L'ambasciatore russo a Roma Razov ha denunciato il quotidiano La Stampa per istigazione a delinquere e apologia di reato. Nella querela, depositata oggi a Piazzale Clodio, si ipotizza l'istigazione a delinquere e l'apologia di reato in relazione a un articolo pubblicato da La Stampa il 22 marzo scorso."Nel titolo - spiega l'ambasciatore - si considera la possibile uccisione di Putin. Questo è fuori dall'etica, dalla morale e dalle regole del giornalismo. Per questo chiedo alla magistratura italiana di esaminare il caso, e confido nella giustizia di questo Paese". "Consiglio all'ambasciatore russo di scegliere un traduttore di qualità migliore", si è difeso l'autore dell'articolo, Domenico Quirico, a LaPresse, aggiungendo che "uno è responsabile di quello che scrive, non di quello che gli altri capiscono". Duro anche il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli: "Non accettiamo lezioni di deontologia da un Paese dove chi espone le proprie idee può essere punito con 15 anni di carcere". Peraltro per pensare che Domenico Quirico, grande inviato di guerra, che è stato anche prigioniero di guerra in Irak, possa essere tacciato di filooccidentalismo vuol dire avere dei ricercatori veramente pessimi in ambasciata oltre che dei pessimi traduttori come dice l’autore. Ma detto questo, solidarietà a Quirico e Giannini per questo attacco di chi evidentemente non ha letto l’articolo e non conosce la libertà di espressione che guida le democrazie. Ma ce ne eravamo già accorti.
Lo scrive sui social Emanuele Fiano, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera.