"La precarizzazione del lavoro va affrontata intervenendo sul tempo determinato ma anche sull'indennità di licenziamento individuale”. Lo dichiara Antonio Misiani, deputato Pd e membro della Commissione Bilancio.
"La proposta di riduzione da 36 a 24 mesi della durata dei contratti a termine – continua - è un primo passo, ma ne servono altri. Il primo è la riduzione del numero di proroghe da 5 a 3. Si possono poi prendere in considerazione anche altri strumenti. Penso innanzitutto al contributo aggiuntivo sui contratti diversi da quello a tempo indeterminato, oggi pari all'1,4 per cento, che potrebbe essere incrementato rendendo il lavoro precario meno attrattivo anche dal punto di vista economico. Come già prevede la normativa, il contributo aggiuntivo verrebbe restituito all'impresa in caso di stabilizzazione del lavoratore. Un ulteriore punto su cui si potrebbe intervenire è il tetto quantitativo dei lavoratori a termine sul complesso degli occupati: oggi è prevista una sanzione amministrativa per chi lo supera, ripristinare la conversione obbligatoria a tempo indeterminato renderebbe più stringente questo ‘paletto’. Una questione cruciale, su cui il governo dovrebbe riflettere ulteriormente, è infine l'entità dell'indennità di licenziamento individuale, sollevata dalla commissione lavoro della Camera. La maggiore convenienza del licenziamento rispetto all'attivazione degli ammortizzatori sociali è un rischio concreto. Rendere più ‘pesante’ l'indennità di licenziamento aiuterebbe a scongiurare questa eventualità e avrebbe senso anche in relazione al generoso incentivo per l'assunzione stabile dei giovani previsto nel disegno di legge di Bilancio”. “Tutte queste misure permetterebbero di migliorare senza alcun stravolgimento il quadro normativo definito dal Jobs Act, rafforzandone la capacità di restituire centralità al lavoro a tempo indeterminato", conclude.