"Per quanto riguarda la ricerca la manovra appare del tutto inadeguata: Mancano gli investimenti promessi, si sprecano le già scarse risorse e non c'è un progetto politico". Lo dichiara la deputata del Partito Democratico Rosa Maria Di Giorgi nel corso della conferenza stampa organizzata oggi a Montecitorio per denunciare, insieme agli altri membri Pd della commissione Cultura, come la "legge di bilancio sia impietosa per scuola, cultura, ricerca ed editoria".
"Negli emendamenti da noi presentati avevamo formulato proposte sostenibili tra cui, ad esempio, la cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio, per coordinare i programmi di ricerca di tutti i Ministeri, Università e Ricerca, Salute, Ambiente, Sviluppo economico, Difesa, Trasporti ecc. e un aumento di 300 milioni del Fondo ordinario enti vigilati dal MIUR per un consolidamento strutturale dei 12 Enti nazionali - tra cui CNR, ASI, INFN, INGV, INAF - vigilati dallo stesso MIUR che avrebbe compreso anche una loro razionalizzazione.
Nessuna nostra proposta è stata accolta, mentre negli emendamenti approvati figura l’istituzione della Scuola Normale Superiore Meridionale, che costa 8 milioni di euro per il 2019, 21 per il 2020, poco meno di 20 per il 2021, 17.8 per il 2022, 14.6 per il 2023, 9.3 per il 2024 e 3.5 per il 2021, e la costituzione del nuovo Istituto di ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo sviluppo sostenibile, con sede a Taranto, dal costo di 9 milioni di euro in tre anni e con competenze perfettamente sovrapponibili sia all’ENEA che al CNR. Cifre incomprensibili se si pensa che per tutte le Università italiane l’aumento del fondo ordinario sarà di soli 40 milioni di euro - su un fondo di 7 miliardi - e per gli enti vigilati dal MIUR l’aumento previsto sarà di soli 10 milioni per il 2019 - su un fondo di circa 1 miliardo e 700 milioni di euro.
La manovra è quindi totalmente deludente e le poche risorse sono spese male. Restano sul tavolo tutti i problemi della ricerca in Italia che avrebbero trovato una giusta collocazione nella Legge di Bilancio, da quelli strategici, come il mancato coordinamento delle politiche di ricerca con una legislazione degli anni ’90, a quelli più specifici per i ricercatori, come il mancato adeguamento dei limiti sul trattamento accessorio rispetto agli interventi di stabilizzazione, le difficoltà nella contrattazione collettiva di avere un comparto unico che unisce alla scuola università e ricerca”.