“Occorre contrastare quel vincolo che va via via crescendo fra appartenenza dei bambini a fasce sociali in difficoltà socioeconomiche e culturali e bassi rendimenti scolastici. Per questo dobbiamo lavorare affinché l’intervento tempestivo sulle situazioni di fragilità delle famiglie con figli non si esaurisca con l’erogazione dell’assegno, ma passi ad una fase proattiva che magari attraverso una cabina di regia o un mediatore continui a seguire i bambini e le bambine con interventi mirati, bambinocentrici, coordinati, multisettoriali che vadano dall’educazione al sanitario, dall’aspetto psicologico a quello ludico, da quello relazionale a quello delle opportunità future, come, con il collega del Pd Paolo Siani sosteniamo da tempo. Inoltre sottolineo che gli investimenti precoci sull'infanzia, in determinati contesti territoriali segnati dal degrado e dalla pervasività dei fenomeni criminali, non solo incidono ai fini della riduzione delle disuguaglianze, ma rappresentano uno straordinario strumento di prevenzione rispetto alla criminalità organizzata. Ricordo che in Italia sono circa 700 mila i minori che vivono in uno dei 178 comuni sciolti almeno una volta per mafia negli ultimi 20 anni. Offrire un'opportunità a questi bambini può rappresentare una svolta non solo per loro, ma per il nostro Paese. Fondamentale, quindi, investire in servizi, perché ogni bambina e ogni bambino ha diritto a servizi socio-educativi di qualità: a Bolzano come a Trapani.
Questo è il punto cruciale che va affrontato subito, perché è importante ma non sufficiente il solo contributo economico. Senza servizi, il contributo economico rischia di diventare meno efficace proprio lì dove è più necessario, dove cioè è concentrata la povertà minorile, materiale ed educativa”.
Così in una nota il deputato del Partito Democratico Paolo Lattanzio, coordinatore dell’Intergruppo Parlamentare Infanzia e Adolescenza.