“Consentire l’accesso alle cure per le dipendenze da di sostanze stupefacenti su un piano di parità su tutto il territorio nazionale, colmando i ritardi regionali nell’applicazione della legge anti-droga nel 1990”. Lo chiede Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico, con un’interrogazione scritta ai ministri del Lavoro, delle Politiche sociali, della Famiglia e della Salute.
“La legge nazionale antidroga del 1990 – spiega - risulta avere alcune parti molto importanti non ancora applicate in alcune regioni, e in particolare nel Lazio. Si tratta, per esempio, delle attività di prevenzione e di intervento contro l’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope esercitate secondo condizioni di parità dei servizi pubblici per l’assistenza ai tossicodipendenti e delle strutture private autorizzate; della parità di accesso ai servizi e alle prestazioni erogate dai servizi pubblici e dalle strutture private accreditate; del principio di libertà di scelta di ogni singolo utente relativamente a prevenzione, cura e riabilitazione delle tossicodipendenze; della scelta per il programma terapeutico, che può cadere su qualsiasi struttura situata sul territorio nazionale che si dichiari in grado di prendere in carico il tossicodipendente. Risulta che la Regione Lazio non ha ancora provveduto ad autorizzare i servizi privati costringendo di fatto a rivolgersi solo ai servizi pubblici di competenza territoriale. I Sert di zona nel Lazio purtroppo continuano a non essere in grado di prendere in carico la totalità dei tossicodipendenti il che comporta l’abbandono delle cure per molti soggetti”.
“Questo limita anche la possibilità che esperienze importanti maturate sul campo possano essere di aiuto nel recupero di persone afflitte da tale dipendenza”, conclude.