" Nell'incontro di oggi tra Governo e Cgil, Cisl e Uil, sul tema delle pensioni, si sono registrate alcune positive novità, anche se non ancora risolutive. La prima, riguarda il blocco dell'innalzamento dell'età pensionabile anche per le pensioni di anzianità: è importante perché fin qui si è parlato quasi esclusivamente del passaggio dai 66 anni e 7 mesi ai 67, ma si è 'dimenticato' che aumenteranno di 5 mesi anche i contributi necessari per andare in pensione di anzianità (da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne)". Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera.
" Bloccare anche questo meccanismo per le 15 categorie dei lavori gravosi - prosegue - come ha proposto il Governo, è sicuramente un passo importante. La seconda novità è l'istituzione di un Fondo nel quale versare i potenziali risparmi di spesa dell'APE sociale, con l'obiettivo di consentirne la proroga al 2019 e la successiva messa a regime".
"Anche questo argomento - spiega Damiano - non è da sottovalutare, soprattutto se si dovesse aprire la possibilità di rendere strutturale e non più soltanto sperimentale (fino al 2018) l'anticipo pensionistico. In questo modo, i 63 anni potrebbero diventare la nuova età di riferimento (volontaria) per chi svolge i lavori gravosi e per le nuove generazioni con le pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo".
" A questo proposito il Governo, per rendere possibile la strada dell'accordo, dovrebbe fare un altro passo avanti e proporre un intervento per i giovani. Suggeriamo di rivedere al ribasso la regola che costringerà i giovani (parliamo delle pensioni che decorreranno dopo il 2030) che sceglieranno di andare in pensione a 63 anni, ad avere un assegno previdenziale almeno 2,8 volte il minimo pensionistico. Un traguardo difficile da raggiungere per chi svolge un lavoro discontinuo: abbassiamo l'asticella. Nel confronto di oggi un altro passo avanti è stato compiuto, ma occorre uno sforzo ulteriore", conclude.