“Abbiamo ottenuto, grazie anche alla capacità di governo e parlamento, una risposta estremamente significativa dall’Europa. Non è stato un regalo ma è stata una conquista. Il Recovery non è il paese dei balocchi ma è una straordinaria assunzione di responsabilità. Sono risorse che devono servire per allinearci in termini di modernizzazione, di innovazione della nostra macchina amministrativa ad altri paesi e per far ripartire il motore dell’economia. In queste settimane e anche nella Legge di Bilancio che abbiamo concluso questa notte in commissione e che da domani arriverà in Aula, abbiamo adottato una serie di importanti provvedimenti di politica economica che hanno avuto una caratteristica, ovvero, usando una metafora, quella di mantenere il motore acceso, di evitare che questa drammatica gelata indotta dalla pandemia bloccasse completamente il motore dell'Italia e gli sforzi che sono stati fatti, 150 miliardi che complessivamente in questo anno sono stati messi sul tavolo vanno nella direzione di questo obiettivo”. Lo ha detto a Start su Sky TG 24, il deputato dem Enrico Borghi, della presidenza Pd a Montecitorio.
“Però - ha aggiunto Borghi - noi abbiamo la consapevolezza che non potrà e non dovrà fare tutto la mano pubblica. Il Paese dovrà rimettersi in moto con i suoi fondamentali, i suoi imprenditori, con le sue aziende, con i suoi lavoratori. Quindi sarà questo il momento in cui si passa dal regime al minimo al regime al massimo e il Recovery è la benzina. Quindi non la dobbiamo sprecare ma la dobbiamo utilizzare nel miglior modo possibile e le discussioni di questi giorni sono funzionali esattamente a questo obiettivo. Dobbiamo mettere in campo una soluzione che sia in grado, da un lato di assicurare che queste risorse vengano impiegate per i motivi per i quali le abbiamo ottenute, ovvero 40% di investimenti nel Green, 20% nell'innovazione, modifica strutturale del nostro Welfare, che deve abbandonare la logica novecentesca del welfare state ed entrare una dimensione di welfare community. Sono sfide che tentiamo da 30 anni. Costruire un meccanismo adeguato di governance, come si dice, non è un esercizio fauto ma è il modo con cui mettiamo a terra la macchina per funzionare al meglio, sapendo che dentro questa macchina ci devono stare tutti”.