“La sentenza della Corte d’Assise di Chieti sull’omicidio di Alina Cozac a Spoltore rischia di tradursi in una insostenibile contorsione della Giustizia e della norma: pare quantomeno difficile comprendere come si possa derubricare un delitto da volontario a preterintenzionale valutando solo per quanto tempo le mani dell’uomo hanno stretto la gola della donna. Sarebbe come dire che il compagno voleva ucciderla, ma non troppo. Mi ritengo un garante del diritto alla difesa e del giusto processo, ma credo anche che il diritto non possa essere stiracchiato o sbrindellato come un elastico in virtù di valutazioni emozionali". Così in una nota il deputato abruzzese del Pd Luciano D'Alfonso sulla sentenza dell'omicidio di Alina Cozac.
Ma, al di là delle motivazioni - continua il parlamentare dem - quello che oggi suscita perplessità è l’impatto che l’esito delle investigazioni e degli interrogatori in aula ha generato: da una prima lettura della vicenda se ne deduce che la sera dell’omicidio l’uomo avrebbe voluto ferire la compagna, ma siccome le sue mani hanno indugiato sul collo della donna pochi minuti o secondi, vuol dire che dopotutto non voleva proprio ucciderla, e se poi è morta è stato un tragico incidente. Una tale lettura, che significa veramente fare un gioco di prestigio con il diritto penale, manderebbe in archivio anni di lotte sul femminicidio che pure hanno partorito la norma che disciplina i reati del Codice Rosso. E non credo che fossero queste le intenzioni dei magistrati giudicanti. Sicuramente la sentenza non ha determinato la chiusura di una vicenda tragica, drammatica, che ha segnato il nostro Abruzzo, una vicenda che a nostra volta non possiamo derubricare come l’ennesimo episodio da relegare a una fredda statistica di fine anno". "Spetterà agli ulteriori gradi della Magistratura, che è scontato verranno interpellati, decidere se eventualmente aggiustare, o meno, il tiro di una lettura della norma che effettivamente rischia di diventare un caso-scuola, apripista di sentenze difficili da accettare e da capire”, conclude D'Alfonso.