“Delle due, l’una: o il Ministro Fitto non ha compreso il senso dell’emendamento presentato dal suo stesso Governo, oppure crede di poter prendere per i fondelli un Paese intero.”
Così, Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico, in relazione al commento del Ministro Raffaele Fitto sull’emendamento sulla Corte dei Conti presentato sul decreto PA.
“Tirare in ballo i precedenti Governi pur di non assumersi la responsabilità di questo schiaffo istituzionale, è il segno tangibile della sconsideratezza di questa classe dirigente. Se in Fitto ci fosse un po’ di buonafede, eviterebbe di diffondere notizie palesemente false per salvare la faccia. È la completa esautorazione dei controlli della Corte dei Conti il fatto grave. È come se dinanzi a dei controllori che ti rilevano le inadempienze invece di rimuovere gli errori si cancellano quelli che te li hanno fatti notare.”
“Sul Pnrr stiamo assistendo a uno spettacolo inaccettabile. L’ultimo colpo di scena è particolarmente grave: con l’emendamento al decreto PA depositato oggi, si vuole limitare il controllo della Corte dei Conti. Non è bastato mettere a rischio i fondi con una gestione dilettantesca e con la volontà di accentrare a Palazzo Chigi. Ora dimostrano di non sopportare verifiche sul loro operato. Crediamo sinceramente che si sia superato il limite della decenza istituzionale”. Lo dichiarano i deputati dem Simona Bonafé e Arturo Scotto.
Sul PNRR il Governo è allo sbando, mette a rischio i soldi dell’Europa e vuole cancellare la facoltà di controllo della Corte dei Conti. Aver deciso di gestire tutto da Palazzo Chigi finora ha prodotto solo ritardi. Ora non vogliono più nemmeno essere controllati. Non è accettabile, ci opporremo in ogni modo a questa ennesima forzatura.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Dichiarazione di Piero De Luca, vicepresidente deputati Pd
Il Governo conferma la propria insofferenza ai controlli e presenta un emendamento in cui elimina il c.d. controllo concomitante della Corte dei conti sui fondi del Pnrr. È un atto gravissimo che mette a rischio la trasparenza e la sana gestione finanziaria delle risorse europee, in conflitto con le norme e i princìpi stessi del regolamento UE, 2021/241. Un attacco che certo non risolve i problemi dei ritardi del Governo nell'attuazione dei progetti, ma anzi li aggrava. E mostra l’incapacità della destra sulle spalle del Paese.
“L’emendamento sulla Corte dei Conti presentato oggi dal Governo sul decreto PA da solo vale un intero decreto. Il governo vuole sottrarre tutto PNRR e il Piano nazionale per gli investimenti complementari al controllo concomitante della Corte dei Conti. In aggiunta si toglie una prerogativa del Parlamento di poter richiedere relazione alla Corte dei Conti in itinere dei progetti PNRR.
Tutto questo con buona pace dell’invito del Presidente della Repubblica a non stravolgere i decreti con emendamenti governativi e parlamentari. E’ inaccettabile questo tentativo di alterare l’equilibrio dei poteri sul modello delle democrature.”
Lo scrive in una nota Federico Fornaro (PD), della commissione Affari costituzionali della Camera
“Il Governo mette sotto tutela la Corte dei Conti limitandone potere di controllo sul Pnrr. Un fatto molto grave che stigmatizziamo e che ci mette in contrasto con Ue. La destra combatte l’autonomia di qualsiasi organismo autonomo che garantisce la trasparenza della spesa”.
Lo scrive su Twitter il deputato del Gruppo Pd-Idp, Arturo Scotto.
“Di fronte alle difficoltà di rispettare gli impegni sul Pnrr, e all’incapacità di cogliere un’opportunità decisiva per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese, il governo reagisce con comportamenti che dimostrano la sua ormai palese inadeguatezza su questo tema: da una parte, continua incomprensibilmente a dare la colpa al governo precedente, dall’altra, dopo aver modificato la governance rallentando i processi di attuazione del Piano, paventa ora proposte di modifica al decreto PA per limitare le competenze della Corte dei Conti, di cui mal sopporta l’azione di controllo. La misura è colma. È il momento di un’operazione di verità e trasparenza nei confronti del Parlamento e del Paese”.
Lo dichiara il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue.
"Continua ad allungarsi la lista dei "nemici" della destra sul Pnrr. Hanno iniziato prendendosela con l'ufficio di Bilancio del Senato sul versante dell'autonomia differenziata. Ora, invece, se la prendono con la Corte dei Conti, "rea" di aver solo detto la verità con i numeri. Questa arroganza non risolverà alcun problema, anzi.
È il mantra culturale di questa destra. Il PNRR, da grande occasione di coesione sociale e territoriale per aiutare a rilanciare il Paese dopo la pandemia al fine di contrastare le diseguaglianze, rischia di trasformarsi un paradossale dramma solo ed esclusivamente per la loro incapacità, diventata ideologia". Così il deputato e membro della Segreteria nazionale Pd Marco Sarracino.
“La modalità con cui il governo ci sta portando all’approvazione del decreto sul Ponte sullo Stretto rischia di creare un enorme pasticcio: potremmo infatti andare incontro a rischi di contenzioso e di bocciatura da parte della Corte di Giustizia europea. L’aggiornamento della progettazione e il cronoprogramma realizzativo potrebbero infatti sfiorare quel 50 per cento dei costi oltre il quale scatta l’obbligo di una nuova gara”. Lo dichiarano i capigruppo dem nelle commissioni Trasporti e Ambiente Anthony Barbagallo e Marco Simiani.
“Questo perché - spiegano i deputati democratici - il decreto prevede l’avvio di una fase contrattuale e, nello specifico la chiusura del contenzioso con il contraente generale del 2006, prima che siano noti elementi fondamentali per l’aggiornamento della progettazione ed il cronoprogramma realizzativo.
Il governo e i relatori, peraltro, non hanno fornito nessun chiarimento in ordine alle ragioni che li hanno spinti a proporre l'emendamento di adeguamento dei prezzi utilizzando il parametro della 'media delle variazioni percentuali del valore dei primi quattro progetti infrastrutturali banditi da RFI e ANAS nell'anno 2022'. Non si capisce perché proprio i primi quattro (e non i primi tre o i primi sei). Una scelta assolutamente discrezionale slegata dai precetti della logica e della trasparenza.
Per offrire qualche dato possiamo ricordare che la relazione tecnica prevede un valore complessivo dell'opera di 7,428 miliardi di euro e un investimento totale di 8,549 miliardi. Il DEF ci dice invece che il costo dell’opera risulta di 13,5 miliardi di euro, la stima delle opere complementari è di 1,1 miliardi di euro, per un totale quindi di 14,6 miliardi (ma ad oggi non è stato stanziato neanche un euro).
Il governo lega inoltre il riconoscimento dell’aggiornamento dei prezzi parametrato a quelli degli anni 2022-2023 – quindi il periodo di assoluta emergenza ed eccezionalità - alla data di approvazione dell’opera da parte del CIPESS. Delibera che ad oggi non ha una data certa. Continueremo quindi a riconoscere l’adeguamento dei prezzi parametrandoli ai prezzi eccezionali di questi anni senza avere un limite temporale certo? L’emendamento approvato pone il limite dei 13,5 mld del DEF 2023. Saranno sufficienti se la delibera non dovesse essere approvata in tempi brevi?”.
Dichiarazione di Silvia Roggiani, deputata Pd
“Secondo la Corte dei Conti le città negli ultimi anni hanno realizzato quasi la metà degli investimenti pubblici italiani. I comuni dovrebbero progettare e realizzare interventi per 70 miliardi entro il 2026, con particolare focus sulle missioni mobilità sostenibile, rigenerazione urbana, qualità dell’abitare, cultura, trasporto pubblico di massa e tutela del territorio. Pochi giorni fa il presidente di ANCI ha scritto ai ministri Fitto e Giorgetti. Il governo ascolti gli Enti Locali. Ascolti i sindaci, ascolti i territori. La maggioranza non ha accolto i nostri emendamenti, ora ascoltino almeno le loro proposte. Mettano mano alla Piattaforma Regis, rispettino i tempi per i pagamenti ai soggetti attuatori, a partire dagli anticipi, e sostengano i comuni nell’aumento dei costi che devono affrontare”.
Così la deputata Pd Silvia Roggiani, intervenendo in Aula sul decreto per l’attuazione del Pnrr.
Dichiarazione di Anthony Barbagallo, capogruppo Pd commissione Trasporti Camera
“Il Pnrr è un’occasione unica per il nostro Paese. Ma c’è un buco nero che riguarda la trasparenza sui reali dati di attuazione dei progetti. Il Governo Meloni è inadempiente, anche da questo punto di vista, non rispettando quanto previsto dalla legge di bilancio 2021 che impegnava il governo a pubblicare i dati di attuazione finanziaria, fisica e procedurale di ciascun progetto. Così non è, sul sito www.italiadomani.gov.it l’ultimo aggiornamento risale a fine ottobre scorso. Un black-out informativo inammissibile su cui chiediamo chiarimenti urgenti all’Esecutivo”. Lo dichiara il capogruppo PD in commissione Trasporti della Camera e segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo, che ha depositato una interrogazione urgente sulle criticità sull’attuazione del Pnrr “in seguito ad una analisi approfondita basata su un corposo dossier realizzato da Cleo Li Calzi, componente della segreteria regionale del PD Sicilia e coordinatrice del dipartimento regionale Pnrr. “La mancata e costante diffusione dei dati di attuazione – spiega Barbagallo – impedisce di avere la reale situazione sulla spesa. Desta quindi perplessità pure l’ultimo provvedimento del governo che modifica la governace del Pnrr accentrando ulteriormente i poteri nelle mani di Palazzo Chigi senza offrire una concreta soluzione alle criticità sollevate da Bruxelles. Per l’esponente Pd, “desta inoltre preoccupazione che nel settore strategico della Salute il tasso di avanzamento della spesa a marzo 2023 sia dello 0,5%. Inoltre - conclude Barbagallo- non c’è ancora traccia delle piante (oltre un milione e 700 mila) che avrebbero dovuto rigenerare e rendere più salubre l’aria nella 14 Città metropolitane, già nel 2022. Conosciamo i dati solo attraverso la Corte dei Conti. Da queste verifiche – come scrivono i giudici contabili - è emerso che ‘solo alcune Città metropolitane sono andate oltre la fase di progettazione e la quasi totalità di esse ha piantato in vivaio semplici semi, invece di collocare piante già cresciute nei luoghi prescelti”.
“Illustrissimo Presidente,
è trascorso qualche giorno da un’altra mia lettera aperta indirizzata a Lei e al professor Nicola Mattoscio, nella quale ho condiviso una preoccupazione, che ho avvertito diffusa nella provincia di Pescara, a proposito del rischio dell’indissolubilità del vincolo tra la persona giuridica della Fondazione di origine bancaria di Pescara e quella fisica di chi la dirige da 27 anni, ruotando nei ruoli apicali ma fermo tenendone il timone.
La misurata laicità di chi mi legge mi ha dissuaso dall’impulso di richiedere un parere in materia al Tribunale Ecclesiastico Diocesano, confidando anche che potesse bastare la semplice guida della ragione a illuminarci sull’importanza che il limite temporale assume sempre nello svolgimento delle vicende umane, anche e soprattutto come una misura di salvaguardia per il loro stesso valore.
Tuttavia, molti interlocutori che mostrano di saperla lunga mi hanno sussurrato che, sino a quando vigerà in carica l’attuale Consiglio di indirizzo, tale vincolo non potrà mai essere risolto, neppure con l’intervento del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, malgrado l’universale potestà canonica di tale somma magistratura pontificia.
Non volendo arrendermi al pessimismo dell’intelligenza, continuo a pensare che si possa giungere a un giudizio condiviso con chi mi legge, genuinamente condiviso, sulla necessità di porre un termine allo svolgimento della funzione esercitata compiutamente per la vertiginosa e biblica durata di 10.000 giorni, come un tema in agenda per oggi e non per domani.
Del resto, conoscono un termine massimo di 10 anni i mandati dei sindaci, dei presidenti di regione, di 9 anni quelli dei membri della Corte Costituzionale e di 6 anni quelli dei membri delle autorità garanti. Si è posto un limite persino al mandato un tempo vitalizio del Governatore della Banca d’Italia e, ormai senza scandalo, persino il ministero del Papa può essere considerato a tempo.
Questi obblighi non nascono solo dall’esigenza di evitare potenziali cesarismi nella gestione degli enti interessati, ma anche e soprattutto dall’esigenza di scongiurare l’alea della sclerotizzazione che è connaturata all’illimitata coincidenza tra una esistenza individuale e il vertice di una istituzione: col trascorrere del tempo, chi guida tende a replicare orientamenti e prassi, correndo il rischio di far fronte sempre alle stesse questioni perché corrispondono al personale patrimonio di sensibilità e conoscenze, che per quanto vasto non esaurisce il mondo sensibile e sperimentabile. Gli stessi occhi vedono sempre le stesse cose, ignorando quelle che, essendo sconosciute, finiscono con l’apparire trasparenti, invisibili.
Accade così, ad esempio, che una grande emergenza sociale, come quella delle persone separate e divorziate in grave difficoltà economica, non riscontri misure di sostegno ad hoc da parte della Fondazione Pescarabruzzo, forse solo perché è una condizione che non è stata mai intercettata dagli apparati senzienti di chi dirige tale ente. Eppure è una condizione di “nuova povertà” in allarmante crescita, spesso nascosta dietro l’urgenza di difendere una dignità che è quotidianamente dissonante con bisogni primari che arrivano a riguardare persino il cibo. E sono persone che lavorano, che sino a qualche tempo prima conducevano un’esistenza normale, di cui cercano di salvaguardare la sembianza. La Fondazione potrebbe realizzare spazi accoglienti e discreti per permettere il soddisfacimento delle necessità quotidiane e recuperare fiducia e speranza.
Allo stesso modo la pur rilevante attività di sostegno alla cultura e all’arte appare orientata più dai criteri e dai gradimenti di chi è al vertice, che dalla capacità di supportare la libera e autonoma vitalità delle espressioni culturali pescaresi.
Passare la mano dopo aver meritato il pubblico riconoscimento per il proprio operato è un’esigenza talmente evidente, che non dubito che chi mi legge colga in tutta la sua verità, proponendosi anzi di incoraggiare il Consiglio di indirizzo a individuare una nuova personalità in grado di far conoscere un tempo nuovo alla Fondazione Pescarabruzzo, diretta con tanta oculata premura per un tempo così grande da Nicola Mattoscio.
Grato per la lettura, la comprensione e la condivisione, porgo cordialissimi e ben auguranti saluti”. Lo scrive il deputato del Pd, Luciano D’Alfonso, in una lettera aperta al Presidente della Fondazione Pescarabruzzo.
“Il ritardo per la costituzione della commissione bicamerale Antimafia non è più accettabile. A ormai oltre 6 mesi dall’avvio della Legislatura, facciamo appello alla presidenza della Camera e a tutti i gruppi parlamentari di mettere fine a questa serie di incomprensibili rinvii. Come è stato con chiarezza denunciato anche dalla Corte dei Conti, in un momento così delicato di forti rischi di infiltrazioni mafiose per progetti e lavori legati alle risorse del Pnrr e con le nuove norme che riformano, e secondo noi peggiorano, il codice appalti, serve che la commissione sia costituita e pienamente operativa”. Lo dichiarano i componenti designati dal Gruppo della Camera Partito democratico, Peppe Provenzano, Debora Serracchiani, Andrea Orlando e Anthony Barbagallo.
Occorre conoscere al più presto quadro ricadute anche in Liguria
“Per i ritardi e le incertezze del governo l’Italia rischia di perdere un’occasione unica di rilancio. Sono allarmanti i dati resi noti dalla Corte dei Conti sullo stato di avanzamento del Pnrr, soprattutto a causa della mancanza di personale in grado di portare avanti i progetti. Paure confermate dalle parole dello stesso ministro Fitto che ammette che molti progetti non saranno realizzabili senza un cambio di passo. Se il governo non si dimostra in grado di gestire questa situazione, il rischio è che Regioni e Comuni, compresi quelli liguri, perdano dei finanziamenti preziosi per il rilancio del Paese su sanità, dissesto, transizione ecologica e innovazione. Non possiamo permetterlo. Dobbiamo impegnarci per mettere a terra progetti sostenibili e utili per lo sviluppo dei territori. Il governo riferisca al più presto in Parlamento e faccia chiarezza in modo dettagliato della situazione e come pensa di intervenire per evitare il peggio”.
Così la deputata del Partito Democratico Valentina Ghio.
“L’emergenza idrica è alle porte e rischia di rendere drammatica l’estate per milioni di famiglie e imprese. Occorre che il governo prevenga i rischi di razionamento e protegga in primo luogo le fasce più deboli e fragili della popolazione. Servono misure immediate e misure strategiche. Tra le prime vi è la costituzione di scorte pubbliche di acqua potabile da parte di enti locali e autorità nazionali per tutelare scuole e ospedali, prevenendo rischi speculativi e di innalzamento dei prezzi”. Così in una nota il vicepresidente della commissione trasporti della Camera e già sottosegretario all’ambiente, Roberto Morassut.
“Tra le scelte strategiche - continua Morassut- vi è la progettazione di impianti di dissalazione (di cui l’Italia è l’unico paese privo) molto più efficaci e convenienti di nuovi invasi che presentano grandi problemi ambientali e manutentivi come dimostra il grave stato di interramento e ostruzione di molte dighe e invasi in servizio. Il Governo agisca adesso. Prepari un piano di breve e medio termine e lo porti in Parlamento”.