“Quali sono le azioni che il ministero dello Sviluppo economico intende mettere in campo e se intende attivare al più presto un tavolo di confronto, nelle sedi istituzionali opportune, che consenta ad un'impresa strategica per l’intero territorio e che ha una importante produzione e tante valide competenze come SaGa Coffee di continuare ad operare”. Lo chiedono in un’interrogazione al ministro dello Sviluppo economico i deputati bolognesi del Pd Benamati, Critelli, De Maria e Rizzo Nervo.
“SaGa Coffee è una azienda bolognese leader nel business mondiale delle macchine per caffè professionali con i marchi Saeco e Gaggia, vere icone del ‘Made in Italy’ per tecnologia, qualità ed eleganza, diventato nel 2017 Evoca Group con circa 1800 persone impiegate in Italia, Spagna e Romania. Lo scorso 5 novembre la proprietà ha annunciato che intende chiudere lo stabilimento di Gaggio Montano nel quale lavorano 220 persone, per l’80% donne, per redistribuire la produzione tra Valbrembo (Bergamo), Romania e Spagna. Tale annuncio è arrivato nonostante l’intervento dello scorso anno, concordato tra azienda e OO.SS, che ha ridotto di 62 unità il numero di lavoratori impiegati per ottenere una riduzione dei costi fissi, salvaguardando però la centralità del sito produttivo all’interno del Gruppo e nonostante il buon andamento dei fatturati dello stabilimento di Gaggio (51 milioni di euro nel 2020) e il bilancio provvisorio presentato a settembre 2021 che sarebbe in attivo.
La chiusura dello stabilimento, un presidio di valore strategico per l'Appennino bolognese, rischia di avere un impatto economico e sociale devastante nell’ex ‘distretto’ delle macchine da caffè dove non molti anni fa lavoravano tremila persone. L’incontro tenutosi il 9 novembre alla Regione a cui hanno partecipato sindacati, istituzioni e azienda purtroppo non è stato proficuo: Saga considera la chiusura dello stabilimento indispensabile per razionalizzare il proprio assetto industriale e migliorare i livelli di competitività richiesti dal segmento. Tali argomentazioni sono da considerarsi deboli e inaccettabili: il Presidente Bonaccini e l’Assessore Colla hanno contestato duramente la scelta della proprietà, inquadrandola come una delocalizzazione che accompagna una operazione meramente finanziaria visto che a fronte di una perdita di tutto il gruppo di 70 milioni, Gaggio Montano perde solo cinque milioni.
“Alla luce di tutto questo, precisa Benamati, trattandosi con tutta evidenza di problemi legati alla delocalizzazione di produzioni chiediamo un intervento deciso del MISE e del Ministro Giorgetti a supporto dell’azione della regione Emilia Romagna per salvaguardare un’azienda strategica e i posti di lavoro italiani”