Offrire serenità ai medici, agli infermieri e a tutti gli operatori sanitari impegnati in Veneto nella lotta alla pandemia. Dare certezze ai cittadini che non capiscono cosa sia veramente successo nella nostra regione durante la seconda ondata di Covid-19. Con questi obiettivi i deputati veneti del Pd hanno depositato oggi un’interrogazione al ministro della Salute chiedendo ‘’quali misure urgenti di sua competenza […] intenda adottare per fare piena chiarezza sugli avvenimenti che si sono verificati durante la seconda ondata epidemica e sulla gestione della sanità veneta e, in particolare se non ritiene necessario avviare un’indagine ispettiva al fine di verificare che vi sia stato il rispetto del diritto alla salute così come sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione’’.
La richiesta prende spunto dall’inchiesta giornalistica della trasmissione televisiva ‘Report’ andata in onda lunedì 26 aprile su Raitre che ha messo in fila una serie di aspetti critici sulla gestione dell’emergenza Covid in Veneto, dove tra novembre e gennaio si è registrato il più alto tasso di mortalità in Italia.
Secondo il professor Andrea Crisanti, spiegano i deputati nell’interrogazione, «durante la seconda ondata il Veneto avrebbe fatto affidamento su tamponi rapidi, invece di quelli molecolari. In base a un suo studio diagnostico su 10 tamponi rapidi (di prima e seconda generazione, oggi superati) almeno 3 non sarebbero stati affidabili. Lo studio di fatto sconfesserebbe la strategia seguita dalla Regione Veneto nel tracciamento dei casi positivi favorendo così possibili nuovi focolai e un incremento esponenziale dei ricoveri in terapia intensiva e conseguentemente dei decessi».
Resta da verificare la posizione del direttore generale della sanità veneta, Luciano Flor, che ha negato l’esistenza di tale studio anche se poi, a intervista conclusa, ha affermato “Detto inter nos, noi rischiavamo la denuncia da parte della ditta che produce i tamponi. Meglio dire che questo studio non esiste”. Inoltre, una dipendente della Regione Veneto anche lei intervistata dai giornalisti di Report, ha affermato che a novembre 2020 immettendo nel sistema informatico i nominativi degli assistiti con tampone molecolare positivo, accanto all’esito del tampone compariva automaticamente la voce “asintomatico” senza che quella persona fosse stata sentita prima.
Il numero dei positivi asintomatici, sottolineano i deputati, «è uno dei valori presi in considerazione nel calcolo del rischio da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e quindi della collocazione della regione in uno dei quattro colori previsti».
I firmatari dell’interrogazione, Roger De Menech, Alessia Rotta, Diego Zardini, Nicola Pellicani, Alessandro Zan e Gianni Dal Moro, ritengono necessario un approfondimento da parte del ministero della Salute su quanto avvenuto in Veneto tra l’autunno e l’inverno, «proprio per rasserenare chi lavora nel comparto sanità e tranquillizzare un’opinione pubblica sempre più allarmata e diffidente verso chi ha la responsabilità della gestione delle politiche sanitarie regionali».