“L’emergenza epidemica sta mettendo a dura prova la disciplina del lavoro a termine, e crediamo sia necessario un intervento organico che preveda una distinzione tra le esigenze della fase dell'emergenza e quelle della ripresa produttiva, sia per quanto riguarda gli obiettivi che gli strumenti.
Nella fase dell'emergenza, è stato utile aver assicurato la proroga della scadenza dei contratti a termine e di apprendistato in misura pari al periodo di sospensione dell'attività produttiva imposta dall’autorità per il lockdown, sia nell’interesse dei lavoratori che delle imprese. E’ evidente, infatti, che alla ripresa delle attività è interesse di entrambe le parti, soprattutto all'interno di piccole imprese e del non facile mondo dell'artigianato, riprendere un rapporto di lavoro a termine già in atto, fermo restando - ovviamente - che nessuna deroga è stata introdotta alle regole generali sul recesso prima della scadenza.
Per la fase della ripresa produttiva, invece, occorre riportare al più presto nell’alveo del sistema di relazioni sindacali l'individuazione delle causali per la stipulazione del contratto a termine. Ed è su questo specifico profilo che occorre un urgente sforzo di innovazione in grado di coniugare l'interesse dei lavoratori e quello delle imprese. Sul piano economico, infatti, gli effetti dell’emergenza epidemiologica si traducono anzitutto in una diffusa incertezza produttiva ed organizzativa: a questa incertezza, e non ad altro, può corrispondere un’esigenza di flessibilità e di governo della flessibilità che trova nelle parti sociali i regolatori principali. Si tratta dunque di governare questa fase di incertezza produttiva, sulla base di un costante dialogo tra i diretti interessati”.
Lo dichiarano in una nota, i deputati del Partito democratico Debora Serracchiani e Antonio Viscomi, capogruppo e componente della commissione Lavoro della Camera.