“Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Il ministro Urso, nonostante le critiche arrivate da tutto il mondo industriale – comprese quelle di Confindustria, che ha ribadito oggi stralcio dell’articolo 30 della legge sulle Pmi – ha appena chiuso il tavolo con parti sociali confermando che il Governo andrà avanti con il testo così com’è della legge sulle piccole e medie imprese. La sua ostinazione rischia di far sbattere il Made in Italy contro norme che non tutelano le aziende virtuose e i lavoratori. L’articolo 30 di cui ribadiamo la richiesta di stralcio resta un punto critico: riguarda i subappalti nel settore moda, dove è fondamentale garantire trasparenza, legalità e condizioni dignitose per i lavoratori. Continuiamo a chiedere interventi correttivi che impediscano pratiche di sfruttamento e valorizzino le imprese che rispettano le regole. Il Parlamento deve poter legiferare senza forzature: la legge sulle PMI è troppo importante per il settore moda e per il Made in Italy per essere portata avanti con ostinazione e superficialità”. Così i componenti delle Commissioni Attività produttive e Lavoro della Camera, Alberto Pandolfo, Arturo Scotto e Christian Di Sanzo.
“Il rapporto Made in Immigritaly di Fai Cisl e Centro Studi Confronti, presentato su mia iniziativa oggi alla Camera, mette nero su bianco una verità che la politica, soprattutto al governo, continua a eludere: l’agroalimentare italiano si regge strutturalmente sul lavoro delle persone immigrate. I numeri non lasciano spazio a interpretazioni. Nel settore agricolo lavorano circa 362mila persone straniere regolarmente occupate. Esse coprono il 31,7% delle giornate lavorative complessive: quasi un giorno di lavoro agricolo su tre è svolto da un lavoratore immigrato. Senza lavoro migrante intere filiere non funzionerebbero. Ma a questa verità economica non corrisponde una verità politica. È qui che entra in gioco la responsabilità del governo. Si moltiplicano gli annunci sulla ‘lotta al caporalato’, ma i risultati concreti restano drammaticamente insufficienti”.
Così Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e componente della commissione Agricoltura, intervenendo alla presentazione della ricerca “Made in Immigritaly” curata da Maurizio Ambrosini, Rando Devole e Paolo Naso, sotto la guida di Claudio Paravati, direttore del Centro Studi Confronti, dove hanno partecipato anche Antonella Forattini, capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Alessio Mammi, assessore alle Politiche Agricole della Regione Emilia-Romagna, Onofrio Rota, segretario generale della Fai Cisl Nazionale e Sauro Rossi, segretario confederale della Cisl.
“Oltre il 60% delle aziende agricole controllate - ha aggiunto Vaccari - presenta irregolarità. Si stima che circa 230mila lavoratori agricoli siano a rischio grave di sfruttamento, e nove su dieci sono persone di origine straniera. Il caporalato non è un residuo del passato. In questo contesto c'è da registrare anche il fallimento del sistema dei flussi e del click day, figlio di una impostazione ideologica e sbagliata. Occorrerebbe una scelta di responsabilità, a cominciare dalla difesa della dignità del lavoro agricolo che significa qualità del cibo, tenuta dei territori rurali, l’idea stessa di Made in Italy come eccellenza fondata sul lavoro giusto. Allora sì - ha concluso - che potremo valorizzare ulteriormente la cucina italiana quale patrimonio dell'Unesco, anche da un punto di vista etico e dei diritti”.
“Sulla cannabis light si è aperto un grande caso generato dal Governo, che sta mettendo in ginocchio un intero settore industriale del nostro Paese. Un clima di incertezza normativa e un vero e proprio pasticcio legislativo stanno compromettendo ingenti investimenti di imprese italiane, penalizzando un comparto agricolo innovativo che dà lavoro a migliaia di giovani. Il Governo smetta di alimentare confusione sul tema della canapa e faccia un passo indietro rispetto a decisioni assurde e ideologiche. Lo faccia immediatamente, lo faccia per salvare una filiera oggi fortemente penalizzata. La canapa industriale, proveniente da varietà certificate e a basso contenuto di THC, non rappresenta una minaccia per la sicurezza pubblica: al contrario, è una risorsa strategica per l’economia verde e per il Made in Italy. Serve una cornice normativa stabile e chiara, che tuteli chi opera nella legalità, garantisca tracciabilità e controlli seri e ponga fine a un approccio punitivo e ideologico. Con un decreto-legge urgente, la maggioranza ha messo in ginocchio un intero settore produttivo. La vera urgenza, oggi, dovrebbe essere quella di porre fine a questa follia” così il responsabile sicurezza del Pd, il deputato democratico Matteo Mauri
v e radio locali rappresentano un caposaldo per l’informazione nei territori, fornendo servizi e notizie che non rientrano nel main stream e soprattutto garantiscono anche occupazione a tecnici e giornalisti. Per questo riteniamo che sia molto grave il taglio di 20 milioni l’anno per il triennio 2026-2028 previsto da un emendamento governativo alla legge di bilancio”. Lo dichiara il capogruppo Pd in commissioni Trasporti e telecomunicazioni, Anthony Barbagallo. “Daremo battaglia in Parlamento per ripristinare il Fondo e e cancellare inoltre – aggiunge – la proposta che consente al presidente del consiglio dei ministri di rimodulare il riparto del Fondo con decreto, escludendo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, titolare delle competenze sul settore. Siamo alle solite, ci troviamo di fronte al solito sopruso di un governo che protegge le lobby, che si fa forte con i deboli e – conclude – si gira dall’altro lato dinanzi ai potenti”.
Nella discussione in commissione sul ddl PMI, la maggioranza ha bocciato il nostro emendamento che prevedeva risorse per rafforzare il distretto tessile di Prato, proprio mentre il comparto moda e le tante aziende nel territorio pratese affrontano una delle fasi più difficili degli ultimi anni. È una scelta incomprensibile e dannosa: Prato è uno dei poli manifatturieri più importanti d’Europa, produce lavoro, innovazione ed export, ma il Governo decide di lasciarlo senza strumenti adeguati. A parole difendono il Made in Italy, nei fatti negano interventi concreti per sostenere imprese che rispettano le regole, investono in qualità, sicurezza sul lavoro, transizione ecologica e digitale. Il distretto non chiede eccezioni, ma che lo Stato riconosca il suo valore strategico. Noi continueremo a riproporre queste misure in ogni sede utile: perché lasciare sola Prato significa indebolire un intero settore e perdere un pezzo di futuro industriale del Paese”.
Lo dichiarano Marco Furfaro e Christian Di Sanzo, deputati del Partito Democratico.
“Il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco è una notizia che ci riempie d’orgoglio. È il coronamento di un percorso lungo, fatto di tradizioni, competenze, creatività e lavoro quotidiano. Una vittoria dell’Italia e degli italiani: di chi coltiva, produce, trasforma, cucina e accoglie. L’agroalimentare è da sempre una punta di diamante del nostro Made in Italy; la ristorazione è un vero e proprio settore industriale strategico, capace di generare ricchezza, occupazione, turismo e cultura. Parliamo di 328 mila imprese, 60 miliardi di fatturato diretto e oltre un milione e mezzo di lavoratrici e lavoratori: una filiera complessa e integrata, strettamente connessa all’enogastronomia e al turismo, che ogni giorno porta l’Italia nel mondo. Adesso, dopo questo traguardo così importante e significativo, serve un cambio di passo e scelte all’altezza: Prendiamo questo riconoscimento non per considerarci arrivati ma per dare sostanza e seguito ; convochiamo gli attori veri del sistema delle filiere agroalimentari e della ristorazione e facciamo una legge, a partire appunto da una legge sulla ristorazione che introduca norme di sistema, con una strategia vera, investimenti adeguati e strumenti concreti per affrontare le sfide dell’innovazione, del lavoro, della sostenibilità e dell’internazionalizzazione. Oggi l’Unesco certifica ciò che il mondo già sapeva: la cucina italiana è un patrimonio unico, un bene comune, un elemento identitario che unisce generazioni, territori e culture. Ora tocca alla politica dimostrarsi all’altezza di questo riconoscimento, sostenendo davvero chi ogni giorno contribuisce a renderlo possibile.
Il Partito Democratico c’è” così i deputati democratici, componenti della commissione attività produttive della camera, Andrea Gnassi, Alberto Pandolfo e Vinicio Peluffo.
“Nella giornata di ieri la commissione Ecomafie su mia richiesta, con l'adesione del presidente Morrone, che ringrazio per la pronta disponibilità, ha richiesto alla Procura di Mantova la trasmissione di tutti gli atti d’indagine, inclusi i verbali delle operazioni dei Nas e dell’Asl relativi all’azienda Brevini. Ulteriori elementi richiesti hanno riguardato le autorizzazioni della struttura e i documenti sulla tracciabilità delle carni lavorate. Serve acquisire tutti gli elementi necessari per approfondire l’inchiesta giornalistica avviata da Report nelle settimane scorse per poter valutare gli eventuali elementi di violazione delle norme sanitarie e commerciali in ambito agroalimentare. Servono rigore e trasparenza per contrastare le frodi alimentari, difendere la salute pubblica e i consumatori e tutelare così il Made in Italy”.
Così il capogruppo Pd in commissione Ecomafie e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
"Oggi abbiamo partecipato al tavolo di crisi, convocato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sulla Yoox. Oggi è stata raggiunta una intesa fra le parti, che ha chiuso positivamente la vertenza in atto. Un risultato di grande valore, raggiunto oggi dopo un lungo periodo di confronto. Un esito positivo reso possibile, in primo luogo, dalla determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori, che si sono mobilitati da subito. Grazie alle Organizzazioni Sindacali ed alla azienda per come hanno condotto la trattativa in modo costruttivo. Fondamentale è stato l' impegno delle istituzioni, che hanno lavorato insieme e a cui abbiamo provato a contribuire in sede parlamentare". Così Andrea De Maria e Virginio Merola, deputati PD.
Ora il rilancio dell’intera area del Casone
“L’accordo tra Nuova Solmine e Venator Italia per l’acquisizione dello stabilimento di Scarlino (Grosseto) è una vittoria per tutto il territorio e rappresenta finalmente un segnale positivo per il futuro di un’impresa storica e per i lavoratori coinvolti. Questo sito, unico in Italia nella produzione di biossido di titanio, ha un valore strategico non solo a livello locale ma per l’intero comparto industriale nazionale. Con questa operazione si va inoltre delineando la nascita di un gruppo chimico destinato a diventare tra i più significativi del paese, con importanti ricadute sulla competitività dell’intero settore: lo dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente della Camera, presente oggi all’incontro sulla vertenza aziendale presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Siamo fiduciosi che con il supporto delle istituzioni la procedura di acquisizione possa essere accompagnata da un serio piano industriale, trasparente e sostenibile, capace di garantire l’occupazione, tutelare l’indotto e offrire concrete prospettive di rilancio. Entro tre mesi tutti i lavoratori saranno reinseriti. Il territorio e le famiglie non sono stati lasciati soli in questa fase di incertezza. Ora è fondamentale che il grande lavoro svolto, frutto della collaborazione tra sindacati, aziende, associazioni e istituzioni, prosegua e si traduca in un accordo di programma in grado di rafforzare le connessioni infrastrutturali, migliorare i livelli ambientali delle imprese e aumentare le opportunità occupazionali dell’intera area del Casone”: conclude.
Serve scelta condivisa nell’interesse del Paese
“Il Partito Democratico nel sostenere in Aula al Senato le ragioni dell’approvazione del disegno di legge sulle disposizioni sanzionatorie a tutela dei prodotti alimentari italiani aveva dato seguito agli auspici del ministro dell’Agricoltura Lollobrigida per una scelta condivisa nell’interesse del Paese. Oggi alla Camera chiediamo però che il governo introduca le parti mancanti generate dalla riforma Caselli. Ci riferiamo, ad esempio, alla riduzione del delitto di agropirateria a semplice aggravante della frode e all’esclusione delle prove sperimentali tra quelle direttamente ammissibili. A differenza del decreto Terra dei Fuochi, inoltre, si registra una sostanziale riduzione. La violazione del Made in Italy (vendita di prodotti con segni mendaci), infatti, è punita con la multa fino a 20mila euro e la reclusione da tre a 18 mesi e non si applicano le intercettazioni telefoniche almeno alle ipotesi citate di agropirateria. Possiamo risolvere velocemente queste integrazioni con una corsia preferenziale concordata tra tutti i gruppi e concludere dopo l’approvazione della legge di bilancio con la votazione definitiva del provvedimento. Chiediamo a Lollobrigida quell’atto di responsabilità che aveva chiesto a tutti i parlamentari e che sostanzialmente ha ricevuto vista l’assenza di voti contrari al Senato. Ci vuole solo un po’ di coraggio, ci auguriamo che il ministro e la maggioranza possano trovarlo qui alla Camera”.
Così i capigruppo Pd alla Camera, Stefano Vaccari (commissione Ecomafie), Antonella Forattini (commissione Agricoltura) e Federico Gianassi (commissione Giustizia), in una lettera aperta inviata al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
“Denunciamo l’allarme contenuto nel Rapporto Confindustria sulla tenuta del sistema produttivo italiano. Il documento fotografa con chiarezza una realtà che denunciamo da tempo: la manifattura italiana ha grandi potenzialità, ma continua a essere frenata da fragilità strutturali e da una totale assenza di visione da parte del governo”. Così i deputati dem Alberto Pandolfo, capogruppo in commissione Attività produttive e Vinicio Peluffo, vicepresidente della stessa commissione.
Secondo gli esponenti Pd, “produttività stagnante, investimenti insufficienti, ritardi nella transizione energetica e digitale” compongono un quadro particolarmente preoccupante. Un elemento, evidenziano, emerge con forza: “le imprese italiane continuano a pagare l’energia più cara d’Europa, con un differenziale di costo che penalizza manifattura, distretti energivori e filiere ad alta intensità produttiva”. Nonostante il riassestamento dei mercati europei, spiegano, “per molte realtà industriali il prezzo dell’energia resta più alto rispetto ai competitor tedeschi e francesi, comprimendo margini, competitività e capacità d’investimento”. A ciò si aggiungono, “non solo i salari italiani, tra i più bassi in Europa in termini reali, che non crescono da oltre un decennio, con rischi per domanda interna, qualità del lavoro e capacità delle imprese di attrarre competenze ma anche l’esaurimento delle misure Transizione 4.0 e 5.0 e la gestione improvvisata degli incentivi, che ha messo in difficoltà migliaia di imprese, soprattutto PMI”.
“Il Paese – concludono Pandolfo e Peluffo - non può andare avanti a colpi di annunci e stop improvvisi. Servono stabilità, programmazione e strumenti efficaci per sostenere innovazione, filiere strategiche ed energia competitiva. E’ in questo momento di difficoltà che il governo deve assumersi la responsabilità di una politica industriale all’altezza delle sfide globali. Senza una strategia seria, a pagare rischiano di essere i lavoratori, distretti e intere filiere del Made in Italy”.
“L’aggressione di ieri al Macrolotto non è un episodio isolato, ma l’ennesimo sintomo di un sistema che vive di sfruttamento, paura e violenza.” Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo Pd in Commissione Affari Sociali, intervenendo in Aula proprio per chiedere un'informativa urgente al Governo sulla situazione di Prato. “Sono arrivato pochi minuti dopo: lavoratori feriti, agenti della Digos contusi, un clima che non dovrebbe esistere in un Paese civile. A Prato lo sfruttamento è diventato un modello di business”.
Furfaro richiama “il lavoro fondamentale di associazioni, fondazioni e realtà come la campagna Abiti puliti, che da anni denunciano questo sistema criminale” e condanna “la vergognosa narrazione del ‘conflitto etnico’ usata da qualcuno per distogliere lo sguardo dal vero nodo: lo scontro è tra padroni e chi è sfruttato”.
“Ed è ancora più grave – aggiunge – che mentre i lavoratori vengono picchiati se scioperano, il governo Meloni porti avanti un ddl che introduce lo scudo penale per chi sta in cima alla filiera dello sfruttamento, le grandi aziende del Made in Italy che con questa norma potranno subappaltare ad aziende criminali senza correre il minimo rischio. Va stralciata subito. Tutto il resto è propaganda.”
“Mollicone come l’avvocato Giangiacomo Pignacorelli in Selci interpretato da Alberto Sordi nel magnifico film 'Troppo forte' di Carlo Verdone. Il presidente della commissione cultura si sveglia infatti oggi economista e si mette a sproloquiare contro le opposizioni sulla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane e gli effetti drammatici che i dazi di Trump stanno determinando al Made in Italy. Purtroppo per Mollicone, ma soprattutto purtroppo per gli italiani, sono i dati ufficiali a parlare: dall’ Istat a Confindustria fino alla Commissione europea è un elenco di sconfitte e fallimenti sul terreno economico per il governo Meloni. Senza il Pnrr l’Italia sarebbe in recessione e le politiche del governo stanno addirittura lavorando al contrario visto comprimono gli effetti positivi sulla crescita degli investimenti del Pnrr stesso. Un fallimento su tutta la linea. Mollicone guardi in faccia la realtà e smetta di recitare a soggetto, il suo ruolo imporrebbe serietà” così una nota del capogruppo democratico nella commissione bilancio della Camera Ubaldo Pagano.
"Siamo al fianco dei sindacati e dei lavoratori della Vantive-Gambro Dasco a Medolla, in provincia di Modena, che hanno proclamato lo stato di agitazione per chiedere chiarezza alla proprietà sulle prospettive di sviluppo e rilancio di un azienda considerata, ancora oggi, nonostante la crisi e le incertezze, simbolo del sistema biomedicale modenese per la specifica specializzazione in soluzioni per la terapia renale e degli altri organi vitali".
Lo dichiarano i deputati emiliani del PD, Stefano Vaccari, Maria Cecilia Guerra e Andrea De Maria, che hanno depositato ieri una interrogazione ai ministri delle Imprese e del Made in Italy e del lavoro e delle Politiche sociali.
"Da mesi, nonostante le sollecitazioni - proseguono i parlamentari Dem - l'Azienda non dà risposte sul futuro e sulla direzione che intende intraprendere e al contempo si registra un preoccupante calo delle vendite dei macchinari prodotti. Per di più i livelli occupazionali sono stati garantiti utilizzando i contratti di solidarietà per 13 mesi su 17. È impossibile continuare a procedere al buio senza quelle certezze che possono essere date solo con un adeguato piano industriale, al momento inesistente. Lo attendono in primis i 500 lavoratori di Medolla ai quali occorre garantire stabilità occupazionale", che ieri hanno avuto la solidarietà dei sindaci e dei segretari regionale e provinciale del Pd, Tosiani e Menozzi.
"Il distretto biomedicale di Mirandola non può permettersi la crisi di un altra Azienda cosi importante. Per questo con l'interrogazione abbiamo chiesto ai Ministri Adolfo Urso ed Elvira Calderone di intraprendere urgenti iniziative a difesa dei posti di lavoro e a sostegno del distretto biomedicale. Sarebbe necessario che i ministri - concludono Vaccari, Guerra e De Maria - aprano un tavolo di crisi con la partecipazione dei rappresentanti aziendali, sindacali e istituzionali con l'obiettivo di indicare soluzioni condivise per evitare chiusure, anche parziali dell'Azienda e per definirne il pieno rilancio economico e produttivo, come già accaduto per altre imprese in crisi".
“L’ordinanza del Consiglio di Stato che rimette alla Corte di Giustizia Europea la decisione sulla produzione e vendita delle infiorescenze di canapa è un passo nella giusta direzione. È tempo che il massimo organo giudiziario europeo faccia chiarezza sulle scelte del Governo italiano, che stanno penalizzando un comparto agricolo innovativo e con migliaia di giovani addetti come questo. Il Governo smetta di alimentare confusione sul tema della canapa, faccia un passo indietro dalle decisioni assurde che ha assunto e affronti la questione con serietà, aprendo un confronto con la filiera per definire regole certe e nel pieno rispetto delle norme europee. La canapa industriale, proveniente da varietà certificate e a basso contenuto di THC, non è una minaccia per la sicurezza ma una grande risorsa per l’economia verde e per il Made in Italy.
Serve una cornice normativa stabile che tuteli chi lavora nella legalità, con tracciabilità e controlli seri, e che metta finalmente fine a un approccio ideologico e punitivo. Con un decreto legge urgente la maggioranza ha messo in ginocchio un intero settore. La vera urgenza che dovrebbe avere il Governo adesso è quella di porre fine a questa follia. Così come si dovrebbero sospendere tutti i procedimenti penali attesa di pronuncia della Corte Europea. Come Partito Democratico continueremo a batterci per una regolamentazione chiara, europea e moderna, che valorizzi un settore strategico e garantisca legalità e sviluppo sostenibile.”
Così Matteo Mauri, deputato e responsabile Sicurezza del Partito democratico.