• 20/03/2019

Il governo ha portato all’approvazione delle Camere la proposta di legge costituzionale per la riduzione dei seggi in Parlamento, che ha già ottenuto la prima approvazione in Senato. Se concludesse il suo iter, vi sarebbe una sensibile riduzione della rappresentanza parlamentare a danno della già esigua presenza prevista per i cittadini italiani all’estero, passando da 12 deputati a 8 e da 6 senatori della Repubblica a 4. Non posso che oppormi ad una tale decisione politica in totale controtendenza con la massiccia ondata migratoria che sta coinvolgendo i nostri connazionali. La storia del voto si intreccia in maniera indissolubile con quella della nostra Repubblica e delle sue istituzioni democratiche di cui costituisce il più pieno esercizio: operare una più equa ripartizione del voto, consentendo anche ai connazionali all’estero di esprimere la loro opinione sull’orientamento politico del Paese, è stato e deve essere un imperativo categorico delle istituzioni. Il numero dei votanti è poi progressivamente aumentato nelle successive consultazioni politiche del 2008, 2013 e 2018, sino a sfiorare i 4,3 milioni: un netto 20% in più rispetto alle politiche del 2013. Con la riforma voluta dal governo la differenza tra i cittadini residenti in Italia e quelli all’estero si aggraverebbe in maniera irreparabile. Un deputato eletto in Italia, infatti, rappresenterebbe 151.000 abitanti, uno eletto all’estero 687.000 iscritti AIRE; un senatore eletto in Italia 302.000 abitanti, uno all’estero 1.375.000 iscritti AIRE. Questa sproporzione lede in maniera irrimediabile il principio della rappresentanza parlamentare. Tale orientamento danneggerà tutti noi ed in particolare i connazionali che ogni giorno con costanza e sacrificio esportano il made in Italy, rendendo il Paese una eccellenza nel quadro economico globale.

Lo afferma Nicola Care’, deputato del Pd in Commissione Affari costituzionali della Camera.