“In poco più di un anno il Parlamento ha approvato le Riforme del Processo Penale e Civile e ora vede in dirittura d’arrivo questa dell’Ordinamento Giudiziario e del Csm. Tutte e tre sono il frutto di un faticoso lavoro e di sintesi difficile tra posizioni diverse, anche opposte. Non sono una rivoluzione copernicana, ma guardano al futuro del Paese. Superando il tempo in cui la Giustizia è stata usata come terreno di scontro. Si sono fronteggiate una concezione della Giustizia populista e poco attenta alla presunzione di innocenza e, dall’altro, un garantismo praticato a corrente alternata, con rischi per l’indipendenza dalla Magistratura. Ora proviamo a rendere più civile e moderna, più europea, la Giustizia italiana, anche con il recepimento della Direttiva Ue sulla presunzione di innocenza, che cerca di frenare le ‘gogne mediatiche’, senza però negare il diritto a una libera e corretta informazione. La scommessa è quella di un sistema giudiziario più rispettoso dei principi costituzionali e di aiutare la Magistratura a rinnovarsi ritrovando credibilità e autorevolezza. Anche per questo, pur se c’è stato e c’è in giro chi avrebbe voglia di assestare colpi all’indipendenza della Magistratura, non condividiamo il dissenso così radicale dell’Anm”.
Così il deputato dem Walter Verini (Pd), intervenendo in Aula nella discussione generale sulla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm.
“Rischi - ha aggiunto - avrebbero potuto esserci se la riforma avesse previsto sorteggio dei candidati, o responsabilità civile diretta dei giudici, o azzeramento del passaggio di funzioni. Ma non è così. Ci sono invece importanti innovazioni: come le norme che premieranno, nelle carriere, il merito senza automatismi; la possibilità data all’Avvocatura di esprimere la sua valutazione dentro i Consigli Giudiziari. Nessuna volontà punitiva, dunque, ma contributo a svolgere un ruolo fondamentale con onore e disciplina, capacità e dedizione, trasparenza e senso dello Stato. Si sono trovate soluzioni equilibrate senza demonizzazioni per distinguere i magistrati che si candidano nei diversi livelli istituzionali, da coloro che assumono ruoli politico-istituzionale, ponendo limiti alle cosiddette ‘porte girevoli’. C’è la novità delle norme per la parità di genere - che abbiamo fortemente sostenuto - e il nuovo sistema elettorale, da utilizzare già all’elezione del prossimo Csm, che riprende il sorteggio dei collegi e sperimenta un sistema misto, per combattere non le correnti, ma correntismo e carrierismo. L'auspicio - ha concluso - è che il Parlamento faccia presto e bene rispettando anche le scadenze del Pnrr. E che la Magistratura italiana mostri più coraggio e apertura verso quella urgente autorigenerazione più volte auspicata dallo stesso Presidente della Repubblica”.