• 03/06/2022

“Al senatore Salvini chiedo, al di fuori di ogni generico slogan, cosa intenda lui per ‘pace’. Rifiutare le sanzioni, contestare il sostegno alla resistenza ucraina, isolarci dai nostri alleati, è forse la strada di quella che lui chiama pace? O non è invece la strada della capitolazione dell'Ucraina e, con essa, il ritorno in Europa della tragica concezione della violenza come levatrice della Storia? Si parla di pace. Sì, ma quale pace? Quella figlia della libertà di un popolo, o della occupazione di una Nazione? Non si possono chiamare con lo stesso nome cose diverse. E, soprattutto, qual è il prezzo della pace?”.

 

Così il deputato dem e componente del Copasir, Enrico Borghi, intervistato da Radio Cusano Campus.

“Possiamo noi abbandonare gli ucraini a sé stessi - ha aggiunto - lasciandoli in balia di un avversario che sta mettendo in atto dei crimini contro l’umanità? E’ questo il prezzo di ciò che qualcuno chiama ‘pace’, o è solo la cifra del cinismo di qualcuno? Se noi siamo i guerrafondai, i venditori di armi, quelli con l’elmetto in testa, allora chiedo a Salvini: perché stai al governo con noi? Perché hai votato la risoluzione che autorizza l’invio delle armi in Ucraina? Perché hai votato il decreto Ucraina che invia materiale militare a Kiev e conferma l’impegno italiano nella Nato? E alla luce di tutto ciò - ha concluso - questo è il tempo dei guerrafondai o piuttosto quello dei parolai?”.