Il governo Meloni sta letteralmente distruggendo l’Italia. Nell’ultima legge di bilancio sono previsti tagli importanti a Comuni e Province per 250 milioni di euro peraltro con un criterio paradossale: se sei stato bravo a far partire i cantieri del PNRR ti tolgono soldi per la spesa corrente degli Enti Territoriali. Con l’autonomia differenziata si sta spaccando l’Italia creando enormi divisioni e cristallizzando i divari fra il Nord e il Sud. Di fatto vengono abbandonate il Mezzogiorno e le Aree interne d’Italia: la parte più fragile del paese. I ministri per tutta risposta invece di occuparsi dei problemi del Paese litigano fra di loro per questa o quella poltrona, per chi vincerà alle europee”. Così una nota dei deputati Pd della commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano, Cladio Mancini, Maria Cecilia Guerra, Silvio Lai, Silvia Roggiani.
“Il Governo Meloni continua a mettere in atto politiche devastanti per le nostre comunità.
Nell'ultima legge di bilancio sono stati previsti pesanti tagli complessivi da 250 milioni a Comuni e Province. Risorse sottratte ad interventi per servizi ai cittadini, asili, politiche sociali, cura del territorio e la prevenzione del dissesto idrogeologico. Con la proposta di autonomia differenziata spaccano l'Italia e con queste misure distruggono le autonomie locali. Un disastro. A tutto questo si aggiunge un ultimo colpo di genio, la scelta del Governo di penalizzare con questi tagli di più gli enti locali che stanno attuando maggiori progetti del PNRR. Una follia assoluta che contraddice il senso stesso e l'obiettivo del Piano aumentare la coesione sociale, e che rischia di mettere in discussione interventi fondamentali nelle scuole, negli asili, nelle scuole o nella rigenerazione urbana, che richiedono impegni di risorse locali per la gestione”. Così il capogruppo democratico nella commissione affari Europei della camera, Piero De Luca.
“Oggi sappiamo che avremo sempre più fiducie per nascondere la crisi evidente di questa della maggioranza. Il voto forzato sul superbonus avviene perché il governo, attraverso condoni, ha favorito l'evasione fiscale e ora, con scelte inadeguate, dimostra la sua incompetenza con modifiche che creano anche mal di pancia a una parte della maggioranza”. Lo ha dichiarato il deputato dem, Virginio Merola, Capogruppo Pd in Commissione finanze nella dichiarazione di voto finale sul decreto legge Superbonus.
“Da 19 mesi – ha aggiunto Merola - il governo ha in mano la questione superbonus e non ha elaborato alcuna strategia se non quella di prorogare le misure - prima tra tutte quella per le cosiddette villette con un esborso di 66 dei 120 miliardi dei crediti fiscali disponibili – e dare o bloccare deroghe per calcoli elettorali e contrasti tra la stessa maggioranza. Nel frattempo il governo non dà alcuna risposta sulla stima delle risorse delle fatturazioni che avranno effetto quest'anno. Quello che è chiaro è che senza il PNRR o il superbonus, misure volute dal Pd, l'Italia sarebbe in stagnazione e non ci sarebbe alcuna crescita del Pil. Oggi si vota un atto retroattivo che colpisce famiglie e imprese, comprese quelle che hanno subito terremoti e alluvioni, che si affidavano ad una legge dello Stato. Un decreto completamente sbagliato e iniquo”.
“Dobbiamo reagire a questa destra oscurantista, e combattere affinché il diritto all’aborto sia esigibile in ogni ospedale del Paese: oggi nelle regioni governate dal centro destra questo diritto si trova di fatto in pericolo. Primo caso fra tutti il Piemonte, dove addirittura nell’ospedale più importante della Regione è stata istituita una ‘stanza d’ascolto’, data in affidamento diretto al Movimento per la vita. Questa è violenza psicologica, istituzionalizzata dentro gli ospedali” dichiara Gribaudo, durante la conferenza stampa sulla legge 194 di stamattina.
”A questa situazione va aggiunto un elemento molto grave: le misure contenute nel Decreto Pnrr, che di fatto permettono alle associazioni antiabortiste l’ingresso nei consultori. È ora che questo attacco alla 194 finisca. La denatalità si combatte con degli strumenti a tutela del lavoro femminile, servizi di welfare inclusivi, la capacità di ripensare i tempi di scuola e lavoro in dimensione genitoriale e il congedo paritario obbligatorio retribuito di 5 mesi. Così si cambia la cultura e si favorisce la genitorialità” continua la deputata.
”Chiediamo alle donne di fare un’alleanza non per rivendicare una battaglie del passato, ma per scrivere una pagina di diritti della storia odierna, perché abbiamo bisogno di costruire un futuro diverso. Non lasceremo spazio alla deriva oscurantista, useremo ogni luogo democratico per difendere la possibilità di autodeterminazione delle donne” conclude la vice presidente del Partito Democratico.
"46 anni fa veniva approvata la legge 194: le donne non erano più costrette a ricorrere all’aborto clandestino rischiando di morire per interrompere una gravidanza e diventavano libere di scegliere per sé stesse, di decidere se e quando diventare madri in sicurezza e legalità, senza dover passare da pratiche pericolose e fuori legge.
46 anni dopo quel diritto acquisito grazie a tante battaglie delle donne è costantemente minacciato da un governo che da una parte dice di non volere toccare la 194 e dall'altra mette in atto qualsiasi strumento per svuotarla e renderla inapplicabile. Lo abbiamo visto con il subdolo emendamento al decreto PNRR che apre le porte dei consultori alle associazioni antiabortiste e anti scelta, lo vediamo con i mille ostacoli messi dalle regioni governate dalle destre all'accesso alla pillola abortiva, lo vediamo con il costante bombardamento di dichiarazioni che colpevolizzano le donne che abortiscono.
Il Pd continuerà a mobilitarsi su tutti i territori per difendere il diritto all'autodeterminazione delle donne. Lo faremo insieme alle associazioni e i movimenti, nelle piazze e nelle sedi istituzionali: la 194 non si tocca, si applica". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“La verità fa male, e in campagna elettorale viene strumentalizzata. Il Commissario Gentiloni ha detto quel che è noto: che Next Generation EU è figlio di un confronto importante tra tutti i governi, compreso quello italiano, e che la ripartizione dei fondi, al netto dell’epica a cinque stelle, è avvenuta in base a un calcolo tecnico. Tutto qui. Molto chiaro, nessuna polemica” così la deputata democratica, Marianna Madia.
“Supportare i comuni in difficoltà nel rispettare gli impegni finanziari con le imprese appaltatrici a causa dei ritardi nei trasferimenti dei fondi PNRR e garantire il tempestivo trasferimento delle risorse, al fine di evitare il blocco dei cantieri e la conseguente interruzione delle opere pubbliche già avviate”.
È quanto chiedono i deputati Silvia Roggiani, Segretaria regionale Pd Lombardia, e Antonella Forattini in un'interrogazione rivolta al Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR.
“Il 2024 – aggiungono Roggiani e Fattorini nell’interrogazione – è l’anno in cui gli enti locali, in particolare i Comuni, dovranno iniziare a realizzare concretamente la maggior parte delle opere del Pnrr previste ma diversi sindaci in tutta Italia stanno riscontrando gravi ritardi nei trasferimenti dei fondi da parte dello Stato. Una situazione che sta causando notevoli difficoltà finanziarie ai Comuni che sono costretti ad anticipare fino al 30% dei costi delle opere alle aziende vincitrici degli appalti, con il rischio concreto di compromettere la stabilità dei bilanci".
“Per questo – concludono Roggiani e Fattorini – chiediamo al Ministro di garantire il tempestivo trasferimento delle risorse e di introdurre meccanismi di salvaguardia per i comuni virtuosi e semplificare le procedure al fine di ridurre la burocrazia”.
Il terremoto giudiziario che ha colpito la Regione Liguria e il Porto di Genova impone da parte del Ministero dei trasporti massima chiarezza sull’attività ispettiva ministeriale che interesserà l’Autorità portuale. Sono in gioco importanti investimenti finanziati con i fondi Pnrr; il fondo complementare; i fondi di coesione, fra cui il progetto della Diga del valore di 1,3 miliardi. Le osservazioni di Anac, sulle criticità nella procedura di assegnazione e sui costi dell’opera, non possono lasciare indifferenti. Il Ministro Salvini faccia sapere se nell’attività ispettiva saranno incluse anche le procedure per la realizzazione della Diga e per quale motivo il vice ministro Rixi afferma che non sia possibile nominare un nuovo presidente dell’Adsp, perché non può essere il vice presidente facente funzioni Piana a nominarlo. Se Piana è ‘nel pieno dell’operatività’, come afferma la Giunta ligure, perché non può adempiere a questa funzione? Forse la realtà è un’altra? Il quadro che abbiamo di fronte è fortemente complesso e preoccupano le sorti del porto: serve un Authority nel pieno delle sue funzioni che tuteli, in una posizione di terzietà rispetto alle indagini, l’attuazione degli investimenti e i posti di lavoro di chi opera nelle banchine.
È giunto il momento di dare un segnale forte a partire dal superamento anche della fase di commissariamenti straordinari che hanno spogliato le istituzioni delle proprie competenze, accentrandole su figure che avrebbero dovuto godere di procedure semplificate e che in realtà hanno dato vita a percorsi amministrativi errati, con un significativo aumento dei costi, come è successo per la Diga. Il Ministero dei trasporti non sottovaluti la questione ligure e le ricadute sul Porto e sulle opere in corso, e agisca”, così i deputati PD Andrea Orlando, Valentina Ghio e Luca Pastorino, che hanno presentato un’interrogazione al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per chiedere chiarezza sull’attività ispettiva del Ministero in Autorità portuale a Genova; sulla nomina di un nuovo presidente dell’Autorità portuale e sul superamento della fase dei commissariamenti straordinari che in Liguria stanno interessando opere come la Diga.
“Siamo alle porte di elezioni europee che saranno decisive per il futuro dell’Europa. Oggi possiamo tranquillamente affermare che la proposta politica sovranista di Giorgia Meloni, che per anni ha sbeffeggiato l’Europa chiedendo puntualmente su ogni dossier ‘meno Europa’, in Italia ha fallito. Non so se la premier Meloni su questo fallimento abbia avuto parole di verità con i suoi amici Abascal e Lepen. Ora in vista delle prossime elezioni europee dobbiamo dirci quali sono i nuovi obiettivi e per questo dobbiamo elencare delle condizioni indispensabili, in particolare cinque per noi del Partito democratico. La prima: l’efficienza esecutiva del Pnrr o di quel che resta del Pnrr, con investimenti ridotti in settori importanti come sanità e asili nido; auspichiamo che i soldi rimanenti vengano presto investiti nei progetti importanti che rimangono;
seconda lo scampato pericolo di essere rimasti incastrati nelle vecchie regole della governance economica e del patto di stabilità che erano state solo temporaneamente sospese per la pandemia. E siamo scampati al passato solo grazie alla silenziosa azione di Gentiloni; grazie a Gentiloni abbiamo il nuovo patto di stabilità, malgrado l’azione poco incisiva del governo che ha peggiorato la proposta iniziale della commissione. Terza condizione necessaria: l’Europa non può più essere la regina solo della regolamentazione, ma diventi l’Europa degli obiettivi comuni da finanziare però con risorse comuni. Quarta precondizione lo stato di diritto, continuare ad avere come priorità l’Europa dei diritti. Quinta condizione necessaria provare a cambiare i meccanismi decisionali, provare a superare il meccanismo dell’unanimità, evitare la paralisi su temi che sono strategici anche con gruppi di paesi, con tutto ciò che possa rafforzare la democrazia in Europa”. Lo ha detto in Aula la deputata del Pd, Marianna Madia, illustrando la mozione del Pd sulla riforma della governance europea e del patto di stabilità.
"Il 94 per cento dei comuni ė a rischio dissesto idrogeologico e i mutamenti climatici stanno aggravando una situazione insostenibile ma il governo Meloni fa il negazionista in Europa, opponendosi ad ogni scelta green, mentre in Italia taglia i fondi per la prevenzione, com'è successo con i fondi del Pnrr. Siamo di fronte ad una destra irresponsabile capace solo di versare lacrime di coccodrillo dopo ogni alluvione".
Lo dichiara il capogruppo Pd in commissione Ambiente alla Camera, Marco Simiani
Dichiarazione di Rachele Scarpa, deputata PD e membro della Commissione Ambiente della Camera
Voglio innanzitutto esprimere la mia totale solidarietà a tutti i i cittadini e le comunità colpite. Ho parlato con diversi amministratori a cui ho voluto ribadire che sono a completa disposizione per sostenere le richieste di indennizzo e di ristoro per i danni subiti. Rispetto a questo, mi unisco alla richiesta rivolta al governo da diversi miei colleghi perchè sia riconosciuto lo stato di emergenza.
Quanto accaduto è un fenomeno metereologico eccezionale, ma purtroppo i cambiamenti climatici ci stanno sempre più abituando ad eventi così forti. Ciò significa che non possiamo continuare a comportarci come se nulla fosse: la sicurezza idrogeologica e la capacità di assorbimento dell’acqua del nostro territorio sono una priorità ineludibile, e ciò passa sia dalle opere come i bacini di laminazione, sia da un vero piano di adattamento ai cambiamenti climatici che dia le risorse ai territori per intervenire su condotte e vie di deflusso ormai non più sufficienti. Tagliare i fondi del PNRR dedicati a questo è stato un grave errore del governo.”
Gli Onorevoli Gribaudo e Fornaro hanno presentato un’interpellanza urgente al Ministero dell'Ambiente e Sicurezza Energetica riguardante il progetto del biodigestore previsto a Borgo San Dalmazzo. Il progetto prevede un impianto con una capacità di trattamento di 35mila tonnellate di rifiuti organici e 10mila tonnellate di sfalci, adatto a servire una popolazione di 800-900mila abitanti, mentre la provincia di Cuneo conta poco meno di 600mila residenti: per saturare questa capacità di smaltimento, la provincia di Cuneo dovrebbe "importare" rifiuti organici.
È importante sottolineare che il nord-ovest Italia è già pieno di impianti di trattamento dei rifiuti organici, con significative capacità residue nelle province confinanti.
Il biodigestore in progetto a Borgo San Dalmazzo è sostenibile economicamente solo se viene saturata la sua capacità di trattamento, poiché le entrate sono proporzionali alla quantità di rifiuti smaltiti: se non arriveranno sufficienti quantità di rifiuti, non sarà possibile per ACSR ripagare l'investimento e questo si tradurrà in tariffe più care per i 158 mila cittadini cuneesi serviti da questo gestore.
Il costo previsto per l'impianto di digestione anaerobica di Borgo San Dalmazzo è di 16 milioni di euro, di cui quasi 13 milioni coperti dal PNRR.
Perché spendere così questi soldi? A chi serve questo impianto? Non è forse meglio investire su altri capitoli più urgenti ed utili al territorio? Il tempo per fermare il progetto non è ancora scaduto, e visti i problemi su alcune infrastrutture del territorio come quella del Colle di Tenda, per fare l’esempio più eclatante, avrebbe più senso decidere di investire questo denaro su progetti più rilevanti per il benessere del territorio.
È importante ricordare che questi fondi provengono dai contribuenti italiani e che una parte significativa del PNRR è finanziata da prestiti che dovremo restituire. Spendere male questi fondi, investendo in un impianto non necessario, rappresenterebbe un danno per tutti i contribuenti.
Dem presentano interrogazione, in Lombardia conseguenze devastanti
“Avviare una verifica accurata dei danni causati dall'alluvione che ha colpito Milano e i comuni limitrofi e valutare l'adozione di misure straordinarie per le comunità colpite, al fine di garantire assistenza immediata alle persone evacuate e sostegno alle imprese locali che hanno subito perdite economiche”.
E’ quanto chiedono i deputati Silvia Roggiani, Segretaria regionale Pd Lombardia e Marco Simiani, capogruppo Dem in Commissione Ambiente, in una interrogazione rivolta al Ministro dell’Ambiente e sottoscritta anche dalla Capogruppo del Partito democratico Braga e dai deputati Cuperlo, Forattini, Girelli, Guerini, Mauri, Peluffo e Quartapelle.
“L’alluvione che il 15 maggio scorso ha colpito Milano, i comuni limitrofi e gran parte della Lombardia – si legge nel testo dell’interrogazione – ha provocato conseguenze devastanti sul territorio, determinando gravi disagi per la popolazione residente e danni ingenti alle infrastrutture con centri abitati isolati, famiglie sfollate e strade inagibili. Il fatto che l’attuale situazione di emergenza sia stata già vissuta in Lombardia negli ultimi anni e in particolare la scorsa estate quando si sono verificati numerosi eventi estremi, mette in evidenza l'urgenza di adottare politiche e interventi mirati per prevenire e gestire in modo efficace il rischio idrogeologico e di destinare a questo scopo maggiori risorse”.
“Ma il Governo Meloni – sottolineano gli interroganti - ha praticamente dimezzato i fondi disponibili per il contrasto al dissesto idrogeologico. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza originariamente prevedeva infatti 2,49 miliardi di euro su questa misura (missione 2, componente 4, investimento 2.1) mentre il nuovo Pnrr ne cancella 1,287 miliardi di euro.
“Sono scelte – concludono i deputati del Partito democratico – che appaiono devastanti alla luce dei continui episodi di maltempo che stanno colpendo il paese”.
Manzi: Manca trasparenza, Ministero renda pubblici i dati
“Il ministro Valditara riferisca in parlamento sullo stato di attuazione degli investimenti Pnrr. Abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare perché vi sia massima trasparenza e perché i dati relativi allo stato di avanzamento dei singoli progetti siano pubblicati e aggiornati in tempo reale sul sito istituzionale del ministero” così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, che sottolinea “in merito all’attuazione del PNRR, i dati positivi lasciati dai precedenti Governi, risultano dilapidati a causa delle incertezze dell’esecutivo in carica e i vaghi annunci circa l’”impossibilità” di raggiungere gli obiettivi entro il 2026, “spostamenti” di opere sulle altre fonti di finanziamento e “smantellamenti”, cui non è seguito nessun atto concreto. Come attestato oggi dalla Fondazione Agnelli con Astrid le spese effettivamente sostenute con le risorse PNRR per tutte le misure relative all’istruzione è circa il 17% degli stanziamenti, un tasso di avanzamento inferiore all’insieme del PNRR. E’ un dato preoccupante unito anche alla scarsa ed insufficiente informazione e trasparenza dello stato di avanzamento dei progetti su cui chiediamo al ministero di fare chiarezza .”.
“Sul Pnrr l’accoppiata Meloni Fitto fa flop, a un mese dal termine dei nuovi target di giugno, solo il 28% degli investimenti viaggia nei tempi previsti” così il capogruppo democratico nella commissione Affari europei della Camera, Piero De Luca, commenta l’analisi condotta per il Sole 24 Ore dall'Osservatorio Recovery Plan di Fondazione Promo Pa e Università di Tor Vergata. “Purtroppo, come abbiamo già denunciato nei giorni scorsi, il raggiungimento dei 39 obiettivi della sesta rata è seriamente a rischio e questo è molto preoccupante perché compromette molti investimenti in tutta Italia e potrebbe far saltare l'erogazione della rata da 9,5 miliardi. Sarebbe un disastro che si aggiunge ai danni provocati dai tagli della rimodulazione già operata da Fitto. Chiediamo quindi al govern