“Hanno chiamato questo DDL "Lavoro", ma questo nome è un ossimoro se guardiamo al contenuto. La domanda è: questo decreto migliora la vita di un giovane precario o di un lavoratore che da 30 anni fa lavori faticosi, rischiosi, usuranti? La risposta è no. Questo decreto non aggiunge nulla nemmeno per i lavoratori dei porti italiani per i quali stralcia sia lo sblocco del fondo di anticipo pensionistico, sia il riconoscimento di lavoro usurante per chi lavora in quota, di notte, con ogni tempo atmosferico, con ritmi pressanti fino a 66, 67 anni - così la deputata e vice presidente PD Valentina Ghio nella discussione del suo emendamento al DL Lavoro in aula alla Camera. “Ma il Governo non si occupa di loro – conclude Ghio - si ricorda dei porti per annunciare improbabili privatizzazioni per fare cassa e spezzettamenti con l'autonomia differenziata che indebolirà gli scali e ad ogni occasione concreta disattendono la tutela del lavoro”.
“Mi pare che Fedriga sia nervoso e preoccupato e ne ha valido motivo. Forza Italia ormai esprime sia pur tardivamente il proprio palese dissenso rispetto a una riforma secessionista che Spacca il Paese, aumenta la burocrazia e peggiora la competitività dell'Italia intera. Peraltro, la raccolta firme sul referendum ha registrato una straordinaria mobilitazione popolare che il governo e la destra farebbero bene a non sottovalutare. I cittadini hanno compreso il pericolo legato all’attuazione di questa riforma disastrosa si sono attivati. Del resto, in seguito al successo delle mobilitazioni referendarie, qualche esponente della destra, collega di partito proprio di Fedriga- addirittura sta pensando a come depotenziare questo strumento. Una proposta sconcertante con i populisti sedicenti patrioti che hanno paura delle decisioni del popolo. Si domandassero perché in tanti si sono espressi contro questa legge o chiedono di modificare la normativa sulla cittadinanza, invece di fare proposte volte a ridurre gli spazi democratici e partecipativi. Credo che la riforma sarà un boomerang per la destra, come dimostrano le tensioni nella maggioranza delle ultime ore. Non potrebbe essere diversamente. Con l’autonomia leghista mancheranno risorse per i servizi essenziali al Sud, si aggraveranno le disuguaglianze e si renderà meno forte e dinamico il Paese. È la ragione per la quale sono contrari tutti, penso a Bankitalia, CEI, Confindustria, pediatri o sindacati”. Lo scrive Piero De Luca, capogruppo Pd della commissione bicamerale questioni regionali.
Il Ddl Lavoro non è solo un’occasione mancata. E’ un intervento senza capo, né coda, che serve solo ad allargare le maglie della precarietà e a fare qualche favore agli amichetti di questa destra soprattutto sul piano fiscale. Si tratta di un’operazione pericolosissima i cui effetti ricadranno soprattutto sulle giovani generazioni, alle quali ormai non viene offerto altro che contratti senza tutele e salari da fame rispetto agli altri coetanei europei. Pensavano di approvarselo calpestando il diritto dell’opposizione a presentare emendamenti e condurre una battaglia sul merito. Grazie all’iniziativa del Pd si sono riaperti i termini per gli emendamenti e domani in Aula torneremo a discutere di salario minimo, opzione donna e contratti a termine. Ci batteremo per abrogare gli articoli che liberalizzano i contratti di somministrazione e che eliminano il divieto di dimissioni in bianco. Un colpo all’autonomia delle donne. Consiglio alla destra di mettersi comoda: non rimarremo zitti davanti a questa ennesima deregulation del mercato del lavoro”.
Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Ribadiamo che quando si approccia allo Statuto del Friuli Venezia Giulia va seguito il principio di autonomia e specialità di quella regione. La modifica di tale statuto attraverso legge costituzionale è da considerare solo come extrema ratio perché c'è il rischio di rendere ordinarie anche le regioni a statuto speciale con un vulnus dell'assetto istituzionale. Non servono petizioni di principio ma disegni riformatori. La riforma sembra molto più un favore nei confronti dell'attuale governatore Fedriga verso il suo terzo mandato”. Lo dichiara il deputato Andrea Casu, Segretario d'Aula a Montecitorio intervenendo sulle modifiche alla legge costituzionale sullo Statuto speciale della Regione Friuli Venezia Giulia.
“Quindi – continua Casu - nessuna nuova cassetta degli attrezzi senza sapere quale sia l'esito compiuto, atteso e perseguito. Siamo favorevoli a enti sovracomunali non elettivi e alla stabilizzazione del numero dei consiglieri regionali in Fvg ma non pensiamo che sia necessaria una riforma costituzionale”.
Il Comitato referendario per l'abrogazione della riforma sulla Autonomia differenziata ha consegnato in Corte di Cassazione oltre 1milione e 300mila firme.
Un segnale chiarissimo: il Paese non vuole essere diviso e per questo si è mobilitato in massa contro una legge secessionista, iniqua e pericolosa, una legge che indebolisce l'Italia intera e produrrà effetti devastanti soprattutto al Sud.
Il primo passo è compiuto, ma non ci fermeremo. Continueremo con tutte le nostre forze a difendere l'unità e la coesione nazionale.
Così in una nota il capogruppo democratico in commissione affari europei della camera, Piero De Luca.
"Da lombardo e da appartenente ad una cultura politica che ha una grande considerazione dell'autonomia penso che uno dei motivi per cui il giudizio del Pd e non solo è fortemente negativo è che questo provvedimento è la negazione della vera autonomia. Autonomia a mio giudizio è il riconoscimento del ruolo dei territori, dei comuni, nella capacità di avere degli obiettivi nazionali ed europei che vengono costruiti attraverso la lettura e la responsabilizzazione dei territori. Autonomia significa mettere assieme e non dividere. Non è creare dei piccoli potentati come le Regioni ma ci deve essere unità soprattutto su alcuni argomenti, penso all'energia, mercato internazionale, ambiente, sanità. Il covid non ci ha insegnato niente rispetto ad una frammentazione regionale insostenibile". Lo ha detto il deputato del Pd, Gian Antonio Girelli, intervistato a Montecitorio.
Sarracino: Cassese riferisca subito al Parlamento
“Il comitato del Clep continua ad andare avanti come se nulla fosse nonostante le richieste venute dalle opposizioni. Alla luce di alcune anticipazioni di stampa abbastanza inquietanti sui criteri per la definizione dei Lep, riteniamo assolutamente urgente l’audizione del professor Cassese. Troviamo infatti incredibile il continuo accanimento nei confronti del sud e delle aree interne da parte della destra e per questo continueremo a batterci in difesa della coesione e dell’unità nazionale” così in una nota il responsabile nazionale mezzogiorno del Pd, il deputato Marco Sarracino.
Calcolo Lep ha effetti politici e sociali, parlamento non può essere scavalcato
Anche i componenti democratici della commissione bicamerale per le questioni regionali hanno chiesto l’audizione del presidente del Comitato per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, il prof. Sabino Cassese. “Non accetteremo che un organismo tecnico definisca in modo asettico al di fuori del parlamento i criteri di calcolo dei Lep, i cui effetti politici e sociali sono sotto gli occhi di tutti, peraltro con modalità che potrebbero penalizzare le aree più fragili del Paese. Camera e Senato non possono essere scavalcati ma devono essere pienamente coinvolti”, hanno dichiarato i commissari dem Piero De Luca, Claudio Stefanazzi, Daniele Manca, Nicola Irto, Andrea Martella, Emiliano Fossi, Andrea Gnassi.
No a criteri che discriminano e umiliano mezzogiorno e aree interne
I deputati democratici della commissione Affari costituzionali della Camera chiedono l’urgente audizione del presidente del Comitato per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, il prof. Sabino Cassese. “Le prime indiscrezioni delle modalità di calcolo dei Lep - su cui il Pd ha presentato un’interrogazione parlamentare a Meloni, Calderoli e Giorgetti – destano grande preoccupazione perché sarebbero determinate in base alle caratteristiche dei diversi territori, clima, costo della vita e agli aspetti sociodemografici della popolazione residente. Una logica che mortifica interi territori, prevalentemente le aree del mezzogiorno e quelle interne, e genera gravi discriminazioni a livello nazionale” sottolineano Simona Bonafè, Matteo Mauri, Federico Fornaro, Gianni Cuperlo. La richiesta di audizioni avviene alla vigilia della riunione del Clep che dovrebbe approvare un fondamentale documento propedeutico alla determinazione dei fabbisogni e quindi dei diritti in ottica autonomia differenziata.
"Le aree interne e montane sono fondamentali per il nostro Paese, ma vengono ignorate dalle politiche del governo Meloni". Lo ha detto il deputato del Pd, Stefano Graziano, a margine della festa regionale dell’unità del pd calabrese a Taverna.
“L’autonomia differenziata non farà che aumentare le disuguaglianze, riducendo servizi essenziali come trasporti, sanità e istruzione, con conseguenze particolarmente pesanti per il Mezzogiorno. Le difficoltà che già esistono in queste aree non faranno che peggiorare".
"La maggioranza - ha proseguito Graziano - è divisa su questo tema: mentre alcuni esponenti della destra esprimono dubbi, in Parlamento votano compatti per proteggere equilibri di potere interni, ignorando le reali esigenze del Paese. Dobbiamo opporci con fermezza a queste politiche, che rischiano di compromettere il futuro e lo sviluppo di intere zone dell’Italia.
“Bisognerebbe creare una zona economica speciale delle aree interne, una Zesi, in modo da attrarre i giovani, e spronarli a restare a lavorare nelle loro terre d’origine, anche in smart working, con possibilmente una tassazione flat al 20%. Altrimenti il rischio di spopolamento nelle aree interne è totale. Accanto e di pari passo con la Zesi serve un grande piano infrastrutturale digitale per le aree interne, per permettere appunto il lavoro agile a colore che vogliono rimanere nelle loro terre. Ci auguriamo che il Governo Meloni ascolti le nostre proposte per il bene del Paese”.
Il gruppo del partito democratico della Camera ha presentato una interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per gli Affari Regionali e l'autonomia e al Ministro dell' Economia per sapere se sono veritiere le notizie riportate dalla stampa riguardo la volontà della commissione presieduta dal professor Cassese di determinare che i fabbisogni standard per finanziare i livelli essenziali delle prestazioni, verranno calcolati in base alle caratteristiche dei diversi territori, clima, costo della vita e agli aspetti sociodemografici della popolazione residente. In tal caso vi sarebbero effetti mortificanti per i territori più deboli del Paese, non solo del Mezzogiorno e delle aree interne, riproducendo la logica secessionista che dove c’è maggiore ricchezza ci siano anche migliori servizi. Alla luce di queste considerazioni il Pd ha chiesto che il professor Cassese sia ascoltato urgentemente alla Camera, prima della riunione del Clep prevista per il 25 settembre in cui dovrebbe essere approvato un fondamentale documento propedeutico alla determinazione dei fabbisogni e quindi dei diritti in ottica autonomia differenziata.
L’interrogazione promossa dal responsabile mezzogiorno del Pd, Marco Sarracino, e dalla capogruppo dem La camera, Chiara Braga, è formata dalle deputate e deputati Berruto, Carè, Ciani, Cuperlo, Curti, Di Biase, Ferrari, Forattini, Furfaro, Ghio, Girelli, Gnassi, Graziano, Gribaudo, Guerini, Iacono, Lacarra, Laus, Madia, Mauri, Pagano, Porta
Prestipino, Quartapelle, Roggiani, Romeo, Rossi, Scarpa, Scotto, Serracchiani, Simiani, Stumpo, Tabacci.
No a istituzionalizzare diseguaglianze territoriali
“Il costituzionalista Cassese, tuttologo rinomato, con una sua commissione di dodici saggi, starebbe per partorire un documento che riscriverebbe i Lep a immagine e somiglianza di Calderoli. Certificando che non può esserci eguaglianza di prestazioni tra diverse aree del Paese. E soprattutto parametrando i fabbisogni sulla base del costo della vita del territorio. Questo significherebbe istituzionalizzazione delle gabbie salariali. Uno schiaffo a milioni di persone che lavorano. Ci domandiamo perché non sia possibile fare questo dibattito alla luce del sole e privando il parlamento della possibilità di intervenire. Ci appelliamo a tutti perché non ci sia questo colpo di spugna definitivo che certificherebbe la divisione del paese. E in particolare a quei governatori di Forza Italia che in questi mesi hanno rilasciato tante interviste che non si sono mai tradotte in atti concreti. Che aspettate a cestinare questa vergogna?“.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Siamo molto preoccupati dalla decisione del governo di selezionare la possibilità di poter curare una bronchiolite subordinandola al luogo di residenza dei bambini. Vietare la somministrazione del Nirsevimab alle regioni che si trovano in piano di rientro è una vessazione che colpisce i più deboli.
Da tempo sosteniamo che la sanità ha bisogno di investimenti e che le cose peggioreranno con l'autonomia differenziata.
Il governo ci ripensi e si ravveda rispetto ad una decisione che va ad incidere non solo sulla capacità di cura ma che crea anche disparità sulla base della residenza e del portafoglio.” Così in una nota il deputato democratico Marco Sarracino responsabile Mezzogiorno del Pd.
"Una donna alla guida di Anci Toscana é una bella notizia. Susanna Cenni saprà svolgere con competenza ed esperienza un ruolo delicato e fondamentale per le autonomie territoriali in un contesto economico e sociale caratterizzato da un governo che vuole creare cittadini di serie A e di serie B con l'Autonomia Differenziata. A Susanna vanno i miei complimenti ed il mio augurio di buon lavoro": è quanto dichiara la vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè.
“Oggi in Commissione Lavoro della Camera il Governo ha respinto gli emendamenti sul lavoro portuale che abbiamo presentato per il riconoscimento di lavoro usurante per diverse figure professionali operative in ambito portuale e lo sblocco del fondo per l’incentivazione al pensionamento per i lavoratori dei porti. Stiamo sollecitando lo sblocco di questo ultimo provvedimento, che non comporterebbe risorse aggiuntive, dall'insediamento del governo che non da' alcuna risposta. E così, nonostante tanti proclami di riforme annunciate e mai attuate e privatizzazione dei porti per fare cassa, nonostante i commissariamenti nelle Autorità di sistema che non consentono una piena operatività, nonostante il rischio di parcellizzazione e indebolimento che porterà l'autonomia differenziata, l'unica cosa reale è la mancanza di azioni concrete a sostegno della portualità e dei suoi lavoratori” così la vicepresidente del Gruppo PD alla Camera e componente della Commissione Trasporti, Valentina Ghio, prima firmataria degli emendamenti sul lavoro portuale.