“In questo primo anno di legislatura, il Governo ha adottato 46 decreti-legge, con una media di 3,88 al mese ben superiore rispetto le legislature precedenti (2,6 nella XVIII e 1,72 nella XVII); i decreti rappresentano circa la metà del totale delle leggi approvate (31 su 64), un valore che sale al 65% al netto delle leggi di ratifica di accordi internazionali. Tutti sono stati convertiti con un solo passaggio in ciascuna delle due Camere, confermando così la tendenza al ‘monocameralismo alternato’, e con un consistente ricorso alla questione di fiducia. Tutto ciò ha un impatto negativo sia sui lavori parlamentari, sia sulla qualità della legislazione. Riteniamo necessario affrontare urgentemente la questione dei decreti-legge, poiché rappresenta una vera e propria emergenza democratica e vi invitiamo ad assumere un’iniziativa al riguardo”.
Così i capigruppo parlamentari del Partito Democratico, Chiara Braga e Francesco Boccia, in una lettera ai presidenti di Camera e Senato.
“In primo luogo - sottolineano Braga e Boccia - si potrebbe operare per il pieno rispetto dell’articolo 24, comma 3, del Regolamento, prevedendo cioè che il tempo di conversione dei decreti-legge non superi la metà del tempo disponibile e che comunque un quinto del tempo debba essere riservato all’esame degli argomenti proposti dai gruppi di opposizione. In secondo luogo, è necessario introdurre un termine ultimo per la presentazione delle proposte emendative di relatore e governo, nonché per la formulazione dei pareri e delle proposte di riformulazione. In terzo luogo, va affrontata l’eccessiva divaricazione nei criteri di ammissibilità delle proposte emendative ai decreti-legge tra Camera e Senato. Dinnanzi al fatto che nell’attuale legislatura il Governo gode di un’ampia maggioranza parlamentare, è inaccettabile quanto dichiarato dal Ministro per i rapporti con il Parlamento lo scorso 3 ottobre e cioè che il Governo è costretto a porre la fiducia alla Camera perché il nostro Regolamento non consente di fissare per i decreti-legge la data di deliberazione finale dell’Assemblea. Ad essere messi in gioco - concludono - sono gli equilibri nei rapporti tra Parlamento e Governo e la stessa capacità di legiferare delle Camere”.