall'andamento della congiuntura e dai capricci del politico di turno, un soggetto che avrà farraginosità nelle procedure e complessità di attuazione, e che per effetto di queste decisioni per prima cosa cadrà in una sorta di limbo che mette a repentaglio tempi e modi di realizzazione e attuazione delle importanti infrastrutture finanziate dai governi di centro sinistra. Un incredibile passo indietro, statalista, dirigista e centralista che svela la natura di questo governo che si è proclamato del cambiamento e che in realtà appare della restaurazione".