"Il Parlamento Italiano non può rinviare oltre l’approvazione di una norma che tuteli il rapporto tra detenute madri e figli minori. La legge sulle detenute madri n. 62 del 2011, pur nella correttezza degli obiettivi che si era prefissata di raggiungere, ha dimostrato nel corso degli anni tutti i suoi limiti, sia sotto il profilo giuridico che sotto quello economico. “Mai più bambini in carcere” si era detto, ma purtroppo si continua ancora a ripetere, perché è una piaga che tutt’ora attanaglia il sistema carcerario italiano. La proposta di legge sulle madri detenute tutela i diritti dei figli minori di madri detenute fissati dall’art. 31 della Costituzione. Senza modificare l’impianto essenziale della riforma del 2011, non possiamo e non vogliamo più permettere che un solo bambino possa finire in carcere. Obiettivo primario è quello di favorire le case famiglia, in cui la detenuta madre sconti la pena. I numeri dimostrano che nel nostro Paese siamo indietrissimo: in Italia infatti esistono solo due case famiglia, una a Roma e una a Milano, una mancanza incredibile. La casa famiglia deve sostituirsi al carcere e agli ICAM (istituti a custodia attenuata per detenute madri) previsti dalla riforma del 2011, che tuttavia vengono ancora previsti per i casi più gravi. È infatti dimostrato che gli ICAM sono comunque lesivi per i minori, in quanto connotati da una forma tipicamente detentiva, che non è in grado di garantire il rapporto madre-figlio. E' veramente importante che il Parlamento italiano intervenga subito a sanare questa grave anomalia del sistema carcerario italiano". Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, Alessandro Zan, intervenendo a proposito della proposta di legge che tutela il rapporto fra madri detenute e figli minori.