“Piaccia o meno la fotografia scattata dai test Invalsi, va sottolineato che questo è uno strumento di valutazione adottato in molti altri Paesi, utile ad avere un quadro complessivo dei punti di forza e delle criticità di un sistema di istruzione. Uno strumento che offre elementi significativi per orientare le scelte dei decisori politici. I risultati di quest’anno certificano la cattiva salute delle scuole italiane sotto vari profili, con un acuirsi dei divari territoriali e sociali. Lo stato di profondo malessere dipende, in primo luogo, dalla carenza di investimenti e, dall’altro, dall’incapacità di offrire risposte di sistema dal reclutamento allo status dei docenti, dall’innovazione didattica e degli ambienti di apprendimento a una reale valorizzazione dell’autonomia scolastica. È chiaro che in questo quadro desolante, la proposta di regionalizzazione della scuola, diventa un puro esercizio di propaganda. Purtroppo, non è un caso che il Paese cresca così poco: senza investimenti di lungo periodo su istruzione e formazione, appare quasi impossibile anche solo sperare di migliorare i nostri fondamentali, dal Pil al tasso di disoccupazione. Per crescere non esistono scorciatoie o ricette magiche, ma strategie di lungo periodo finanziate in maniera adeguata”.
Così Flavia Piccoli Nardelli, deputata Dem della commissione Cultura.