Una vicenda surreale e inquietante scuote il rispetto delle norme internazionali e dei diritti umani: il generale libico Najeem Osema Almasri Habish, accusato di torture, violenze sessuali e traffico di esseri umani, viene arrestato a Torino e, nel giro di 24 ore, rimesso in libertà. Non solo: Almasri, su cui grava un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, viene immediatamente rimpatriato, sottraendolo a ogni possibilità di giustizia. Siamo davanti all’ennesima dimostrazione di un governo forte con i deboli e servile con i forti. Almasri non è un criminale qualsiasi, ma un perno del sistema di gestione dei flussi migratori della Libia, un sistema che il governo italiano sostiene con i nostri soldi e che produce sistematiche violazioni dei diritti umani. La liberazione di questo criminale serve a tenere in piedi la macchina di propaganda del governo: raccontano di aver rallentato i flussi, mentre si girano dall’altra parte davanti a chi quei flussi li alimenta.
Quando si tratta di difendere i diritti umani e rispettare la giustizia internazionale, il governo si dimostra pericolosamente negligente. Meloni e il suo esecutivo preferiscono chiudere entrambi gli occhi sulle violazioni dei diritti umani pur di sostenere una politica fallimentare e disumana. Chi ha deciso di rimandare in libertà Almasri? Come è possibile che un criminale ricercato dalla Corte Penale Internazionale sia stato rilasciato con tanta facilità? Questo governo deve assumersi la responsabilità politica di coprire un pericoloso trafficante. Giorgia Meloni deve riferire immediatamente in Parlamento. L’Italia non può essere complice di chi calpesta i diritti umani e ostacola la giustizia internazionale. Questa battaglia riguarda la dignità del nostro Paese e il rispetto dei Trattati a cui aderiamo.