“Dopo più di un anno abbiamo il risultato finale della stravagante operazione ‘ZES Unica’: un clamoroso flop. A fronte di 9,5 miliardi di crediti richiesti, pare che ne verranno concessi appena 2,5, praticamente un quarto. È questo il frutto del meccanismo totalmente illogico messo in piedi dal Governo Meloni per il quale prima si promette un credito di imposta al 60%, poi si raccoglie l’enorme interesse delle imprese e infine si comunica l’abbassamento dell’agevolazione al 17%. Condizioni lontanissime da quella stabilità normativa e fiscale che richiedono le imprese per mettere in campo investimenti. E, infatti, come da noi preannunciato, l’assoluta incompetenza e pressapochezza del Governo non poteva che portare alla fuga a gambe levate delle aziende, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, che hanno dovuto rinunciare ad investimenti per un valore di circa 7 miliardi di euro.” Così Claudio Stefanazzi, deputato del Pd in Commissione Finanze a Montecitorio.
“Se è vero che quei pochi investimenti arrivati fino in fondo godranno di percentuali alte di credito di imposta, è altrettanto vero che la stragrande maggioranza degli interventi si è fermata molto prima. Quasi nessuno degli investimenti più consistenti e incisivi, da quanto si apprende, è stato portato a termine proprio a causa dell’incertezza delle regole volute dal Governo. Allora – continua il deputato dem – se è questo il risultato che si voleva ottenere, che senso ha avuto istituire la ZES Unica quando già esisteva uno strumento, il vecchio credito di imposta per il Mezzogiorno, mirato esattamente all’incentivazione degli investimenti di minore entità? Come diciamo da tempo al Governo Meloni – conclude Stefanazzi – se la politica industriale per il Sud promossa dalla destra si limita agli annunci e ai crediti di imposta, allora siamo molto lontani dal rilanciare davvero il Mezzogiorno. Dopo due anni abbiamo visto molte più picconate agli interessi del territorio meridionale che idee chiare e organiche per il suo sviluppo. Il fallimento della ZES è l’ennesima dimostrazione che abbiamo a che fare col Governo più antimeridionale della storia della Repubblica.”