“Inspiegabile arretramento della maggioranza oggi in commissione Affari costituzionali sui poteri della commissione Antimafia, sia rispetto al testo base presentato dalla deputata Dalila Nesci del M5S che alla proposta di legge della stessa relatrice. Ci siamo trovati di fronte a un testo che ha recepito alcuni emendamenti presentati dalla relatrice per limitare i poteri della commissione su diversi aspetti”. Lo dichiarano il capogruppo in commissione Affari costituzionali Gennaro Migliore e il deputato dem Emanuele Fiano della presidenza del Gruppo.
“Il primo punto – spiegano - è quello che riguarda il monitoraggio delle scarcerazioni per i detenuti sottoposti a regime carcerario previsto dagli articoli 4 bis e 41 bis che ora si limita alla sola avvenuta esecuzione della pena ed esclude “altre cause”, come potrebbero essere quelle di salute relative a casi eclatanti: quella negata a Salvatore Riina o concessa a Marcello Dell’Utri. Il secondo elimina ben tre attività che avrebbe potuto svolgere la commissione: la richiesta di relazione al governo o all’Anac per valutare gli effetti delle leggi in discussione presso le Camere in materia di contrasto alla mafia o rispetto agli appalti delle opere pubbliche potenzialmente condizionate dall’attività mafiosa; il passo indietro sulla soppressione della previsione che la commissione Antimafia possa chiedere al governo informazioni sulle infiltrazioni delle organizzazioni mafiose negli enti locali ed eventuali valutazioni sull’attività straordinaria delle amministrazioni sciolte; la soppressione del comma che permette alla commissione di chiedere al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo di accedere ai registri e alle banche dati limitatamente ai dati non coperti dal segreto investigativo per finalità connesse ai compiti della commissione stessa”.
“Cosa c’è dietro questo palese passo indietro – concludono gli esponenti democratici - che contraddice la relazione finale della scorsa commissione Antimafia votata anche dal partito che oggi esprime tanto l’on. Nesci che il ministro della Giustizia? Perché i paladini della trasparenza adottano nel metodo e nel merito scelta che vanno in direzione opposta? Il Pd, che ha tutto l’interesse a una celere approvazione di uno strumento fondamentale per la comprensione del fenomeno mafioso nel nostro Paese, non può che dissociarsi da queste manovre ed è per questo motivo che ripresenteremo in Aula con appositi emendamenti le parti auto soppresse dalla rappresentante del M5S”.