• 10/10/2018

“Ecco in sintesi estrema dieci ragioni per cui la proposta del Reddito di cittadinanza non ci convince”. Lo scrive in un suo intervento su Democratica Stefano Lepri, deputato dl Partito democratico.

“1) Volete innestare Il Reddito di cittadinanza – continua - sui centri per l’impiego. Però questi non ci sono, se non in qualche provincia del nord. Come fate a farli partire in pochi mesi? 2) La povertà è multidimensionale: sociale, sanitaria, educativa, lavorativa, relazionale. Servono i servizi sociali dei Comuni. La presa in carico devono farla loro. Non i centri per l’impiego. 3) Volete dare 780 euro al mese. Ma a persona o a famiglia? 4) Volete dare 780 euro al mese, ma solo ai nullatenenti. Se invece uno guadagna 300 euro avrebbe la differenza, cioè 480 euro. Domanda: ogni mese il beneficiario dovrà quindi dire quanto ha guadagnato da vari lavoretti, magari in nero? E ogni mese il funzionario del centro per l’impiego (che per ora non c’è) dovrà fare le sottrazioni per calcolare il dovuto? 5) Avete detto che se il beneficiario rifiuterà tre offerte di lavoro perderà il sussidio. Chiedo: ma in contesti dove la disoccupazione è al 50% voi pensate che bastino i centri per l’impiego per proporre lavoro entro un raggio di pochi chilometri? Semplicemente, avremmo persone che riceverebbero per decenni il sussidio. 6) Se abbattete fortemente il Reddito di cittadinanza a chi ha casa di proprietà, penalizzerete chi si è spaccato la schiena per comprarla e oggi è disoccupato di lungo periodo e in povertà. 7) Non starà sulla poltrona, statene certo, ha assicurato Di Maio. Farà lavori utili organizzati dai Comuni. Potrebbe anche andar bene, discutiamone. A patto che siano ben organizzati e non si faccia come con gli LSU. 8) Di Maio ha detto che ne beneficeranno solo gli stranieri regolarmente residenti in Italia da almeno dieci anni. Ma quegli stranieri hanno quasi sempre la cittadinanza italiana e di norma sono ben integrati. Si può capire la volontà di evitare gli approfittatori. Allora fissate un numero minimo di anni di soggiorno, ma non dieci!9) Il Reddito di cittadinanza vorrebbe rispondere a tutti i poveri ma anche a coloro che sono in condizione di grave disagio. Quella platea sarebbe troppo ampia: bisogna cominciare da tutti i poveri, specie da quelli non ancora raggiunti dal Reddito d’inclusione”.

“10) C’è una questione di metodo. La Casaleggio & associati e il fido Di Maio fanno scrivere i disegni di legge da qualche professore (quando va bene). Poi pensano di approvare il Reddito di cittadinanza entro la legge di Bilancio, riducendo al minimo la discussione in Commissione e in Parlamento. Invece serve una norma ordinamentale per fare riforme così importanti. Serve ascoltare chi su questi temi ci ha sempre lavorato o si è impegnato da volontario. Non potete scappare dal confronto”, conclude.