"Il ministro Bonafede annuncia in una intervista che entro giugno del 2019 intende cambiare il processo penale. In che modo? Non si sa. Non esiste alcuna commissione di studio, non esiste alcun tavolo di lavoro, non esiste alcuna linea guida, non esiste alcuna interlocuzione attivata. Non esiste nulla di nulla. Eppure in sei mesi il ministro si propone di riformare il processo penale, cioè l'istituto più delicato e complesso posto a garanzia delle libertà dell'individuo contro il potere dello stato. Evidentemente Bonafede intende replicare quanto avvenuto con la prescrizione, procedere attraverso colpi di mano, forzature, senza alcuna cura delle opinioni di avvocati, magistrati, accademici. Ma qui il rischio di una deriva giustizialista, verso uno Stato che antepone la propria pretesa punitiva a qualunque diritto di libertà, verso una giustizia sommaria, assume contorni ancora più inquietanti e inaccettabili di quelli già sperimentati sulla prescrizione. Per fortuna anche in questo caso il sistema giuridico e istituzionale italiano ha gli anticorpi per debellare gli attacchi. A partire dalle aule parlamentari, dove il Partito democratico si metterà di traverso a qualunque accelerazione o forzatura. Lo sappia il ministro".
Lo afferma Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera.