"Appare come una buona notizia la concessione della grazia ad Aung San Suu Kyi, dopo un anno di totale isolamento. Ma da quanto si apprende, si tratta di una grazia parziale, o meglio, di una lieve riduzione della pena, che riguarderebbe soltanto 5 delle 19 condanne inflitte alla leader democratica birmana a conclusione di processi farsa culminati con la pena a 33 anni di carcere dei quali solo 6 verrebbero adesso condonati, e ne resterebbero cosi' ancora 27 da scontare. Di fatto, una condanna a vita". Lo afferma Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico e presidente del Comitato Permanente della Camera sui Diritti umani nel mondo. "Aung San Suu Kyi, dopo che il suo partito aveva vinto le elezioni l'8 novembre del 2020, era stata arrestata a febbraio del 2021 a seguito di un colpo di Stato militare. La notizia della grazia parziale non deve in alcun modo comportare un allentamento della pressione della comunita' internazionale per isolare il regime di Rangoon, per sostenere le forze democratiche, per la liberazione completa di Aung San Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici, per il ritorno della democrazia in Myanmar", aggiunge.