“Sono stato molto confortato dal fatto che nessuno dei presenti dell’incontro con gli scritti e i simpatizzanti del Pd a cui ho partecipato ieri sera a Verbania, sia intervenuto a sostegno delle ragioni della scissione promossa da Matteo Renzi, ma al contrario sono emerse da un lato preoccupazioni e sbigottimento per una scelta che appare incomprensibile e dall’altro determinazione a procedere nella piena consapevolezza della complessità del momento”. Lo scrive su Facebook Enrico Borghi, della presidenza del gruppo Pd alla Camera.
“Un partito – continua – è una esperienza collettiva per concretizzare nella storia valori, principi e pensiero in una logica di organizzazione degli interessi in funzione del bene comune. In questa ottica, ritengo che le motivazioni che ci portarono a fondare il Partito Democratico siano ancora tutte valide, e confesso di non comprendere le motivazioni politiche e strategiche di un strappo come quello imposto. Ho condiviso la stagione di Matteo Renzi alla guida del partito e del governo. Non ho né abiure né rinnegamenti in tal senso. Ma proprio per questo fatico a rivedere le ragioni del riformismo, della modernizzazione del Paese e del cambiamento del sistema in un partito frutto non di una operazione sociale e culturale ma di un puro posizionamento parlamentare. Mi spiace che esperienze e potenzialità di grande valore decidano di restringersi in qualcos’altro che ricorda il PRI di La Malfa e che temo possa avere anche qualche sembianza dell’Udeur. Le ragioni del riformismo - resto di questa opinione - si applicano e si praticano all’interno di un partito a vocazione maggioritaria socialmente e politicamente, senza imboccare la pericolosa spirale del partito personalistico, senza perdere la visione di insieme e il senso della prospettiva. Per questo, sia pure nella complessità della vicenda, il Pd resta la mia casa ed in essa cercherò di proseguire il mio impegno politico di rappresentanza. Lavoriamo perché il Pd sia plurale, nonostante ciò che accade in queste ore. Sarà il modo reale per superare i traumi, e riconfermare la nostra ragione storica”.
“A Matteo e alle amiche e amici che stanno scegliendo un’altra strada, auguro buona vita. Per quel che mi riguarda, i rapporti personali di stima e amicizia resteranno immutati”, conclude.