“In queste ore il mondo intero invoca con angoscia che in Medio Oriente si spezzi la spirale di violenza che sta causando vittime innocenti tra le popolazioni israeliana e palestinese. E’ la priorità assoluta”. Lo scrive Piero Fassino, presidente della Commissione esteri della Camera, dalle pagine dei quotidiani del gruppo Sae, il Tirreno, la Gazzetta di Modena, La Gazzetta di Reggio e la Nuova Ferrara, nella rubrica che ‘Atlante’ oggi dedicata alla crisi medio orientale.
“È assai diffusa - continua - una rappresentazione che contrappone un popolo oppresso, i palestinesi, e un oppressore, lsraele. La realtà è assai più complessa. In quella terra non sono in conflitto un torto e una ragione, ma due diritti ugualmente legittimi: il diritto di Israele a esistere e il diritto del popolo palestinese ad avere una propria patria”.
“Dall’accordo di Oslo - ricorda - fondato sul principio ‘due popoli, due Stati’ gli eventi hanno logorato tutte le speranze di una convivenza pacifica. Un percorso - sottolinea - minato dai settori radicali ebraici e palestinesi che non hanno mai accettato la legittimità di due diritti. Lo stesso Netanyahu ha ostacolato in ogni modo, in particolare autorizzando continui illegittimi insediamenti ebraici sui Territori, che si giungesse alla creazione di uno Stato Palestinese. Specularmente - continua - nel campo palestinese il radicalismo estremista di Hamas e Jihad si è rifiutato di riconoscere l’esistenza stessa di Israele.
L’affermarsi nei due campi delle posizioni radicali ed estremiste ha così approfondito sempre di più reciproca sfiducia tra israeliani e palestinesi, mettendo in una condizione di minorità i partiti israeliani che vogliono la pace e Abu Mazen e la dirigenza palestinese moderata.
È questo il contesto in cui sono maturati i fatti di queste settimane, innescati anche dalla difficile fase post elettorale israeliana. Il punto ineludibile - rimarca - da cui ripartire non può che essere il riconoscimento inequivoco della esistenza di due legittimi diritti. Non può essere concesso nessun spazio o alibi a chi vorrebbe cancellare Israele, ne’ a chi in campo ebraico nega l’aspirazione palestinese ad una patria. E occorre che le leadership israeliana e palestinese compiano atti chiari e irreversibili in questa direzione. Azioni possibili solo con una forte azione persuasiva della comunità internazionale. Su questo deve concentrarsi l’impegno delle Nazioni Unite, di Russia e Stati Uniti, dell’Unione Europea e dei suoi Paesi, a partire dall’Italia, e delle nazioni della regione. Anche in questo conflitto - conclude - la soluzione può essere solo politica e frutto di un negoziato. E il negoziato richiede reciproco riconoscimento e fiducia”.