“Il 7 aprile del 2016 il dg della Rai Campo Dall’Orto, davanti alla Commissione Antimafia, si assunse l’impegno di fare in modo che strafalcioni giornalistici come quelli di Report sui vaccini non si sarebbero più ripetuti e annunciò che dai I settembre avrebbe tradotto in pratica il proposito di prevedere un controllo della direzione informazione su tutti i contenuti giornalistici A oltre sette mesi di distanza, siamo ancora a parlare di propositi”. Lo dichiara Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico e componente in Commissione Vigilanza Rai.
“Come nel caso del Capodanno in anticipo del 2016 – spiega - sono stati ancora una volta i social network e non l’azienda a svolgere l’attività di controllo giornalistico che avrebbe evitato alla Rai di contraddire la funzione di servizio pubblico, facendo da megafono a tesi antiscientifiche e pericolose su un tema delicato come quello dei vaccini. Oltre che tardiva, la presa di posizione della Rai è peraltro piuttosto debole. Per controbilanciare le inammissibili argomentazioni di Report si limita ad annunciare una ‘nuova campagna’, in altre parole ‘pubblicità’, in programma per giugno. Promette quindi di rimediare alle proprie omissioni con armi impari - perché la forza argomentativa di uno spot non è nemmeno paragonabile con quella di una trasmissione – e con un inspiegabile ritardo di due mesi”.
“La domanda da porre, a questo punto, è che cos’altro debba succedere perché l’azienda si decida a fare qualcosa?”, conclude.