“Abbiamo chiesto alla ministra Lamorgese se il governo abbia adottato tutte le misure necessarie per evitare che le nostre forze di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza siano esposte all’ingerenza di soggetti non sicuri, alla luce del bando di gara per la gestione e l'implementazione della rete 4G e 5G sul territorio di undici province italiane (Bari, Belluno, Bologna, Cagliari, Catania, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino), e se non ritenga opportuno stabilire requisiti più stringenti, atti a garantire che chiunque si aggiudichi il bando possa offrire le necessarie garanzie in termini di sicurezza ed affidabilità. Il bando, per un valore complessivo di circa miliardo di euro, prevede anche la fornitura dell'equipaggiamento hardware, ossia di tablet, smartphone, accessori per Encoder Video HD, e di SIM abilitate al traffico dati che consentano la fruizione dei servizi di comunicazione e di connettività, nonché la fornitura di servizi di videosorveglianza in mobilità e servizi di accesso alle banche dati. È evidente che chi si aggiudicherà la gara avrà dunque la responsabilità della sicurezza delle telecomunicazioni delle forze dell'ordine e del transito di dati sensibili”. Lo dichiara Alberto Pagani, capogruppo PD in commissione Difesa, intervenendo in Aula per il question time.
Nella replica Enrico Borghi, responsabile delle Politiche della sicurezza della direzione nazionale del Pd e membro del Copasir, dopo aver ringraziato la ministra per l’attenzione sul tema della sicurezza, ha evidenziato che “lo stesso Presidente Draghi ha dichiarato che il livello di interferenza della Russia nei confronti dell’Italia è allarmante. Nei giorni scorsi gli Stati Uniti – ha proseguito l'esponente dem - hanno adottato una norma che impedisce al governo federale di affidare ad alcuni fornitori cinesi la componentistica di questa natura, appunto per problemi di sicurezza. In Italia, oltra alla questione appena sollevata, abbiamo tra le altre la questione dei termo-scanner acquistati da Palazzo Chigi, il tema delle telecamere con riconoscimento facciale nella Tv di Stato. Abbiamo a che fare, quindi, con una realtà fatta di intelligenza artificiale, di riconoscimento facciale, che impongono un intervento normativo. Ovviamente viviamo in un’era di interconnessioni globali, e di tecnologie emergenti, e non possiamo certo immaginare un percorso autarchico. Abbiamo quindi bisogno di soluzioni basate su interessi e valori condivisi, prima di tutto con i nostri alleati ma anche con il Giappone, con la Corea del Sud, con l'India, Israele. In conclusione, dobbiamo evitare di finire digitalmente imbrigliati. Per questo dobbiamo accelerare per la creazione dell’Agenzia sulla cyber sicurezza, perché la sicurezza dello spazio cibernetico nazionale è una priorità assoluta”.