• 27/06/2019

Nella scorsa legislatura i governi Pd avevano creato sostanziosi incentivi economici per i Comuni che liberamente (e dopo referendum) scelgono di fondersi. Perché crediamo - oltre che nella libera scelta di quelle comunità - in un sistema istituzionale più semplice e più in grado di offrire servizi a basso costo, in un mondo diventato molto più grande.

Ha funzionato: due anni fa, per la prima volta dal 1961, i Comuni italiani sono scesi sotto quota 8000.

È successo però che, con l’aumentare delle fusioni, il budget stanziato (circa 40 milioni di euro) non basta più a garantire ad ogni comune il contributo economico che gli era stato promesso, e sulla base del quale i cittadini si sono espressi nei referendum.

Fin dalla scorsa legge di bilancio il Partito Democratico ha proposto al governo di rimediare, e di incrementare il budget di 35 milioni, che è quello che servirebbe per garantire a tutti il contributo a cui hanno diritto (e che rappresenta lo 0,004% del bilancio del settore pubblico italiano).

Il governo ha sempre detto no.

Stamattina sono stati pubblicati i dati relativi al 2019: come avevamo previsto, i Comuni fusi ricevono un pesantissimo taglio (in molti casi meno della metà delle risorse a cui avevano diritto).

Il Partito Democratico inizia una mobilitazione su questo punto. Perché, indipendentemente da come la pensiamo sulle fusioni, è una terribile ingiustizia privare i Comuni che hanno fatto quel coraggioso percorso delle risorse a cui avevano diritto. Tanto più se per rimediare bastano così poche risorse.

Pe questo stiamo organizzando un sit-in dei sindaci coinvolti davanti Montecitorio, e un’occasione pubblica di confronto qui alla Camera col governo per cercare di convincerli dell’ingiustizia in atto.

Lo scrive in una nota il Gruppo del Partito democratico della Camera.

Nella scorsa legislatura i governi Pd avevano creato sostanziosi incentivi economici per i Comuni che liberamente (e dopo referendum) scelgono di fondersi. Perché crediamo - oltre che nella libera scelta di quelle comunità - in un sistema istituzionale più semplice e più in grado di offrire servizi a basso costo, in un mondo diventato molto più grande.

Ha funzionato: due anni fa, per la prima volta dal 1961, i Comuni italiani sono scesi sotto quota 8000.

È successo però che, con l’aumentare delle fusioni, il budget stanziato (circa 40 milioni di euro) non basta più a garantire ad ogni comune il contributo economico che gli era stato promesso, e sulla base del quale i cittadini si sono espressi nei referendum.

Fin dalla scorsa legge di bilancio il Partito Democratico ha proposto al governo di rimediare, e di incrementare il budget di 35 milioni, che è quello che servirebbe per garantire a tutti il contributo a cui hanno diritto (e che rappresenta lo 0,004% del bilancio del settore pubblico italiano).

Il governo ha sempre detto no.

Stamattina sono stati pubblicati i dati relativi al 2019: come avevamo previsto, i Comuni fusi ricevono un pesantissimo taglio (in molti casi meno della metà delle risorse a cui avevano diritto).

Il Partito Democratico inizia una mobilitazione su questo punto. Perché, indipendentemente da come la pensiamo sulle fusioni, è una terribile ingiustizia privare i Comuni che hanno fatto quel coraggioso percorso delle risorse a cui avevano diritto. Tanto più se per rimediare bastano così poche risorse.

Pe questo stiamo organizzando un sit-in dei sindaci coinvolti davanti Montecitorio, e un’occasione pubblica di confronto qui alla Camera col governo per cercare di convincerli dell’ingiustizia in atto.

Lo scrive in una nota il Gruppo del Partito democratico della Camera.