“Di fronte alla diffusione di un senso di precarietà e apprensione nella società, reso più pervasivo da toni parossistici alimentati da certa politica e alcuni media, serve una politica che dia sicurezza, che dia protezione, che dia certezze. Non abbiamo bisogno di chi urla, di chi genera incertezza, di chi destabilizza.”
Lo ha dichiarato, intervenendo ad un incontro pubblico organizzato a Civitanova Marche dal Pd, il responsabile delle politiche della sicurezza e membro della segreteria on. Enrico Borghi.
“Non possiamo essere indifferenti né snob davanti alla preoccupazione dei cittadini. La questione chiave è come rispondere: a destra propongono la logica securitaria e gli assessori-sceriffo che sparano per strada, i 5 stelle annegano il tema dentro un sociologismo da salotto che non risolve nulla. Noi dobbiamo mettere in campo il vero modello efficiente ed efficace, quello della sicurezza condivisa”.
A tale proposito, Borghi cita l’esempio di Rogoredo: “la sicurezza condivisa si costruisce se vi è condivisione, informazione, partecipazione di tutti i segmenti dello Stato e della società in una logica coordinata. Prendiamo ad esempio cosa è accaduto a Rogoredo: era la più grande piazza di spaccio di tutto il Nord Italia. Poi è accaduto un grande gioco di squadra: la Rai ha finalmente fatto servizio pubblico, con una giornalista come Micaela Palmieri che ha squarciato il velo dell’ipocrisia; è partita un enorme lavoro in task force tra prefettura, terzo settore, Ats, Ferrovie, con il Comune di Milano guidato da Beppe Sala a tenere il tempo. Risultato: dove c’erano dozzine di tossicodipendenti disperati che si iniettavano le dosi oggi c’è un parco cittadino dove si fa footing, si organizzano concerti, si vive la socialità. Questo è il modello di sicurezza condivisa: ognuno fa la propria parte dentro una comunità, facendo scattare il meccanismo della partecipazione dei cittadini al controllo delle città, dei luoghi reali e virtuali. Si può fare, e risolve i problemi, perché non è aumentando le armi in circolazione che si è più sicuri, anzi è vero l’opposto”.