• 06/05/2020

"Grazie ministro Provenzano per le sue parole e per il suo impegno a favore del Mezzogiorno e del suo ‘riscatto’. Un Mezzogiorno che ancora oggi è pietra di inciampo per molti, questione e al contempo risorsa nazionale. Per questo è interesse comune che sia messo in grado di realizzare le sue potenzialità, crescere, svilupparsi, produrre ricchezza e valorizzare la sua posizione geo economica e, direi, anche geopolitica al centro del Mediterraneo. Un luogo in cui ciascuno abbia l’opportunità di realizzare al meglio le proprie capacità e il proprio progetto di vita. Occorre sfatare intanto una bugia, quella di un Sud predatore di risorse produttive. Secondo i dati dei conti pubblici territoriali, infatti, negli ultimi dieci anni la quota di risorse ordinarie in conto capitale destinate al Mezzogiorno è stata in media intorno al 26%, cioè ben otto punti in meno rispetto alla percentuale di popolazione residente in quei territori. Il che si è tradotto in un oggettivo trasferimento dalle regioni meridionali a quelle del Centro-Nord di circa 4 miliardi all’anno di risorse ordinarie in conto capitale per una perdita complessiva di oltre 40 miliardi nel decennio”.

Così il deputato del Pd, Antonio Viscomi, intervenendo oggi in Aula in occasione dell’informativa del ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano.

“È difficile negare - aggiunge il parlamentare dem - che l’arretramento infrastrutturale del Mezzogiorno, che spiega anche il mancato recupero del divario di crescita con le restanti aree del Paese, sia effetto inevitabile del taglio delle risorse per la spesa in conto capitale. E’ in questo contesto che trova ragione e senso la clausola che riserva al Sud la quota del 34% degli investimenti ordinari delle amministrazioni centrali. Norma, sia chiaro, che presenta alcuni lati deboli, già segnalati a suo tempo dall’Upb: il limitato perimetro di interesse, mancando ancora gran parte delle grandi imprese pubbliche nazionali; l’assenza di un sistema sanzionatorio; l’esigenza comunque di continuare a investire sul rafforzamento amministrativo. Occorre anzi estendere la clausola del 34% alla spesa pubblica complessiva e non solo a quella delle amministrazioni centrali dello Stato, comprendendo quindi tutte le società partecipate pubbliche che erogano beni e servizi pubblici primari o essenziali, e non soltanto Anas e Rfi. Per debellare una condizione di sottosviluppo ultradecennale - conclude Antonio Viscomi - occorre una strategia complessiva e coerente volta ad ampliare la base produttiva e a rendere competitivo il contesto economico locale. La spinta deve essere forte, duratura e basata su un’ampia gamma di strumenti”.

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