“Il giorno dopo, sembra che il Dpcm non abbia padri. L’unico che ha avuto la schiena dritta per difenderlo, in un video in cui è consapevole di attirarsi l’ira di un settore ad alta copertura mediatica, è stato il ministro della cultura Dario Franceschini.
Sconfortano invece le rincorse ai distinguo addirittura di ministri, di forze politiche che sostengono il governo, di sottosegretari ciarlieri e narcisi, per tacere delle incredibili posizioni assunte da alcuni incaricati di pubbliche funzioni, e di pubblici ufficiali che hanno giurato sulla Costituzione, che si apprestano a sfilare nelle piazze contro un provvedimento adottato per salvaguardare la salute pubblica ed irresponsabilmente soffiare il fuoco della disobbedienza civile. Salvo poi, quando la curva dei contagi segnerà un’ulteriore impennata, apprestarsi a urlare ancora ma in direzione uguale e contraria”.
Così Enrico Borghi, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, in un post su Fb.
“Ovviamente - aggiunge il deputato dem - essendo queste ore dedicate al decreto per gli indennizzi, ogni corporazione sta, giustamente, facendo sentire la propria voce. Talvolta, se si sta nella logica dei social, sembra di stare nelle osterie di paese di un tempo, quelle nelle quali ‘chi urla di più, ha ragione!’. E’ ovvio che non può essere così. E c’è bisogno di un recupero rapido della consapevolezza della difficoltà, anzi della gravità del momento. Non ci si diverte a decretare la chiusura di imprese ed esercizi commerciali. E la scelta delle categorie non viene fatta per discriminare questa o quella attività. Il punto chiave è diminuire lo scambio sociale per evitare la diffusione del virus, e per questo serve oggi un ‘semi-lockdown’ per evitarne uno totale. Lo statalismo senza uno Stato che funzioni non va lontano. Dobbiamo rilanciare il principio di sussidiarietà a partire dal singolo, che deve riappropriarsi della cura di sè e della propria comunità e della cura della vita e della morte, senza che per forza di cose ci debbano essere Dpcm, Faq o circolari. Insomma, dobbiamo riscoprire il concetto del bene comune, che non è la somma degli interessi particolari, ma qualcosa di indistinto che appartiene a tutti e che come tale va salvaguardato, e la salute è il bene comune per eccellenza. Altrimenti - conclude Enrico Borghi - non va lontano”.