“Per quanto tempo ancora l’Europa assisterà passivamente al conflitto in atto in Congo con l’occupazione di interi territori da parte del gruppo paramilitare M23? Eppure i dati sono allarmanti. Si registrano già 7000 morti, gran parte dei quali seppelliti senza essere identificati. Intere comunità sottoposte al controllo, economico e sociale, delle truppe occupanti, sostenute dal vicino Ruanda, a fronte di feroci combattimenti. Una guerra che nasce dall’obiettivo di sfruttare le miniere congolesi ricche soprattutto di coltan , un minerale necessario per produrre i microchip degli smartphone e di altri dispositivi digitali. Risorse minerarie vendute al Ruanda per la successiva trasformazione. Le Nazioni Unite hanno paragonato il controllo dell’M23 sulla città a quello di un apparato statale e vi è il fondato rischio che possa scatenarsi, tra l’altro, come denuncia la Croce Rossa, con ‘conseguenze inimmaginabili’, una grave epidemia di Ebola e di altri agenti patogeni attualmente conservati in alcuni laboratori dove si stanno svolgendo i combattimenti”.
Così il deputato democratico e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“A metà febbraio - aggiunge - è stata approvata una risoluzione del Parlamento europeo che esorta le istituzioni europee a sospendere il sostegno finanziario diretto al Rwanda, fino a quando il Paese non romperà i legami con i ribelli del gruppo M23 e non garantirà l'accesso umanitario alle aree della Repubblica democratica Congo da questo occupate.
Al momento non è stato dato seguito alla risoluzione. Per questo, insieme ai colleghi del Pd, Amendola, Ferrari, Scotto, Ghio, Manzi, Lai, Fornaro, Gianassi, Roggiani, Ricciardi, Simiani, abbiamo presentato una interrogazione al ministro degli Affari Esteri per chiedere che l’Italia chieda formalmente all’Ue di sospendere il sostegno finanziario al Rwanda e per sostenere la necessità che il nostro Paese adotti misure adeguate per garantire la collaborazione con la Repubblica democratica del Congo nel contesto di una strategia di investimento che consentano, al Congo e al suo popolo, di affrontare le sfide in atto e promuovere la pace, le infrastrutture, l'istruzione e l'autodeterminazione”.