“Ieri TeleMeloni ha colpito ancora. È andato in scena, in diretta nazionale e nel palco più famoso d'Italia, forse uno dei momenti più bassi della Rai: l’ambasciatore israeliano che accusa Ghali di incitamento all’odio per aver detto 'Stop al genocidio', Mara Venier che zittisce Dargen mentre parla di persone migranti, che redarguisce i giornalisti con un 'mi mettete in difficoltà' riferito alle domande fatte ai due cantanti, ed infine la vergogna vera. La presentatrice che legge un comunicato del Direttore della Rai in cui si solidarizza unicamente con Israele, dimenticandosi delle decine di migliaia di uomini, donne e bambini uccisi dalle bombe israeliane, dalla fame, dalla sete e per le mancate cure, si sono dimenticati di tutti quei civili che sono sistematicamente massacrati a Gaza. La Rai è ormai diventata il megafono del Governo di Giorgia Meloni e i suoi vertici sono inevitabilmente schierati con esso. Dopo la vergogna di ieri il Direttore Sergio dovrebbe dimettersi, perché un servizio pubblico che rinnega la verità, la libertà di informazione e, soprattutto, la pace, non lo si può più definire tale".
Lo dichiara il deputato Dem e segretario Pd della Toscana Emiliano Fossi.
"Noi gente del Sud non fischiamo mai né un artista né uno sportivo del Nord, né di un altro paese. Forza Geolier, sei tutti noi!"
Lo scrive sui social Stefano Graziano, capogruppo PD in commissione di Vigilanza Rai.
“Quali iniziative il governo intende adottare per garantire maggiori risorse umane e finanziarie finalizzate al presidio dei territori di Bari, Barletta, Andria, Trani e Foggia, a contrasto del fenomeno del traffico e dell’abbandono illecito di rifiuti e della bonifica delle aree colpite? L’esecutivo pensa di stanziare adeguati investimenti per l’acquisto di dotazioni di videosorveglianza per l’identificazione degli autori dei reati?”.
Sono le domande contenute nell’interrogazione rivolta ai ministri dell'Ambiente Pichetto Fratin, dell’Interno Piantedosi e della Difesa Crosetto, presentata dai deputati democratici Lacarra, Stefanazzi, Pagano, Simiani, Vaccari, Curti, Ferrari e Scarpa.
“Dal 6 all’8 febbraio scorso - si legge nell’interrogazione - la Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari ha svolto una missione in questi territori pugliesi da cui è emerso un quadro preoccupante sul fenomeno del traffico e dell’abbandono illecito di rifiuti. Presumibilmente, questi rifiuti arrivano di notte dalle regioni limitrofe con dei Tir che poi abbandonano le ecoballe, costituite principalmente da rifiuti solidi urbani in ambiti rurali, in aree agricole, a ridosso di strade interpoderali o in capannoni abbandonati nelle zone industriali, anche vicino ai centri abitati. Il governo - concludono i deputati dem - sostengano gli enti locali per la rimozione e la bonifica dei siti inquinati, favorendo dove è possibile anche l’individuazione degli autori dei reati”.
*Resoconto parlamentare surreale, caos e approssimazione la cifra della destra al governo*
Scena fantozziana alla Camera, il relatore del ‘decreto capitali’, il deputato di Fratelli d’Italia, Francesco Filini, decide di non parlare in aula e di consegnare il suo intervento al presidente Fontana che lo mette agli atti, come riportato nel resoconto parlamentare della seduta di lunedì 5 febbraio. Uno strano comportamento per un relatore che dovrebbe illustrare il provvedimento, ma tutto secondo regolamento fin qui. Il bello viene adesso. A spulciare le carte e leggere l’intervento depositato (fedelmente riportato in calce al resoconto) ci si accorge che non c’entra nulla con il provvedimento in esame. Filini ha consegnato a Fontana la relazione di un decreto dell’anno scorso, il cosiddetto decreto Fintech, del tutto estraneo alle norme in discussione. L’episodio viene raccontato sul profilo Facebook dei deputati e delle deputate del gruppo parlamentare del Pd per sottolineare il dilettantismo e il modo caotico con cui ogni giorno governo e maggioranza si presentano in parlamento. Solo questa settimana - sottolineano i dem - abbiamo sventato il tentativo della
maggioranza di piegare a proprio vantaggio il giurì d’onore (che è una sorta di tribunale interno e per natura essere imparziale), e assistito a una caotica gestione del decreto milleproroghe con continui rinvii dei lavori, problemi con numero legale in commissione, divisioni nella maggioranza e disordine nella presentazione degli emendamenti del governo e dei relatori.
Una gestione confusionaria che conferma dilettantismo e insofferenza del governo e della maggioranza alla discussione parlamentare.
“Volano gli stracci nella maggioranza?” Se lo chiede in un tweet il capogruppo democratico nella commissione di vigilanza Rai, Stefano Graziano, dopo le indiscrezioni emerse sulla volontà dei gruppi parlamentari di maggioranza di chiedere conto alla Rai di quanto andato in onda nella seconda serata del Festival di Sanremo. “Forse non si sono accorti – prosegue Graziano – che al governo del Paese e della Rai ci sono loro. Dopo John Travolta dobbiamo aspettarci che la maggioranza se la prenda coi Bee Gees?” ironizza Graziano facendo riferimento al gruppo che ha firmato lo storico pezzo Night Fever sulle cui note ballava l’attore americano nel film “La febbre del sabato sera’.
“Noi vogliamo che questa guerra finisca. Che cessi la sofferenza di un intero popolo di cui milioni non hanno più nulla: una famiglia su tre ha dovuto lasciare la propria casa, sei milioni sono dovuti fuggire in altri Paesi e altrettanti non riescono a mangiare tutti i giorni e poi ancora bombe, missili, droni continuano a piovere su obiettivi civili mietendo nuove vittime, spesso bambini. Anche ieri, anche oggi, ogni giorno”, così la deputata Pd Anna Ascani dichiarando in aula alla Camera il voto favorevole al decreto Ucraina. “Difendere l’Ucraina sotto attacco vuol dire difendere i fondamenti delle nostre libere società e i pilastri su cui si sono poggiati decenni di pace, democrazia, giustizia nell’Europa riemersa dalla catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. Quella nella quale tutti si erano impegnati affinché prevalesse la forza del diritto e non più – mai più – il diritto della forza. Non vive in pace un popolo se non è libero”, ha proseguito la deputata Pd. “Chiediamo a questo esecutivo di adoperarsi in ogni sede internazionale per una Pace giusta, che si faccia carico delle ragioni dell’aggredito. Lo chiediamo da tempo a questo governo, che non fa corrispondere ad una narrazione baldanzosa sul proprio ruolo nei consessi internazionali altrettanta capacità di iniziativa e orientamento. Tace, piuttosto. E questa assenza, questo vuoto, pesano”, ha proseguito la vicepresidente della Camera. “Dinanzi al bene supremo della pace occorre muoversi sul sentiero della franchezza. Per questo dobbiamo dire e riconoscere che la voce dell’Europa è stata debole. L’Europa politica, che sa tradurre la solidità dei suoi valori in azione coraggiosa e tenace non s’è vista. Eppure è quella che serve oggi”, ha concluso.
“Oggi, purtroppo, siamo ancora nella situazione di dover sostenere l’Ucraina contro l’aggressore e lo facciamo con convinzione ma non possiamo rinunciare a spingere il Governo a cercare con tutte le forze strategie adeguate per l’avvio dei negoziati”. Così l’on. Fabio Porta intervenendo nell’Aula di Montecitorio a nome del Partito Democratico sul decreto che proroga la “Cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell’Ucraina”.
“Signor Presidente - ha sottolineato l’On. Porta - oggi la democrazia globale è in crisi a causa dei conflitti nei vari teatri internazionali e quello dell’Ucraina è fondamentale per il futuro delle nostre democrazie, per riaffermare il diritto ad esistere come Paese”.
“La nostra risposta - ha detto Porta - obbedisce ad un altro diritto che si affaccia sulla scena globale e cioè il diritto emergenziale per il quale siamo chiamati a continuare a non rimanere impassibili di fronte all’aggressione russa verso l’Ucraina e aiutarla a difendersi come abbiamo fatto sin dall’inizio e come dobbiamo continuare a fare, in maniera unitaria a livello europeo, sul piano politico, militare ed economico, per fare in modo che l’Ucraina possa trovarsi al tavolo delle trattative in condizioni paritarie per negoziare una pace giusta”.
“Aiutiamo l’Ucraina – ha concluso Fabio Porta - guardando al mondo e a noi stessi per riaffermare il valore della democrazia che non è una sconosciuta ma quella grande forma di convivenza che è nata proprio dal pensiero politico europeo! Allora questo provvedimento è un atto che si inserisce in questo solco, si inserisce nella nostra ricerca di pace e sicurezza, è un contributo alla storia avendo davanti, con il cuore e la mente, la prospettiva della pace!”
“Una grande partecipazione a conferma delle ragioni di questo sit in per l’indipendenza del servizio pubblico, per la libertà di stampa, per il diritto alla corretta informazione. Il servizio pubblico non è la tv di Palazzo Chigi. Questo principio non è chiaro al governo che sta sistematicamente usando le reti Rai per farsi propaganda con giornalisti sviliti a megafono della propaganda governativa”. Così il capogruppo democratico nella commissione di vigilanza Rai, Stefano Graziano, al temine del sit-in sotto la Rai.
Tante persone oggi a Roma contro l’occupazione della Rai e per la libertà di stampa. È in gioco la democrazia. La tv pubblica è un bene che appartiene a tutti. Basta attacchi ai giornalisti, basta al racconto di un’Italia paese dei balocchi.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
No delega in bianco a Governo, rafforzare azione diplomatica per arrivare a conferenza di Pace
“Sostegno a Kiev e all’Ucraina senza alcun indugio e senza tentennamenti”. Così il capogruppo democratico nella commissione difesa della camera motiva il voto favorevole del Pd al decreto che proroga l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. “L'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione russa – ha continuato Graziano - rappresenta una violazione di princìpi e delle norme che regolano la vita della comunità internazionale e, in particolare, il rispetto dell'indipendenza, sovranità e integrità territoriale di ogni Stato. Dobbiamo proseguire nella difesa degli ucraini che stanno combattendo anche per noi a difesa dell’Europa e dell’occidente dall’intento russo di allargare i propri confini. Il nostro voto favorevole – ha concluso - non è una delega in bianco, al governo chiediamo un’azione diplomatica più forte per la pace e per un maggiore protagonismo dell’Europa per costruire le condizioni per una conferenza di Pace”.
“Caro Foti, mi vuoi portare in tribunale? Volentieri. Così mi consenti di dimostrare che campi di politica (niente di male, ovviamente) e non del lavoro dei campi. L'ho letto dal TUO sito che fai politica da 43 anni (eletto nel 1980 come consigliere comunale a Piacenza). E che - sempre dal TUO sito - sei stato consigliere provinciale, vicesindaco, nonché sei volte (sei) in Parlamento. È cosa pubblica che tu sia indagato, ma essendo garantista ritengo che riuscirai a dimostrare la tua innocenza dalla fangosa vicenda di corruzione che ti vede coinvolto. Querelami pure, sarà un piacere uscire dalla propaganda e tornare alla realtà!” Così il deputato democratico, Marco Furfaro, replica al capogruppo di Fdi, Tommaso Foti.
“Per cambiare davvero i meccanismi delle nomine negli enti pubblici - non solo nella Rai - occorre intervenire strutturalmente sul Codice Civile e prevedere procedure preliminari di evidenza pubblica che valorizzino il merito delle scelte, limitando la scelta discrezionale della politica - legittima ma ormai totalitaria – a rose ristrette”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Solo così – spiega Morassut – si può contenere lo scasso degli enti pubblici, delle partecipate, il basso livello di molte nomine, un eccesso di questione morale e di clientelismo. Questo è il senso di una proposta di legge molto semplice che modifica un articolo del codice civile che ho presentato da tanti anni. Un atto concreto e semplice per una grande riforma”.
L'alleanza con il M5S è "possibile e necessaria per rappresentare l'alternativa alla destra peggiore di sempre". “Elly è bravissima a non cadere nelle provocazioni mostrando lungimiranza, saggezza e senso di responsabilità. Invito Conte a non continuare a sbagliare bersaglio: Giuseppe, l’avversario è la destra e il Pd esige rispetto". E' quanto dichiara, in un'intervista a Repubblica, Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo. "Dire che il Pd è bellicista è sbagliare proprio tiro - aggiunge-. Bellicista vuol dire guerrafondaio, che crede nella guerra come valore. E’ totalmente falso". “Io, a differenza del M5S, non ho mai votato a favore dell’invio di armi in Ucraina. Nel 2022 il M5S era nel governo Draghi che votò un decreto legge e ben due risoluzioni a favore dell’invio di armi all’Ucraina. Prendo atto che la linea del M5S poi è cambiata, ma respingo al mittente e rifiuto l’accusa di Pd bellicista". "Ma lo dico a Conte: non si può fare polemica sul passato. Elly Schlein non può essere chiamata a rispondere di politiche del Pd di un tempo in cui non c’era, tanto più perché è stata eletta per cambiare - prosegue Boldrini -. Io non rinfaccio a Conte le invettive volgari di Beppe Grillo nei miei confronti o i decreti Salvini contro i migranti da lui stesso firmati. A procedere guardando nello specchietto retrovisore si va a sbattere: è immaturità politica".
"L'accordo sui 50 miliardi di euro di aiuti all'Ucraina è un segnale di unità e coesione dell'Europa che fuga i timori di un disimpegno ma anche una sconfitta per chi aveva scommesso su un suo ruolo marginale nello scenario internazionale. E' stato neutralizzato il doppiogiochismo di Orban, che da sempre ha un rapporto conflittuale con l'Ue per la sospensione dei fondi dovuta alla violazione dei principi dello stato di diritto nel suo paese, e che non ha mai preso nettamente le distanze da Putin. L'Unione Europea è riuscita in questa fase difficile a mantenere la barra dritta ed ha ribadito che nella guerra in Ucraina non è un gioco soltanto il futuro di un popolo ma i valori stessi di libertà e democrazia". Così Simona Bonafè, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo oggi al programma "Radio Anch'io" su Rai Radio 1.
Il PD è sempre stato vicino all'Ucraina senza ambiguità o esitazioni. Per difendere la libertà, la sovranità e l'autodeterminazione di questo popolo. Ma anche per affermare il rispetto di diritti fondamentali, valori e princìpi di democrazia che sono a fondamento della nostra Costituzione e dell'intera Unione europea. Siamo orgogliosi di aver contribuito ad adottare a livello europeo misure senza precedenti, di sanzione al regime di Putin per aver riportato carrarmati e bombe ai confini dell’Europa, così come di sostegno con tutte le forme di assistenza necessarie al popolo e alle istituzioni ucraine. Senza il nostro sostegno, anche militare, non avremmo ottenuto la pace, avremmo avallato la guerra e la sopraffazione. Il risultato? L'Ucraina non esisterebbe più come Stato sovrano e sarebbe in pericolo tutta l’Europa. L'obiettivo finora, dunque, non è stato quello di fornire armi per alimentare il conflitto, ma per indurre Putin ad un cessate il fuoco immediato, premessa indispensabile per una forte iniziativa diplomatica di pace che è e dev'essere sempre più il punto centrale del nostro impegno a livello europeo ed internazionale.
Lo dichiara Piero De Luca della presidenza del gruppo Pd alla Camera e capogruppo Pd in commissione Politiche Ue di Montecitorio.