• 27/05/2022

“La vicenda del grano ucraino sta provocando una situazione drammatica. Non riguarda tanto l’Italia, che importa dall’Ucraina circa il 3% del grano tenero e il 16% del mais, ma ci sono alcuni Paesi, in particolare africani, che ne ricevono una quantità significativa o addirittura la maggior parte di questo bene essenziale proprio dall’Ucraina. Si tratta di un grano sottoposto di fatto al giogo della Russia per via delle mine posizionate davanti al porto di Odessa e per la difficoltà di organizzare trasporti alternativi via treno. Questo produrrà, se non ci saranno ripensamenti russi, un danno spaventoso al mondo intero. Per questo il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto chiedendo a Putin, oltre al cessate il fuoco, di permettere un corridoio che faccia passare le navi che trasportano il grano”.

Così Emanuele Fiano, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervistato da Radio Immagina.

“Non mi fido - ha aggiunto - della richiesta di Putin di fermare le sanzioni in cambio di una riapertura della trattativa. Certo, questa sua affermazione è la prova dell’efficacia delle sanzioni, che sono sicuramente un danno per l’economia russa. Il problema però è quello della coerenza: se Putin dice di essere disponibile a parlare, perché prosegue nell’offensiva militare terrestre? In realtà, si fermerà solo quando avrà raggiunto i suoi obiettivi strategici, che sono la completa occupazione del Donbass e di tutte le coste del Mar d’Azov e del Mar Nero, la città di Odessa compresa. Solo a quel punto - ha concluso - con l’Ucraina appesa a un cappio e strozzata economicamente, forse Putin deciderà di sedersi a un tavolo”.