«Ho presentato un’interrogazione parlamentare ai Ministri D’Urso e Calderone per fare piena luce sulla brutale aggressione avvenuta a Montemurlo, dove lavoratori in presidio sono stati picchiati a calci, e sul sistema di scatole cinesi che sta emergendo nel distretto tessile. È inaccettabile che chi chiede diritti finisca in ospedale e che un sistema di frodi e violenze continui a prosperare. Parliamo di 18 operai, in gran parte pakistani, afgani e bangladesi, che protestavano da giorni davanti alla fabbrica L’Alba Srl per condizioni di lavoro dignitose: straordinari non pagati, sabati obbligatori senza compenso, contratti applicati al ribasso. Il tutto in un quadro di aziende che si aprono e si chiudono a ciclo continuo. Ora servono chiarezza immediata, individuazione delle responsabilità e controlli seri. E sia chiaro: i grandi marchi della moda non possono chiamarsi fuori. Se i loro capi vengono prodotti sfruttando manodopera senza diritti e, addirittura, reprimendo chi protesta, la responsabilità riguarda anche loro.
Prato non può essere la terra dei diritti negati. Il Made in Italy diventa qualcosa di cui vergognarci se si regge sulla precarietà e sulla violenza. Per questo serve un’alleanza forte tra istituzioni, categorie, sindacati, partiti: tanti sanno, in troppi non intervengono. È il momento del salto di qualità. Perché Prato è già oggi un’eccellenza del lavoro di qualità nel mondo e deve esserlo anche nel rispetto dei diritti dei lavoratori. Nessuno può più chiudere gli occhi o fare finta di non vedere». Così Marco Furfaro, deputato e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico.
“Adesso la priorità assoluta è garantire il pagamento degli stipendi ai quasi 500 lavoratori di Liberty Magona di Piombino, oggi abbandonati dalla proprietà e illusi dal governo Meloni. Contestualmente, l’esecutivo deve assicurare la copertura dei tempi per l’erogazione della cassa integrazione straordinaria”. Così il deputato Pd Marco Simiani, a margine dell’incontro di oggi, al ministero delle Imprese e del Made in Italy in merito alla crisi aziendale.
“Occorre - conclude Simiani - che il governo, al contrario di quanto fatto finora, si impegni con serietà per garantire un futuro al sito produttivo, favorendo una cessione rapida e trasparente che consenta di avviare un piano industriale solido e credibile. È altrettanto fondamentale definire finalmente una strategia nazionale per il settore dell’acciaio, sollecitando, su Piombino, la chiusura dell’accordo di programma con JSW e sostenendo l’investimento di Metinvest, un progetto decisivo per il nostro territorio. Il comparto siderurgico rappresenta un asset strategico per l’industria italiana: finora la destra ha fallito ogni tentativo di rilancio, ed è tempo che Meloni e Urso facciano di più e meglio, nell’interesse dei lavoratori e della comunità di Piombino".
«A Montemurlo, nel cuore del distretto tessile di Prato, 18 lavoratori stavano semplicemente protestando per rivendicare condizioni di lavoro dignitose. Denunciavano straordinari non pagati, sabati di lavoro obbligatori senza compenso, contratti fittizi con inquadramenti inferiori alle mansioni reali. Per questo erano in presidio da giorni davanti alla fabbrica L’Alba Srl.
Questa mattina, invece di ascoltare le loro richieste, hanno ricevuto calci e pugni. Secondo la denuncia del sindacato, la titolare e persone a lei vicine hanno distrutto il gazebo e aggredito gli operai, tanto che uno di loro è finito in ospedale portato via in ambulanza. Scene documentate in un video che lascia senza parole.
Esprimo piena solidarietà ai lavoratori e al sindacato che li sostiene. È inaccettabile che nel 2025 in Italia chi sciopera per i propri diritti venga preso a botte. Non può esistere che il Made in Italy si regga sulla precarietà, sugli appalti senza regole e sulla violenza contro chi lavora.
Chiediamo chiarezza immediata, individuazione delle responsabilità e controlli rigorosi. Anche e soprattutto a tutela di chi ogni giorno lavora rispettando le regole e la dignità delle persone.
Il distretto di Prato è un simbolo di lavoro e dignità, non un far west dove chi protesta viene picchiato. Lo Stato deve esserci, con regole, legalità e rispetto delle persone. Senza diritti il Made in Italy perde non solo credibilità, ma anche la sua anima. Nessuno si sottragga a questa battaglia per la legalità ».
Il Partito Democratico ha presentato oggi alla Camera una mozione sulla crisi del cinema e dell’industria audiovisiva italiana, chiedendo al Governo e in particolare al Ministro Giuli di “cambiare rotta e smetterla con interventi che penalizzano un settore strategico che il Governo inspiegabilmente considera ostile”.
Intervenendo in Aula per il gruppo democratico, il delegato d’Aula Andrea Casu ha denunciato come il ministro Giuli stia gestendo le nomine di settore “all’insegna dell’amichettismo”, con Cinecittà ridotta a “landa desolata, condannata a essere luogo di eventi più che di grandi produzioni internazionali in calo anno dopo anno”. Serve chiarezza e trasparenza: “una delle più importanti eccellenze del nostro Made in Italy non può essere travolta dal sospetto di opacità gestionale, ne va dell’intero comparto”.
“La filiera sta vivendo uno stallo – si legge nella mozione – che dimostra l’inefficacia delle politiche messe in campo da tre anni a questa parte”. In particolare, “l’inerzia e l’incertezza del Governo Meloni stanno portando le grandi produzioni internazionali a virare altrove, verso altri Paesi, facendo perdere all’Italia importanti quote di mercato”, mentre invece sarebbe necessario “un potenziamento delle risorse non certo i tagli a cui abbiamo assistito”.
Il Pd ricorda inoltre che le maestranze italiane, riconosciute in tutto il mondo come eccellenza assoluta, oggi non lavorano e sono costrette a migrare in altri settori pur di non perdere l’occupazione. “È una scelta triste, conseguenza diretta delle incertezze e dei tentennamenti di questo Governo”.
La mozione ribadisce che il tax credit, potenziato con la riforma Franceschini, “va perfezionato dopo oltre dieci anni di applicazione, ma non può essere abbandonato. Vanno migliorate le forme di controllo, in quello che è lo strumento utilizzato in tutto il mondo per attrarre e incentivare gli investimenti”.
Tra gli impegni chiesti al Governo: incrementare i finanziamenti destinati al settore, potenziare il fondo per il tax credit, rilanciare le sale cinematografiche come presìdi culturali e sociali ed evitare che anche a livello nazionale vengano avanzate norme ingiuste e sbagliate come quella recentemente proposte dalla Regione Lazio per facilitare la trasformazione delle storiche sale in luoghi puramente commerciali bloccata dalla battaglia del Pd e delle forze di opposizione, tutelare l’occupazione, sostenere i produttori indipendenti “quali garanzia di pluralismo e innovazione”, governare la sfida tecnologica garantendo la giusta attenzione alle preoccupazioni espresse da tutti i protagonisti delle industrie culturali e creative in occasione del confronto parlamentare sull’articolo 25 del disegno di legge sull’intelligenza artificiale.”
“Vogliamo che la discussione di oggi sia solo il primo passo di un’analisi più profonda - ha detto Casu - vogliamo parlamentarizzare la crisi dell’industria audiovisiva e ascoltare qui alla Camera la voce di tutti i soggetti coinvolti offrendo uno spazio di confronto reale a tutte le realtà che si sono mobilitate nell’ultimo anno”.
Il Pd chiede infine di accelerare l’esame parlamentare della legge Schlein che chiede di intervenire sulla governance di settore istituendo un’Agenzia per il cinema e l’audiovisivo, con compiti precisi di progettazione, gestione e promozione delle politiche pubbliche per rafforzare un comparto strategico per l’economia, il lavoro e l’identità culturale del Paese.
"Bene che il Governo assuma un’iniziativa rispetto alla vertenza che si è aperta alla Yoox con l'annuncio dell'azienda di 211 licenziamenti. Importante che il Ministro Urso abbia annunciato la convocazione di un tavolo fra le parti. Avevo presentato, negli scorsi giorni, un’interrogazione parlamentare al Ministero delle Imprese e per il Made in Italy proprio per sollecitare l'attenzione del Governo. È importante ora che tutta la filiera istituzionale lavori insieme e che tutte le forze politiche diano un messaggio di unità e impegno comune. Come abbiamo fatto in altre occasioni, penso a La Perla, solo lavorando uniti faremo la nostra parte per i lavoratori e per il nostro territorio".
Cosi Andrea De Maria, deputato PD
“Sull’aceto, e in particolare sull’aceto balsamico, buone notizie dal Parlamento Europeo. Grazie a un emendamento di Stefano Bonaccini, che ha raccolto oltre l’80% dei voti favorevoli, ora l’aceto gode di una maggiore tutela poiché potrà chiamarsi tale solo se ottenuto da produzioni agricole, come l’uva, nel caso del balsamico, o le mele, ma non utilizzando materie sintetiche come l’acido acetico. Un risultato importante per le nostre eccellenze sempre oggetto di tentativi di replica e di contraffazioni”.
Così Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e deputato dem della commissione Agricoltura.
“Le prime apparizioni documentate dell’aceto balsamico - aggiunge - risalgono all’epoca romana. Al volgere del primo millennio, il monaco Donizone ne parla come di aceto ‘particolarissimo e perfettissimo’. E poi gli straordinari dati economici. Il sistema dell’Aceto Balsamico di Modena Igp comprende 2.400 aziende agricole, con una superficie vitata di oltre 14mila ettari, 92 produttori di mosto e aceto di vino e 61 acetaie, per una produzione di oltre 95 milioni di litri annui, impiegando tra i 25mila e i 30mila addetti lungo tutta la filiera produttiva. Oltre il 90% della produzione di Aceto Balsamico di Modena viene esportata, ponendolo al primo posto tra le IG italiane per export: oggi il prodotto è commercializzato in più di 130 differenti Paesi ed è tra i principali ambasciatori nel mondo dell’eccellenza agroalimentare italiana. Ora - conclude - grazie all’emendamento Bonaccini, sarà più difficile tentare di aggredire qualità e valore all’aceto balsamico di Modena, nostro biglietto da visita del Made in Italy”.
"Sono intervenuto questa mattina al presidio davanti alla sede della Yoox all'Interporto di Bologna. Per ribadire la mia solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori ed il mio sostegno alle iniziative che hanno assunto le Organizzazioni Sindacali. Ho già depositato una interrogazione parlamentare al Governo, anche per sostenere la richiesta della convocazione del tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy".
Così Andrea De Maria, deputato PD
"Nella giornata del 2 settembre 2025 il Gruppo LuxExperience ha formalizzato alle Organizzazioni Sindacali la comunicazione della procedura di licenziamento collettivo che coinvolgerebbe 211 dipendenti in Italia; questa procedura avrà una un impatto enorme sul territorio bolognese nel quale sono previsti 165 esuberi, 134 nella sede di Interporto e 31 in quella di Zola Predosa.
Durante gli incontri nel corso degli ultimi 24 mesi con le Organizzazioni Sindacali, l’Azienda aveva escluso che in quella fase avrebbe ridotto l'organico diretto, senza però entrare nel merito di piani industriali o di progetti di rilancio e di valorizzazione delle risorse umane.
Ora sono a rischio moltissimi posti di lavoro e si prospetta il ridimensionamento di un presidio produttivo di grande importanza.
Come preannunciato ho depositato oggi una interrogazione parlamentare al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, per sollecitare l' attenzione del Governo".
Così Andrea De Maria, deputato PD
“La Dichiarazione Congiunta tra Commissione Europea e governo americano conferma la resa del governo Meloni alle imposizioni Usa sui prodotti agroalimentari italiani. È certamente positiva la tariffa omnicomprensiva al 15 per cento applicata a molti prodotti, ma il Made in Italy del settore primario ne è escluso: nessuna esenzione o riduzione è infatti prevista per i prodotti agricoli, dalla pesca ai vitivinicoli, che sostengono gran parte dell’export verso gli Stati Uniti e che sono espressione di migliaia di imprese e di posti di lavoro’. Così la deputata Antonella Forattini, capogruppo PD in commissione Agricoltura.
“Mentre la Germania - prosegue l’esponente dem - è riuscita a difendere le proprie posizioni nel mercato dell’automotive, l’Italia ha svenduto il Made in Italy agroalimentare per l’incapacità del governo di rappresentare gli interessi del Paese e per la totale sottomissione di Meloni e dei suoi ministri alla partita verso l’“amico” Trump, che, di contro, pretende azzeramenti e sostanziali riduzioni dei dazi sui prodotti americani. L’entusiasmo di Fitto che parla di ‘accordo che rafforza i rapporti economici tra le due sponde dell’Atlantico’, è perciò completamente fuori luogo e suona offensivo nei confronti dei produttori agricoli italiani. Il danno per filiere fondamentali come formaggi, vino, pasta e conserve sarà infatti catastrofico, con perdite nell’ordine di miliardi di euro”.
“Perché - conclude Forattini - il governo Meloni non era presente quando si decideva il futuro del vino, dell’olio, del comparto caseario italiano? Ancora una volta, l’Italia si ritrova spinta ai margini delle trattative internazionali. Il Partito Democratico continuerà a battersi, sia in sede europea sia nazionale, per ottenere riduzioni reali dei dazi, tutele per le filiere DOP e IGP, e un piano straordinario di promozione del Made in Italy agroalimentare, prima che sia troppo tardi”.
“La Dichiarazione Congiunta siglata fra la Commissione Europea e il governo americano conferma tutte le forti criticità e preoccupazioni che abbiamo rilevato nelle scorse settimane. Al netto di un progresso legato alla possibilità di restare entro il 15% per il settore automobilistico e per alcuni beni, tra cui sughero, aeromobili, farmaci generici e precursori chimici, restano intatti i termini di quella che è stata una vera e propria resa UE rispetto alla guerra commerciale avviata da Trump. Dazi generalizzati al 15% cui si aggiungono impegni ad acquistare prodotti energetici USA per un valore di 750 miliardi di dollari, ad acquistare chip per l'intelligenza artificiale statunitensi per un valore di almeno 40 miliardi di dollari e 600 miliardi di dollari di nuovi investimenti dell'Ue in settori strategici statunitensi fino al 2028. La debolezza negoziale causata da posizioni ambigue e arrendevoli dei governi sovranisti, anzitutto quello italiano della Premier Meloni, ha condotto alla conferma di questa enorme Trump Tax sui prodotti UE venduti negli USA senza alcuna esenzione per nessun bene strategico della filiera del Made in Italy come prodotti manifatturieri, agricoli, della pesca o vitivinicoli. I danni all'economia e all'occupazione dell'intero continente ma soprattutto dell'Italia saranno drammatici. Gli interessi nazionali sono stati svenduti completamente dal Governo Meloni. Questa è l'amara verità” così Piero De Luca capogruppo Pd in commissione affari europei della camera.
“Solo 9,3 milioni di euro spesi su 500 stanziati per l’innovazione e la meccanizzazione in agricoltura. Una cifra che equivale all’1,89% delle risorse disponibili e che racconta, meglio di qualsiasi slogan, il fallimento di questa misura strategica del PNRR.” Lo dichiarano in una nota congiunta le deputate e i deputati del Partito Democratico Antonella Forattini, Stefano Vaccari, Enzo Romeo, Irene Marino e Andrea Rossi, che hanno presentato un’interrogazione al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
“La Corte dei Conti, nella sua ultima relazione, ha certificato i gravi ritardi nell’attuazione di questo investimento, destinato a sostenere 15.000 aziende agricole per l’acquisto di macchinari innovativi, la sostituzione dei vecchi trattori, l’introduzione di tecniche di precisione e tecnologie Agricoltura 4.0. Un’occasione fondamentale per rendere il settore più sostenibile, efficiente e competitivo – aggiungono – che rischia di andare perduta per l’inadeguatezza gestionale di questo Governo.”
“È inaccettabile che uno strumento pensato per accompagnare la transizione ecologica e valorizzare il Made in Italy alimentare resti impantanato tra ritardi burocratici e piattaforme digitali obsolete. Il Ministro venga in Commissione a riferire con chiarezza: quali misure intende adottare per sbloccare i fondi? Quali interventi saranno rimodulati o, peggio, cancellati?”
“Il comparto agricolo non può più aspettare. Ogni ritardo danneggia le imprese, compromette gli obiettivi ambientali e mina la credibilità del nostro Paese in Europa. È ora che il Governo Meloni si assuma le proprie responsabilità.”
Manzi e Curti: “Dalla Premier solo passerelle elettorali e promesse pelose”
“Meloni chieda scusa ai marchigiani. Le sue false promesse, rilanciate puntualmente a ridosso delle elezioni, servono solo a mascherare l’indifferenza totale del suo governo verso la nostra regione. Altro che farsi bella con il Made in Italy: nelle Marche, dove il Made in Italy ha il cuore pulsante, le imprese sono oggi sotto attacco proprio a causa delle scelte di Meloni, che ha deciso di allinearsi alle scellerate politiche dei dazi volute da Trump”.Così i deputati democratici marchigiani Irene Manzi e Augusto Curti commentano le dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
“Nel momento in cui i dazi statunitensi colpiscono duramente i nostri settori di eccellenza – proseguono – il governo resta in silenzio, subisce e finge di non vedere. Invece di difendere il sistema produttivo marchigiano, Meloni continua a rifugiarsi nella propaganda. Come già accaduto un anno fa, torna a rispolverare provvedimenti annunciati solo a ridosso del voto. Ricordiamo tutti il decreto sulle liste d’attesa: grande enfasi, nessun risultato. Ora tocca al Consiglio dei Ministri straordinario sulla ZES Umbria-Marche. Ma anche stavolta si tratta solo di fumo negli occhi: non conosciamo il testo, non conosciamo le risorse, non sappiamo nemmeno quali territori o imprese saranno coinvolti”.“E nel frattempo tutto resta fermo. Per le imprese marchigiane colpite dai dazi non c’è nulla. Per i lavoratori che ogni giorno fanno i conti con l’inflazione, nulla. Per la sanità marchigiana, dove un cittadino su dieci ha ormai rinunciato a curarsi e le liste d’attesa hanno superato ogni soglia di decenza, ancora nulla”.
“Le Marche non hanno bisogno di passerelle elettorali, ma di misure concrete, strutturali e durature. Serve un governo che non si ricordi della nostra regione solo quando si avvicinano le urne. Meloni dovrebbe avere il coraggio di chiedere scusa ai marchigiani e smetterla di usare le Marche come scenografia per i suoi teatrini elettorali”, concludono Manzi e Curti, sottolineando che se la volontà del governo fosse stata sincera, la ZES per le Marche sarebbe potuta arrivare ben prima, in tempi non sospetti, e non sarebbero state sistematicamente bocciate le proposte avanzate dal Partito Democratico in questa direzione.
“È gravissimo che fondi europei destinati all’agricoltura possano finire, anche indirettamente, a soggetti russi sottoposti a sanzioni internazionali. Per fare piena luce su ciò che sta accadendo in Toscana ho presentato un’interrogazione parlamentare”. E’ quanto dichiara il deputato Pd e segretario Dem della Toscana sulle inchieste giornalistiche emerse in questi giorni e relative ad aziende vinicole toscane, formalmente italiane ma riconducibili agli oligarchi Konstantin Nikolaev e Roman Trotsenko, che avrebbero beneficiato di oltre un milione di euro tra fondi Pac e Pnrr.
“Si tratta di soggetti sanzionati che, grazie a strutture societarie opache, aggirerebbero i divieti UE e riceverebbero risorse pubbliche. Un fatto inaccettabile che danneggia l’agricoltura onesta, l’immagine del Made in Italy e la credibilità nell’uso dei fondi europei. La Corte dei Conti ha infatti già chiarito che, a norma dei regolamenti comunitari, i soggetti sottoposti a sanzioni non dovrebbero poter ricevere finanziamenti. L’interrogazione chiede al governo di verificare la reale proprietà delle aziende, accertare eventuali irregolarità e recuperare le somme indebitamente erogate”, conclude Fossi.
“Chiediamo al governo di convocare un tavolo ministeriale per i siti lucani della Smartpaper con l’obiettivo di verificare le commesse in scadenza a partire da Enel e di salvaguardare i livelli occupazionali, sollecitando l’azienda a presentare un puntuale piano industriale che garantisca sviluppo e occupazione”. Così i deputati del Pd Enzo Amendola e Marco Sarracino in un'interrogazione ai Ministri delle Imprese e del Made in Italy e del Lavoro.
“I lavoratori della Smartpaper degli stabilimenti di Tito Scalo e Sant’Angelo Le Fratte in Provincia di Potenza hanno dichiarato lo stato di agitazione rispetto alle prospettive industriali della società in considerazione del nuovo assetto societario e del mancato rinnovo della commessa Enel. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro con i nuovi vertici societari affinché si possano chiarire gli investimenti che riguarderanno le due realtà lucane al fine di vedere garantita l’occupazione anche attraverso piani di riqualificazione professionale.
C’è molta incertezza per il futuro di oltre 500 lavoratori, visto che oltre ad Enel ci sono altri 200 lavoratori interessati da rinnovi di commesse. I sindaci del territorio sono molto preoccupati perché questa realtà è davvero importante dal punto di vista occupazione e il suo ridimensionamento avrebbe un impatto sociale molto negativo sul territorio. Per questo chiediamo l’intervento tempestivo del governo”.