“Con l’approvazione da parte delle Commissioni congiunte Lavoro e Affari Sociali del parere sul decreto legislativo attuativo della legge delega sul contrasto alla povertà, si è chiuso l’iter parlamentare del Reddito d’Inclusione (ReI)”. Né dà notizia Elena Carnevali, deputata del Partito democratico.
“Dal primo dicembre – continua – si potranno presentare le domande per l’accesso alla prima misura unica nazionale di contrasto alla povertà. Il Reddito d’Inclusione, che in fase di prima attuazione potrà contare su circa 2 miliardi di euro comprensivi dei fondi PON per l’inclusione sociale, sarà rivolto ai nuclei familiari con figli minori o disabili, donne in stato di gravidanza o persone ultra cinquantacinquenni in condizione di disoccupazione. Esso verrà poi progressivamente allargato, grazie a un incremento delle risorse, fino a comprendere tutta la platea delle persone in condizione di povertà assoluta. L’obiettivo dell’universalità della misura va perseguito innanzitutto con l’efficienza nell’applicazione della legge e nell’utilizzo delle risorse. A questo proposito, il parere oggi approvato fornisce indicazioni importanti per il Governo: estendere la platea degli ultra cinquantacinquenni disoccupati mediante una definizione univoca dello stato di disoccupazione; l’innalzamento del massimale del beneficio e il limite mensile di prelievo in contanti; prevedere una deroga ai limiti e divieti vigenti rispetto alle assunzioni desinate a potenziare la rete territoriale dei servizi sociali o termini temporali certi per l’erogazione ai Comuni e agli Ambiti territoriali delle risorse a ciò destinate. L’impianto del ReI si pone l’obiettivo concreto di combattere le disuguaglianze, garantire il rispetto della dignità della persona e dei componenti più fragili della società”.
“Diversi studi economici dimostrano che aggredendo la povertà assoluta si contribuisce alla crescita economica del Paese. Con Il Reddito d’Inclusione l’Italia si riallinea al resto dei Paesi europei introducendo una misura di contrasto alla povertà che non si limita ad un mero trasferimento economico, ma mantiene senza esitazioni l’equilibrio tra diritti e doveri avendo carattere pro-attivo e superando così definitivamente i modelli categoriali e passivi”, conclude.