Chiudiamo l’anno con una crescita superiore agli altri Paesi dell’Unione e la prospettiva di tornare ai livelli pre covid nei primi mesi del 2022. Ma non siamo ancora fuori dall’emergenza, la ripresa va consolidata e resa strutturale, portando il sistema produttivo a registrare tassi di crescita non più dello “zero virgola” come è stato negli anni passati, cogliendo l’opportunità degli investimenti legati al Pnrr. La manovra economica ha questo scopo. E’ espansiva, non mette le mani nelle tasche degli italiani, punta a saldare crescita e coesione sociale. Per questo è previsto un taglio delle tasse di 8 miliardi, risorse per la riforma degli ammortizzatori sociali, per la sanità, per la non autosufficienza, per il reddito di cittadinanza pari a 7 miliardi, incentivi per investimenti pubblici e privati e quattro miliardi per affrontare il “caro bollette”. Di grande rilievo anche le misure per gli enti locali, spina dorsale della presenza pubblica sul territorio e crocevia per i progetti e gli investimenti del Pnrr. E’ una manovra che, nei suoi contenuti, mostra la fondatezza dei giudizi positivi arrivati alla capacità di reazione del nostro Paese dalle agenzie di rating e da grandi centri di osservazione internazionale come l’Economist. Gli strumenti messi a disposizione dalla legge di bilancio saranno particolarmente importanti nei prossimi mesi quando da un lato l’inflazione e dall’altro le tensioni internazionali potranno mettere a rischio la marcia della ripresa. Lo stesso giudizio positivo non si può dare per le procedure di approvazione della manovra che, ancora una volta, hanno segnato uno svilimento del Parlamento già visto in altre occasioni. Restituire centralità alle Camere è un obiettivo non più rinviabile stabilendo regole chiare, quanto più rapidamente, tra governo e Parlamento.
Così Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera