"Ci aspettavamo ben altro dalla relazione annuale da parte del ministro Nordio, e non discorsi farciti di demagogia. Ci aspettavamo proposte e soluzioni concrete sulle intercettazioni. Già dai primi mesi di questa legislatura abbiamo visto contraddizioni, confusione, errori. Il primo provvedimento varato sulla giustizia, il cosiddetto decreto anti-rave, ha preannunciato temporali fortissimi. Un obbrobrio giuridico che ha rischiato di riportare il Paese indietro di 20 anni. Un altro errore gravissimo nello stesso decreto: escludere i reati associativi contro la Pa dall'elenco dei reati ostativi, un bel tappeto rosso in favore dei delinquenti con i colletti bianchi collusi con le organizzazioni criminali. E nemmeno con la legge di Bilancio siete riusciti a correggere il tiro, anticipando di 4 mesi l'entrata in vigore della riforma civile.
Ma tornando sul tema fondamentale delle intercettazioni, perché non chiarire che le intercettazioni sono uno strumento indispensabile e inequivocabile per combattere la criminalità organizzata? Noi non permetteremo mai che vengano cancellate per perseguire i reati direttamente o indirettamente collegati con le mafie e con le attività terroristiche. Non possiamo nascondere grande delusione per le modalità con cui si sta gestendo la complessa materia della giustizia nel nostro Paese. C'è ancora tanto, tantissimo da fare. E ci aspettiamo che vengano date risposte serie ai problemi seri che ci sono nel Paese". Lo ha detto Marco Lacarra, deputato Pd, intervenendo in Aula a seguito delle comunicazione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Giustizia: Gianassi (Pd) con odg Costa su prescrizione nessun ritorno alla riforma Orlando ma delega al governo per cancellare la Cartabia
“Non si prospetta affatto un ritorno alla riforma Orlando ma una delega in bianco al governo in materia di prescrizione che non possiamo accettare. Impossibile per noi fidarsi di un governo e di una maggioranza di cui siamo convintamente all’opposizione e che sui temi della giustizia dimostra di assumere scelte sbagliate e contraddittorie come sta avvenendo in queste ore in aula alla camera dove, dopo avere detto attraverso le parole del ministro Nordio di volere meno carcere e meno intercettazioni, fanno muro per approvare un decreto che prevede più carcere e più intercettazioni.
Parliamoci chiaro, l’attacco è alla riforma Cartabia che è già intervenuta e doverosamente per superare la pessima norma Bonafede che il Pd ha sempre contrastato e che invece fu approvata con il voto della Lega. Davvero, prima ancora le norme Cartabia abbiano dispiegato i loro effetti il Governo vuole cancellarle? Eppure i primi effetti sono positivi e vanno nella direzione auspicata della riduzione dei tempi dei processi.
Per fare cosa poi? L’ennesima modifica della prescrizione in pochi anni? Per rischiare di compromettere le risorse del PNRR connesse al complesso delle riforme in materia di giustizia?”.
Lo dichiara il capogruppo democratico in commissione Giustizia alla Camera Federico Gianassi.
Dichiarazione di Debora Serracchiani, capogruppo Pd e Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia
“Stiamo trovando un muro da parte della maggioranza ma continueremo a batterci affinchè il testo venga cambiato”.
Così Debora Serracchiani, capogruppo Pd e Federico Gianassi, capogruppo del Pd in commissione Giustizia, in merito al decreto Giustizia in discussione alla Camera.
“Oggi sono stati bocciati gli oltre cento emendamenti presentati dalle opposizioni – hanno commentato Serra e Gianassi-, che aggiungono: “non c’è disponibilità di modificare un testo che critichiamo duramente, dal nuovo reato per raduni musicali - che con più carcere e più intercettazioni contraddice la linea Nordio- alle preoccupanti misure per il Covid che rinviano le sanzioni per chi non ha rispettato le regole sui vaccini.
Ci batteremo fino in fondo affinchè la maggioranza recepisca le nostre proposte e modifichi il testo”, hanno concluso Serracchiani e Gianassi.
“Francesco ci ha ricordato le priorità: morti sul lavoro e lavoro povero. La destra al governo non sembra curarsene”.
Così Chiara Gribaudo, deputata Pd e vicepresidente della commissione Lavoro, durante l’audizione della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone.
“La relazione della ministra - ha aggiunto - è stata tutta metodologica e non coglie il cuore dei problemi di oggi su salari e diritti. Sicurezza e precarietà vanno di pari passo e le modifiche annunciate al codice degli appalti aumentano questo rischio. Spesso nei subappalti cresce il precariato e nascono condizioni di lavoro poco adeguate’ ha continuato la deputata. Ministra - ha chiesto Chiara Gribaudo - per il codice dei contratti pubblici, che prevede la liberalizzazione dei subappalti, il ministero del Lavoro è stato interpellato? Ha fatto presente che la liberalizzazione vuol dire subappalto selvaggio al minimo ribasso, cioè abbattendo i costi della sicurezza sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici? Confermerà la clausola sociale sugli appalti? Lei ha parlato di riforma del testo unico sulla sicurezza con una semplificazione. Pensa ad una depenalizzazione? Ne ha discusso di questo con il ministro Nordio? La semplificazione vuol dire alleggerimento di quali specifici obblighi? In un paese gravato da oltre 600mila incidenti tra cui oltre 1200 morti sul lavoro, cosa vuole semplificare? Aspettiamo risposte concrete. Per noi - ha concluso la deputata dem - la sicurezza dei lavoratori e la qualità del lavoro buono vengono prima di tutto. E su questo non faremo sconti”.
Dichiarazione di Debora Serracchiani, presidente gruppo Pd e Federico Gianassi capogruppo Pd in commissione Giustizia.
Siamo preoccupati per l’impostazione data dal ministro Nordio nel tracciare stamane in commissione alla Camera le linee programmatiche del suo ministero.
In particolare, dal ministro sono emerse tante contraddizioni e posizioni che reputiamo divisive e che rischiano di fare della giustizia solo un terreno di scontro. Il rischio è di tornare indietro negli anni, quando invece la giustizia ha bisogno di guardare al futuro con capacità innovativa valorizzando quanto è stato fatto con le riforma Cartabia. Anche stamane il ministro della Giustizia ha ribadito di essere contro l’ampliamento della sfera penale, che l’esecuzione della pena non può essere solo in carcere e che devono essere limitate le intercettazioni. Osserviamo però che il primo provvedimento, il cosiddetto decreto rave, crea un nuovo reato, prevede il carcere e l’uso delle intercettazioni. Una contraddizione totale, tanto da creare fibrillazioni nella stessa maggioranza, come dimostrano i tanti emendamenti presentati da Forza Italia.
Nordio sembra mosso prevalentemente dal desiderio di introdurre temi identitari, come la separazione delle carriere, l’attacco alle intercettazioni, il superamento dell’obbligatorietà dell’azione penale. Eppure, non sono stati citati i tanti passi in avanti fatti nella scorsa legislatura con la riforma Cartabia su questi temi. L’attacco alle intercettazioni sembra rivolto più allo strumento, che alle violazioni della norma. Troviamo in definitiva pericoloso, come fa Nordio, alimentare un terreno di scontro.
Apprezziamo invece l’impegno a non rinviare l’entrata in vigore della riforma Cartabia, a cui sono collegate le risorse del PNRR. Come Pd saremo inflessibili e garanti dell’applicazione di quella riforma e lavoreremo per mobilitare le migliori energie del Paese e delle diverse anime della giurisdizione contro culture e approcci divisivi perché la giustizia non sia terreno di scontro ma occasione di sviluppo e potenziamento della qualità della nostra democrazia.
Dichiarazione di Federico Gianassi, capogruppo Pd in Commissione Giustizia
“Oltre a un giudizio fortemente negativo sulla manovra per il taglio alle pensioni, per le misure sul contante e l’assoluta insufficienza di interventi contro la crisi e l’inflazione, abbiamo votato contro in commissione per denunciare anche le lacune e i tagli al comparto della giustizia, tagli ammessi dallo stesso ministro Nordio”.
Così il capogruppo Pd in commissione Giustizia, Federico Gianassi, che aggiunge: “Nonostante una prima marcia indietro con un emendamento, che sottoscriviamo, su il ripristino assunzioni in polizia penitenziaria, restano i tagli al sistema dell’amministrazione penitenziaria che invece richiede investimenti maggiori”.
“Ridurre gli investimenti in un settore strategico come questo è un grave errore. Ci batteremo – ha proseguito Gianassi- perché la manovra sia modificata e perché governo e maggioranza comprendano che mettere risorse in questo settore non equivale a maggiori costi ma rappresenta investimenti nella qualità della nostra democrazia. Per questo – ha concluso- presenteremo un pacchetto di emendamenti con cui chiediamo il reintegro integrale delle risorse tagliate al personale del Dap e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e l’incremento del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso e dell'usura. Proponiamo infine l’istituzione di un Fondo per interventi straordinari sulle carceri e per l’edilizia penitenziaria, e l’incremento dei finanziamenti per la Direzione Investigativa Antimafia”.
"L’inflazione al 12%, povertà e disuguaglianze in aumento, bollette alle stelle, ma la priorità del governo Meloni è l’introduzione di una norma che limita la libertà di riunione e che nulla c’entra con i rave, per i quali le norme già esistono e vanno applicate. Il nuovo reato è un obbrobrio giuridico ed è lesivo dei principi costituzionali, a cominciare dallo strumento del decreto legge. Per di più la fattispecie è così generica da poter essere applicata a qualsiasi mobilitazione dei cittadini e la pena è così elevata da consentire il ricorso alle intercettazioni. Ma il ministro Nordio non voleva depenalizzare ( e abbiamo un reato nuovo di larga applicazione) e non voleva ridurre le intercettazioni (e ne consentiremo di più)? È chiaro il messaggio che la destra al governo dà al Paese: non tollereremo il dissenso. Tutto ciò è molto grave e in Parlamento daremo battaglia contro questa inaccettabile deriva da Stato di polizia. La norma va ritirata".
Così Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera
“La riforma della giustizia penale deve entrare in vigore nei tempi previsti. Nessun rinvio è possibile, se vogliamo salvaguardare le risorse del Pnrr. Il ministro Nordio sgombri immediatamente il campo dalla possibilità che si concretizzi questa sciagurata ipotesi. Quei fondi, ottenuti con un grande impegno, servono a modernizzare e rendere più efficace il nostro sistema e non possiamo permetterci di disattendere gli impegni presi in Europa. Dopo le uscite sull’innalzamento del limite per il contante e i passi indietro sul contrasto al Covid, sarebbe questo un pessimo segnale per l’affidabilità del nostro Paese offerto dal governo della destra”. Lo dichiara la vice capogruppo democratica alla Camera Simona Bonafè.
«Come promesso in campagna elettorale il governo Meloni ha iniziato la demolizione del PNRR iniziando dalla giustizia. La decisione del ministro Nordio è gravissima e compromette una delle riforme cardine per l’avanzamento del Piano e per la credibilità del nostro Paese in Europa. Questo governo inizia con le demolizioni e non con la costruzione. Una scelta cieca ed autolesionista che sarà pagata dagli italiani. È finirà per indebolire lo stesso governo». Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Il rischio di perdere i miliardi di euro di fondi del Pnrr, come avevamo più volte detto in campagna elettorale, si presenta purtroppo concretamente appena insediatosi il nuovo Governo di destra. Il rinvio dell’entrata in vigore della riforma della giustizia penale sarebbe un grave errore e un serio danno per il nostro Paese, in quanto significherebbe disattendere il cronoprogramma di riforme previsto e mettere in discussione l'effettiva attuazione del Pnrr. Il Ministro Nordio dovrebbe assicurare al di là di ogni dubbio che il suo Governo non intenda prendere questa pericolosa strada. Dopo gli annunci sul contante e le sconvolgenti misure Covid ipotizzate, di impronta no vax, un altro pessimo segnale potrebbe segnare l’avvio dell’esecutivo Meloni”.
Così il vice presidente del Gruppo Pd alla Camera Piero De Luca
"Il rinvio in blocco dell'entrata in vigore della riforma della giustizia penale rischia di buttare a mare due anni di lavoro e di mettere a rischio i fondi PNRR. Ci auguriamo che non sia questa la strada che vuole intraprendere il ministro Nordio. Sarebbe un inizio all'insegna dello scontro frontale con Bruxelles".
Così Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera