“Purtroppo, signor ministro, i lavori non sono tutti uguali, così come la loro gravosità e pericolosità. Occorre proteggere i lavoratori più esposti che svolgono lavori duri e faticosi come in edilizia. A 65-67 anni non si può più stare sulle impalcature o nelle gallerie. La dico così: è giunto il momento di far scendere i nonni dalle impalcature e compiere in questo modo un atto di giustizia che attendono da decenni. Inoltre, aggiungo, che il lavoro discontinuo tipico del settore edile li penalizza anche nella contribuzione all’Inps. È una situazione tutta italiana, che deve essere sanata. Va bene aver prorogato l’Ape sociale e deciso il vincolo dei 32 anni, ma questa deve diventare una norma strutturale. Mi auguro che nell’incontro con le organizzazioni sindacali sulle pensioni si risolva definitivamente la scelta che con 32 anni di contributi chi lavora in settori pericolosi o gravosi possa andare in pensione indipendentemente dall’età”.
Così la deputata dem e già segretaria dello Spi-Cgil, Carla Cantone, intervenendo in Aula durante il question time in replica alla risposta del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, all’interrogazione sottoscritta anche dalle deputate e deputati dem: Serracchiani, Viscomi, Gribaudo, Lacarra, Lepri, Mura, Berlinghieri, Lorenzin e Fiano.
Nell’interrogazione si segnalava che “il confronto avviato con le organizzazioni sindacali per il ridisegno complessivo e strutturale del sistema pensionistico rappresenta una fondamentale opportunità per dare, finalmente, al nostro Paese un complesso di regole che superi le attuali rigidità e incongruenze, ritagliandolo sulle specifiche esigenze e caratteristiche delle diverse tipologie lavorative”.