• 26/07/2019

“Queste due scelte estreme, il suicidio di un padre, caregiver da sempre, che scopre di essere affetto dal morbo di Parkinson e l’abbondono del figlio autistico da parte dei genitori, disconosciuto in Tribunale e affidato ai servizi sociali, sono due facce della stessa medaglia. Ancorché gesti difficilmente accettabili, sono il frutto della solitudine e della carenza e disomogeneità dei servizi di supporto, di sollievo per le famiglie e dell’incombente macigno di non sentirsi in grado di far fronte alle esigenze di cura con l’avanzare dell’età. Le famiglie, oltre alle risorse economiche, chiedono di poter avere presìdi adeguati in tutte le fasi della vita delle persone con disabilità. Abbiamo il dovere di portare a conclusione la legge sul riconoscimento del caregiver che giace al Senato e di rendere effettivi, con maggiori risorse umane e finanziarie, i servizi diurni, i luoghi di presa in carico multi professionale e i progetti individuali, affinché a ogni persona con disabilità e famiglia venga riconosciuto il diritto all’inclusione sociale in tutte le sfere della vita. Servono risorse, certamente. Ma è necessario che il futuro, quel ‘Dopo di Noi’, delle persone con disabilità venga garantito, come dice la legge 112/16, durante l’esistenza in vita dei genitori e progettato prima che le persone con disabilità diventino adulte con la sola prospettiva di vita in un ‘istituto’. Progettualità sulle persone e pluralità di interventi, perché la sola monetizzazione, ancorché insufficiente, non basta”.

Così Elena Carnevali, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera.

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