“Siamo insoddisfatti e allarmati dalla relazione del Garante che non ha risposto stamattina a nessuna delle domande dell’opposizione. In particolare a una: quando uno sciopero si può definire effettivamente generale? In Italia non c’è mai stato uno sciopero che investisse, come nell’odierna interpretazione della Commissione di garanzia, tutte le categorie del lavoro pubblico e privato contemporaneamente. Ad esempio, il lavoro domestico. Eppure nella storia del nostro Paese abbiamo avuto tanti scioperi considerati generali e non multi settoriali come è stato sostenuto oggi dalla Garante Bellocchi. Aver definito lo sciopero del 17 novembre come multisettoriale è legata al fatto che ha vincoli di durata più stringente. Una scelta che rischia di creare un precedente gravissimo. Ci troviamo dunque davanti a una decisione che temiamo sia squisitamente politica. Chiediamo che le audizioni nelle commissioni Lavoro e Trasporti continuino con i sindacati Cgil e Uil che hanno subito dal ministro Salvini la precettazione”.
Lo dichiarano Cecilia Guerra , responsabile Lavoro del Pd, e
Arturo Scotto, capogruppo in commissione Lavoro alla Camera del Pd.
“La decisione del Tar del Lazio di annullare il decreto sull’esposizione del prezzo medio della benzina, preteso dal ministro Urso, rappresenta un colpo definitivo al tentativo del governo di affrontare il tema del caro prezzi del carburante in modo demagogico e inefficace. Come avevamo denunciato con forza ma inascoltati, quelle misure non consentivano in nessun modo di contrastare gli aumenti, anzi, al contrario, potevano spingerlo verso l’alto. Oltre a nascondere il maldestro tentativo di scaricare sui distributori la responsabilità degli aumenti che sono invece imputabili totalmente al dilettantismo del governo. In questo caso, come in molti altri, si inventano soluzioni fantasiose solo per evitare in veri problemi che non si sanno affrontare”. Così il capogruppo in commissione Attività produttive del Pd, Vinicio Peluffo.
Dichiarazione di Piero De Luca, dell’ufficio di presidenza Gruppo Pd Camera
“I dati che emergono dal rapporto della Corte dei Conti sullo stato di attuazione del Pnrr sono estremamente preoccupanti perchè segnalano un ritardo drammatico rispetto all’attuazione del cronoprogramma relativo a impegni, investimenti, interventi previsti nei settori così delicati e strategici per il rilancio del nostro Paese. Chiediamo chiarezza e trasparenza. Il ministro Fitto venga in parlamento a dire qual è lo stato dell’arte su tutti i dati e le informazioni di cui siamo all’oscuro e che attengono al futuro dell’Italia”. Così Piero De Luca, dell’ufficio di presidenza del gruppo Pd intervenendo in aula alla Camera. "Chiediamo chiarezza sulla quinta rata – ha incalzato De Luca- poiché alla data odierna solo 10 obiettivi su i 69 inizialmente previsti sono stati realizzati. Non abbiamo poi notizie del negoziato con l’Ue rispetto all’approvazione delle modifiche evocate da Fitto, di 144 progetti sui 349 rimanenti. E non abbiamo più notizie – ha proseguito De Luca- rispetto al pagamento della quarta rata”. Per l’esponente Pd “non è più tollerabile questo stato di incertezza e di fumosità che arriva rispetto all’attuazione di un piano che riguarda settori decisivi, come sono quelli della messa in sicurezza dei nostri territori, la digitalizzazione del paese, l’efficientamento energetico, gli interventi sulle energie rinnovabili, la coesione sociale e territoriale. Per non ricordare quelli legati agli asili nido , alle palestre e alle mense scolastiche. Ci sono poi – ha concluso De Luca- gli interventi per la sanità pubblica con la colpevole scelta da parte del governo di cancellare 500 progetti di investimento in case e ospedali di comunità. Un vero disastro nei confronti di un settore dove viceversa occorrerebbe investire e non tagliare in modo da rafforzare le cure universali, garantite e gratuite per tutti.” Infine, De Luca ha ricordato come “ci preoccupano le notizie riguardanti gli oltre 13 miliardi riservati ai comuni per la riqualificazione delle periferie che il Governo ha definanziato e cancellato. Non sappiamo che fine hanno fatto quelle risorse o se saranno coperte in altro modo, e c’è il pericolo concreto di lasciare intere comunità in una situazione di enorme criticità”. De Luca ha quindi chiesto al governo e al ministro Fitto “un’operazione trasparenza” e di venire a riferire in aula.
“Ho partecipato all’edizione 2023 di Indo Pacific, una manifestazione internazionale che si svolge a cadenza biennale a Sydney, presso l'International Convention Center, specificamente dedicata all’industria della difesa navale e del commercio marittimo e considerata la più importante in Australia per la nautica militare ed i sistemi da difesa. L’evento, organizzato dall’Industry Defence & Security Australia, divisione no-profit di AMDA-Aerospace Maritime & Defence Foundation of Australia, conta sul supporto di tutte le entità governative australiane: in particolare, della Marina Militare (Royal Australian Navy), del Ministero della Difesa, del Ministero dell'Industria e del Dipartimento degli acquisti per la Difesa oltre che del Governo del New South Wales, dove ha luogo. Ogni edizione conta sulla presenza media di oltre 20.000 visitatori, più di 600 aziende espositrici provenienti da varie nazioni e circa 200 delegazioni governative e militari provenienti in prevalenza dai Paesi limitrofi. Ho partecipato insieme all’Ambasciatore d’Italia a Canberra, Paolo Crudele, al Console Generale d’Italia a Sydney, Andrea De Felip ,al Presidente della Camera di Commercio di Sydney Fabio Grassia e al segretario generale Rachele Grassi, accompagnati dalla Direttrice dell’Ufficio, Simona Bernardini, due delegazioni ufficiali della Difesa e della Marina Militare italiana coordinate dall’ Addetto militare italiano a Canberra, Marco Bertoli, con il Generale di brigata Luca Piperni e il colonnello Salvatore Trincone vicedirettore del 3° dipartimento “politiche industriali e relazioni internazionali”. Sono state avviate azioni di comunicazione a sostegno della presenza italiana e favorito il match-making tra i rappresentanti delle aziende italiane presenti e le delegazioni estere in visita, in collaborazione con l’Addetto militare italiano a Canberra. Per affrontare i rischi strategici attuali, si raccomanda un cambiamento nella struttura delle forze armate Australiane. Si enfatizza la necessità di un processo di acquisizione di capacità più efficiente e di bilanciare l'industria australiana con l'acquisizione tempestiva di attrezzature e tecnologie provenienti dall'estero.” Cosi Nicola Carè, deputato del Pd eletto all’estero, componente della Commissione difesa e dell’assemblea parlamentare Nato.
“Pur restando in doverosa attesa della documentazione ufficiale definitiva, l’accordo con l’Albania, come sbandierato dal Governo, appare solo una scorciatoia propagandistica, tanto inefficace quanto pericolosa per il rischio di grave violazione di norme europee ed internazionali. Pensare di affrontare il tema della gestione delle politiche migratorie con due centri in territorio albanese, non si comprende bene in che modo sottoposti alla giurisdizione italiana, è una velleità che sfiora il ridicolo. Si tratta di una cortina fumogena per mascherare il fallimento di un anno di governo sul tema a livello nazionale ed europeo, considerato che da inizio anno a oggi sono arrivati in Italia ben 150mila migranti e che nessun passo avanti sostanziale si è visto a Bruxelles in particolare sulla riforma di Dublino, a causa delle resistenze in particolare degli alleati sovranisti della Premier Meloni. La soluzione annunciata peraltro rischia di produrre enormi complicazioni pratiche e violazioni di diritti umani e norme sul diritto di asilo, come il divieto di respingimenti di massa, su cui l'Italia è stata già condannata dalla Corte EDU nel 2012. Insomma, siamo di fronte all’ennesimo atto di bassa propaganda”.
Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche Ue della Camera.
“La proposta di autonomia secessionista che il governo sta portando avanti rischia di produrre un disastro sociale ed economico nel Mezzogiorno e quindi nell'intero Paese. Così com'è configurata, senza definire e finanziare prima i Lep su tutte le materie, senza precisare i costi e fabbisogni standard per superare i criteri della spesa storica, lasciando la possibilità per le Regioni di compartecipazione al gettito fiscale, e senza definire un adeguato fondo perequativo, richiesto dall'articolo 119 della Carta, il disegno di legge Calderoli cristallizza i divari esistenti e aumenterà le diseguaglianze nei prossimi anni tra Nord e Sud in termini di diritti, servizi e opportunità”. Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo PD in commissione bicamerale Questioni Regionali, al convegno “L’economia regionale differenziata, il ruolo del Parlamento nella costruzione della Riforma”, appena concluso alla Fondazione Banco di Napoli.
“Con la legge di bilancio si colpiscono pesantemente centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, in particolare i dipendenti degli enti locali, degli Ufficiali giudiziari, delle aziende sanitarie, delle aziende ospedaliere del Servizio sanitario nazionale e delle aziende pubbliche dei servizi alla persona. Una cosa vergognosa. Il governo decide, in maniera inspiegabile, un ricalcolo al ribasso del rendimento delle pensioni. Uno scherzetto che costerà a migliaia di professionisti una perdita consistente. Dopo il definanziamento al Sistema Sanitario Nazionale, si colpiscono i lavoratori dei servizi pubblici, essenziali categorie che vivono da anni, sulla propria pelle - si pensi ai medici - le difficoltà quotidiane dei tagli rimanendo però la prima interfaccia per i cittadini. Il governo Meloni-Salvini oltre a tutte le bugie raccontate ai cittadini sulle pensioni aggiunge anche questo schiaffo al mondo del lavoro. È inaccettabile, daremo battaglia in Parlamento e scenderemo in piazza l'11 Novembre a Roma, per impedire questo sopruso e smascherare questo governo di bugiardi”. Così in una nota Marco Furfaro, deputato e componente della segreteria del Partito Democratico.
"Oggi prenderò parte alla giornata di ascolto organizzata dal Partito Democratico e rivolta ad alcune realtà politiche e sociali particolarmente colpite dalla crisi economica. In particolare sarò presente al confronto con i "ragazzi delle tende", che in questi mesi hanno protestato in tutta Italia dormendo in tenda davanti alle loro università. Protestano contro l'asfissiante costo degli affitti, contro un definanziamento strutturale del diritto allo studio e contro un Governo non disposto ad ascoltarli, se non di facciata. Ad esempio il Governo Meloni perde un'occasione scegliendo di non regolamentare gli affitti brevi, uno dei principali fattori di scarsità di abitazioni a disposizione per gli studenti e di innalzamento dei prezzi. Sono poi d'accordo con la posizione del Partito Democratico, ossia che sul piano strutturale la strada deve essere quella di puntare con decisione sul rilancio dell'edilizia universitaria pubblica, attraverso anche la riqualificazione di immobili dismessi presenti nelle città. Su questo il privato può svolgere una funzione ausiliaria e complementare per affrontare l'emergenza nell'immediato, ma non può diventare l'unico destinatario, ad esempio, delle risorse previste dal PNRR. Per questo almeno il 50 per cento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate a soggetti privati vengano investite in nuovi alloggi per studenti coperti dal diritto allo studio.
Le associazioni studentesche e le opposizioni le loro loro proposte le hanno, e le hanno presentate nelle sedi opportune: ora il Governo si assuma la responsabilità di ascoltarli e darne attuazione. Nel frattempo auguro all'Unione degli Universitari, Primavera degli Studenti, Link - Coordinamento Universitario e di Sinistra Universitaria di non arrendersi!".
Lo dichiara la deputata Dem Rachele Scarpa.
“Dobbiamo compiere tutti insieme uno sforzo fondamentale. Poiché condividiamo il giudizio su Hamas, anzi noi siamo forti come Unione europea di essere stati coloro che hanno dichiarato per primi Hamas organizzazione terroristica, rivelata la natura di Hamas, a questo punto la lotta contro Hamas non possiamo delegarla soltanto ad Israele. Ma è una lotta che deve condurre la comunità internazionale con due linee politiche, che peraltro avevamo condiviso con il governo, che noi richiamiamo alla coerenza: isolamento politico e internazionale di Hamas e separazione netta di Hamas dalla causa palestinese. Perché noi abbiamo chiesto all’Anp, per quanto debole e delegittimata, di prendere le distanze da Hamas. La tregua umanitaria serve a isolare sul piano internazionale Hamas e ad evitare di infiammare le piazze arabe sulla catastrofe umanitaria che si sta realizzando a Gaza. La comunità internazionale, allo stesso tempo, deve farsi carico della causa palestinese e della soluzione ‘due popoli, due Stati’, perché questo svuota e separa definitivamente Hamas dalla causa palestinese. Da lì deriva anche la sicurezza stessa di Israele, che Netanyahu in questi anni e non solo il 7 ottobre non è stato in grado di garantire, nonostante fosse la sua promessa”.
Così il deputato e responsabile Esteri del Pd, Giuseppe Provenzano, a Omnibus su La7.
“Sono davvero sorpreso e contrariato dalle nostre posizioni sulle politiche abitative, espresse oggi in un convegno assembleare e con un documento enciclopedico e incomprensibile”. Lo scrive in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, vice presidente della Commissione Trasporti a Montecitorio e capogruppo dem nella Commissione Periferie.
“Siamo grande partito popolare - continua - e a chi vive questo incubo, a causa di anni di abbandono e ignavia da parte di tutti i governi, non dobbiamo offrire bandiere ma politiche di riforma serie. Trovo incredibili le norme proposte sugli affitti brevi che accendono assurdi conflitti tra poveri e se mi sarà offerta una sede di partito dirò il perché. Tutto questo mentre il patto tra la grande impresa turistica multinazionale e la grande rendita urbana viaggia col vento in poppa e senza ostacoli”.
“Non trovo alcuna norma credibile di rilancio dell’Erp - spiega ancora Morassut- aldilà di rituali enunciazioni; e nessuna misura per ottenere dalla grande rendita immobiliare, che consuma il lusso delle città, adeguati corrispettivi per politiche pubbliche e per incidere sostanzialmente sullo sfaldamento delle nostre periferie, solo decantate alla prova dei fatti. Non trovo alcuna norma seria e moderna di gestione del patrimonio abitativo pubblico esistente, in una logica di tutela delle famiglie e di effettiva sburocratizzazione”.
“Oggi - continua il deputato dem- serie politiche abitative sono possibili solo se legate organicamente ad una riforma del governo del territorio e di contenimento del consumo di suolo che riequilibri davvero i rapporti sociali con la rendita immobiliare. Tre facce della stessa medaglia che devono confluire in un ‘Land Act’ serio e organico che rifondi definitivamente il decrepito quadro legislativo degli anni 60 e 70”.
“Mi auguro dunque che si abbandoni la propaganda e il gusto delle bandiere e che si possa discutere con serietà di tutto questo nelle sedi del partito e dei gruppi per dare un po’ di speranza a chi l’ha persa o non l’ha mai avuta”, conclude.
“Da quando si è insediato, il Governo ha attaccato e indebolito il Sud in ogni azione. Dal progetto di autonomia differenziata secessionista della Lega, ai tagli del reddito di cittadinanza e dei fondi per la non autosufficienza, dalla cancellazione dei 13 miliardi di euro del Pnrr di investimenti dei Comuni per le periferie, al taglio di 500 investimenti in ospedali e case di comunità previsti sempre nel Pnrr, fino al definanziamento di 300 milioni di euro dello stesso Pnrr per valorizzazione dei beni confiscati alla mafia. Tutte misure che stanno producendo o rischiano di produrre un impatto drammatico in particolare nel Mezzogiorno”.
Lo dichiara il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue.
“Come se nulla fosse – continua De Luca - il Governo approva un Decreto che si occupa del Sud solo nel titolo ma che nella sostanza rappresenta l'ennesimo atto ostile nei confronti del Meridione. Si blocca e complica l'utilizzo delle risorse FSC, circa 26 miliardi di euro, e si cancella l'attuale strumento delle Zes prendendo in giro il Paese con l'idea di un'unica Zes in tutto il Sud. La verità è che resta solo il titolo di questo strumento che viene completamente depotenziato è svuotato. Un becero gioco delle tre carte. Una vera e propria truffa ai danni dello sviluppo del Mezzogiorno e quindi dell'intero Paese. Continueremo la nostra battaglia in Parlamento e nelle piazze per bloccare i disastri della destra”.
“Il reato di tortura va sempre perseguito. È quanto afferma la Corte Costituzionale che definisce come ‘non accettabile la paralisi sine die del processo per i delitti di tortura commessi da agenti pubblici, quale deriverebbe dall’impossibilità di notificare personalmente all’imputato gli atti di avvio del processo a causa della mancata cooperazione dello Stato di appartenenza’. Nella fattispecie del caso Regeni, su cui la Corte si è pronunciata ieri, l’impossibilità della notifica non può creare ‘un’immunità de facto’. Alla luce di questa sentenza sarebbe un’assurdità giuridica se il governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene, proseguissero nei loro intenti di modifica e addirittura di abolizione del reato di tortura, che, come ci ricorda la Corte, lede, tra l’altro, i diritti inviolabili della vittima (articolo 2 della Costituzione) e il principio di ragionevolezza (articolo 3 della Costituzione)”. Lo dichiara in una nota la deputata dem Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
“Pretendiamo di conoscere i contenuti del Memorandum”
L’audizione del ministro Urso sul futuro dell’Ex Ilva non ci ha per niente tranquillizzato, anzi ha aggiunto soltanto ulteriore incertezza ad una crisi già molto complicata. Urso si è trovato costretto ad ammettere che il memorandum firmato dal ministro Fitto con Arcelor-Mittal esiste, ma di fatto non ne ha illustrato i contenuti di cui presumibilmente è all’oscuro lui stesso. Pretendiamo a questo punto che il sia Parlamento che le rappresentanze sindacali vengano immediatamente informati dei contenuti del Memorandum, che costituirebbe un cambio di rotta radicale rispetto alla riconversione dello stabilimento siderurgico più importante d’Italia. Se poi si confermassero le indiscrezioni a proposito del protocollo, definito eufemisticamente una tappa dall’ignaro Urso, che riferiscono di due miliardi di euro trasferiti ad Acelor senza chiari impegni sul processo di rilancio di Ilva, ci troveremmo di fronte alla conferma della politica “dell’assegno in bianco” già praticata dal governo con il cosiddetto decreto Ilva. Soldi pubblici utilizzati per ripianare una gestione fallimentare dei privati. Chiediamo inoltre di sapere che fine abbia fatto il miliardo di euro del Pnrr stanziato per accelerare il processo di decarbonizzazione, che il governo Meloni ha deciso di cancellare per spostarlo sui Fondi per lo sviluppo e la coesione. Oggi il ministro Urso ha parlato di un trasferimento tecnico, ma di fatto non abbiamo nessuna certezza di quelle risorse.
Così i deputati PD della commissione Attività produttive della Camera.
“Con i nostri emendamenti abbiamo provato a migliorare un decreto che anziché parlare di coesione e sviluppo, crea solo una grande illusione. L’illusione nei confronti delle imprese che vorranno usufruire dei vantaggi che offrono le Zes, ma che al momento, non hanno alcuna copertura economica. Per non parlare delle tante piccole e medie imprese che verranno tagliate fuori da una norma insensata che prevede una soglia minima di investimento pari a 200mila euro. Avevamo chiesto inoltre di avere nuove assunzioni per la nostra pubblica amministrazione, così come la stabilizzazione degli attuali lavoratori precari che hanno acquisito importanti conoscenze. Ma questo decreto, oltre a non affrontare nessuna delle importanti questioni che riguardano il Sud continente anche due articoli che il Pd ritiene assolutamente inaccettabili. Due articoli in materia di immigrazione che non solo aumentano fino a diciotto mesi la possibilità di trattenere in un Cpr chi fugge da guerra e povertà, ma che definisce addirittura tali strutture quali siti per la difesa e la sicurezza nazionale. Per queste ed altre ragioni ci siamo opposti e continueremo ad opporci ad un provvedimento che è contro il Mezzogiorno, mentre dovrebbe rappresentare una grande occasione di sviluppo e crescita del nostro Paese. Ma da un governo che sostiene un progetto come quello dell’autonomia differenziata, c’era da aspettarselo”.
Lo scrivono in una nota i componenti della commissione Bilancio della Camera.
"Oggi la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso che il sindaco leghista di Pontinvrea, Matteo Camiciottoli, aveva fatto contro la sentenza d'Appello che lo condannava per diffamazione aggravata a mezzo social nei mie confronti. La sentenza è, dunque, definitiva.
Il sindaco leghista di Pontinvrea Matteo Camiciottoli, aveva suggerito che gli autori di uno stupro avvenuto tempo prima trascorressero i domiciliari “a casa della Boldrini, magari le mette il sorriso”.
Camiciottoli si era rivolto nei miei confronti con un carico di odio che non poteva passare sotto silenzio. Non solo per l'umiliazione rivolta a me, ma anche per quella rivolta a tutte le donne che uno stupro l'hanno subito davvero.
Tra l'altro, la decisione della Corte arriva nel giorno in cui, alla Camera, discutiamo proprio di violenza sulle donne e violenza domestica. E questo le dà anche un valore simbolico.
Abbiamo vinto, insieme con le associazioni che si erano costituite parte civile e che ringrazio ancora una volta.
Mai arrendersi davanti alla violenza, qualsiasi forma assuma. Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD e Presidente del Comitato Permanente della camera sui diritti umani nel Mondo.