“E’ mio convincimento che non possiamo affrontare in maniera completa la discussione sul pluralismo se non cominciamo dalla volontà di risolvere la questioni dei precari e delle precarie della stampa. Perché parlare di pluralismo significa parlare della carne viva della nostra democrazia. Reporter senza frontiere nell’ultimo World Press Freedom Index pone l’Italia per il secondo anno al 41esimo posto della classifica, il che significa che le cose non vanno bene e non è solo una questione di infrastrutture e tecnica. Accanto a tristi conferme come gli Usa di Trump, il Brasile di Bolsonaro, che si è distinto per gli arresti dei cronisti, ai casi noti di Russia e Arabia Saudita, c’è la cattiva situazione dell’Italia in cui aumentano le aggressioni e le querele temerarie. E questi due temi sono stati giustamente sollevati nella Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, lo scorso 3 maggio. Ma bisogna fare di più. E la mozione presentata dal Pd va in questo senso. I giornalisti e le giornaliste, soprattutto i freelance e quelli che scrivono per testate locali, non sono garantiti né in termini di diritti minimi dei lavoratori e delle lavoratrici né legalmente nel caso di querele temerarie. Inoltre prendono compensi assolutamente insufficienti a garantire la doverosa autonomia. Questo significa renderli deboli, ricattabili, in definitiva minare la capacità di esporre i fatti in maniera libera tipica delle democrazie. E voglio aggiungere in particolare la questione delle giornaliste che, come ha esposto G.i.u.l.i.a in Commissione Antimafia sono vittime due volte delle aggressioni. E’ urgente quindi per una questione democratica intervenire sul precariato dei lavoratori e delle lavoratrici della stampa, come indica questa mozione”. Così il deputato del Pd Paolo Lattanzio intervenendo oggi in Aula sulla discussione delle mozioni per la tutela del pluralismo delle fonti di informazione.