“La riforma che noi ci apprestiamo a votare parte da un assunto: per noi quello sul taglio degli eletti è un accordo politico e un passaggio in avanti significativo rispetto alle precedenti tre stesure”. Lo ha dichiarato in Aula Enrico Borghi, della presidenza del gruppo Pd alla Camera.
“Non solo – ha continuato - perché vi è una costruzione complessiva, un'idea, un progetto, un pensiero di come debbano essere le istituzioni repubblicane ma anche un sostanziale passo in avanti rispetto alla precedente giustapposizione fra partner di Governo. Vogliamo anche rimarcare l'importanza che noi attribuiamo al fatto che, fra poche ore, tutti i capigruppo della maggioranza su questo tema esprimeranno un documento congiunto. È un passo in avanti significativo, in un rapporto di fiducia tra forze politiche, perché la differenza che c'è tra il contratto e un accordo politico: noi non abbiamo bisogno di un notaio, di firmare fideiussioni o cambiali in bianco. Noi ci assumiamo reciprocamente degli impegni e, sotto questo profilo, il Partito Democratico, per primo, fa un passo in avanti, nella consapevolezza che altri ne seguiranno da parte degli altri partner di Governo”.
“L’antipolitica si è radicata in questi anni, anche a causa della chiusura a oligopolio dei partiti, di tutti i partiti, quelli vecchi e quelli nuovi. Questo tentativo vuole essere anche la scommessa con la quale archiviamo le troppe stagioni improduttive con le quali si è risposto alle crisi che hanno attraversato la nostra Repubblica in maniera sterile. È un tentativo di riprendere in mano un'idea di politica, in cui i partiti non siano più sovrastrutture della società, ma il luogo del dialogo dei cittadini”, ha concluso.