“Se diciamo che chiunque al governo farebbe lo stesso, il problema è di sistema. Né c’è un’età dell’oro a cui tornare perché queste anomalie si sono rafforzate con la pandemia, ma erano ben presenti anche prima, compreso il decreto correttivo. Guardiamo avanti soprattutto su due aspetti. Possiamo superare l’attuale bicameralismo approfittando della riduzione dei parlamentari spostando molte funzioni, a cominciare da legge di bilancio e decreti, nel Parlamento in seduta comune che sarà di soli 600 membri? E’ possibile riformare i regolamenti anche dando una corsia preferenziale ragionevole ai disegni di legge del Governo, limitando decreti e ricorsi a fiducie? Lavoriamo sulle cause più che polemizzare sugli effetti”. Lo afferma in un’intervista di oggi a “Il Tempo” il deputato dem Stefano Ceccanti, capogruppo Pd in Commissione Affari Costituzionali dopo le polemiche seguite all’annuncio di un provvedimento correttivo da parte dell’esecutivo al comma 8 della Manovra.
“Per rimediare al monocameralismo di fatto - prosegue il deputato dem - evidente soprattutto per i decreti, siamo ricorsi alla doppia lettura differita, cioè il decreto correttivo, ripescando un precedente di poco più di dieci anni fa. I decreti legge sono stati circa 75 e solo tre di essi hanno fatto tre passaggi invece di due, nessuno dopo l’inizio della pandemia”.
“Poi - conclude Ceccanti - si sono prolungati i tempi e anche le modalità extraparlamentari di fare l’istruttoria; si corre in una notte, si arriva trafelati in Aula e si rinvia in commissione per una sorta di seconda lettura improvvisata. I tempi si sono prolungati anche per far spazio a emendamenti dell’opposizione, per cercare di evitarne l’ostruzionismo. Su 307 emendamenti approvati 55 erano dell’opposizione e 21 bipartisan, quindi un quarto dell’insieme”.