Mentre vari suoi Ministri nei giorni scorsi non si sono risparmiati in dichiarazioni sprezzanti, oggi la Meloni apre a un confronto con le opposizioni sul salario minimo. Se è davvero così la strada è semplice: la maggioranza ritiri l’emendamento soppressivo. Noi ci siamo, perché lavoro e povertà non possono stare insieme e perché i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici vengono prima di tutto.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati
Tweet di Alessandro Zan, responsabile Diritti Pd
Bene che Meloni apra sul #salariominimo. Dopo le frasi imbarazzanti dei suoi ministri contro le lavoratrici e i lavoratori è un’apertura positiva. Ora sia conseguente e faccia ritirare l’emendamento soppressivo della maggioranza alla nostra proposta unitaria.
Tweet di Arturo Scotto , capogruppo Pd commissione Lavoro
Pare che dalle parti di Palazzo Chigi si rifletta su un’apertura sul #salariominimo. Bene, sarebbe una novità. Chiediamo il ritiro l’emendamento che sopprime la nostra legge. Il tempo è poco perché la Commissione lavoro è convocata martedì prossimo per il voto. Ora servono fatti.
"Oltre tre milioni di lavoratori a rischio povertà, pur lavorando non riescono ad arrivare a fine mese. Oggi un sondaggio, realizzato da Ghisleri, ci dice che il 57 per cento dei cittadini italiani si dichiarano preoccupati rispetto alla condizione economica familiare e che 2 italiani su 3 si dichiarano favorevoli alla proposta di legge di istituzione del salario minimo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi nazionali e comunque non inferiore a 9 euro l'ora: 2 su 3". Lo dichiara la deputata dem Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera.
"Credo - conclude Ghio - che il governo non debba lasciare soli questi cittadini, lavoratori poveri al limite della sussistenza. La politica deve dare una risposta concreta a questa urgenza sociale: il governo non può continuare a fare spallucce o peggio offendere i lavoratori come ha fatto il ministro Musumeci, ignorando che in diversi Paesi d'Europa il salario minimo esiste da tempo. Il governo, anziché incentivare lavoro precario e voucher, si faccia carico dei lavoratori al limite dello sfruttamento e venga a discutere la proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo".
"Il ministro della protezione civile pensi a come sostenere le imprese ed i cittadini delle alluvioni in Emilia, Toscana e Marche ed a rispettare gli impegni della sua Presidente del consiglio che ha dopo aver promesso ristori del 100 per cento, ha stanziato pochissime risorse, invece di offendere quei cittadini che sono costretti a lavorare per pochi euro l'ora. Questo governo ha perso il senso della decenza". Lo dichiara il deputato Pd in Commissione Lavoro di Montecitorio Emiliano Fossi sulle parole di Nello Musumeci sul salario minimo.
"Musumeci insulta milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, sfruttati in assenza di una norma sul salario minimo. Definire 'assistenzialismo' la proposta di fissare un soglia di retribuzione sotto cui non si possa andare dimostra malafede e ignoranza". Lo scrive su Twitter il deputato dem Alessandro Zan, responsabile Diritti del Partito Democratico.
Due italiani su tre sono a favore del salario minimo. Semplicemente perché non si può accettare che il lavoro sia sfruttato e sottopagato come troppe volte accade. E invece dal Governo solo parole sprezzanti, con il Ministro Musumeci che parla di assistenzialismo. Una vergogna che gli italiani non si meritano. Smettano di offendere milioni di lavoratori e lavoratrici e vengano in Parlamento a dare risposte se ne sono capaci.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
“Il ministro Musumeci dice che il salario minimo è una forma di assistenzialismo. Un commento stupefacente degno di un passante al bar, non di un uomo di governo. Non sa di cosa parla, tant’è che non ne vogliono parlare nemmeno in Parlamento. Per noi il lavoro va pagato in maniera dignitosa. Loro la chiamano assistenza, per noi invece è un diritto sancito dalla Costituzione. Quella su cui ha giurato Musumeci, forse non capendo nemmeno costa stava leggendo”.
Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Solo la destra italiana è contraria al salario minimo e per motivi puramente ideologici. È contraria nel merito ed anche nel metodo, evitando ogni confronto parlamentare ed imponendo la soppressione della norma": è quanto dichiara il deputato Pd in Commissione Lavoro Emiliano Fossi sulla discussione della proposta di legge a Montecitorio.
"Per questo governo la povertà deve essere una colpa: invece di promuovere salari dignitosi il governo preferisce elargire elemosine e propaganda con la 'Meloni card'. Stendiamo poi un velo pietoso sulla scusa delle mancate coperture economiche: se si tratta di condoni fiscali le risorse sono sempre disponibili ma per sostenere i redditi delle famiglie in difficoltà non c'è mai niente a disposizione. Mi auguro che questi giorni di sospensione dei lavori parlamentari la destra rifletta sulle sue scelte": conclude.
Maggioranza ritiri emendamento
Dichiarazione di Toni Ricciardi, vicepresidente deputati Pd
“Il salario minimo esiste in molti paesi europei tra cui la Svizzera, che non è proprio una nuova Stalingrado.” Cosi il vicepresidente dei deputati Pd, Toni Ricciardi, nel suo intervento in commissione Lavoro sul provvedimento che introduce il salario minimo. Ricciardi ha voluto ricordare la lezione “del grande economista Karl Polany che vedeva nel ruolo dello Stato quello di equilibratore tra il mercato e il lavoro”. Tutti i dati che abbiamo – ha proseguito Ricciardi- ci dicono che l’indicazione di un salario minimo è la soluzione per riequilibrare le disfunzioni sociali ed economiche all’interno di un Paese. Purtroppo – rileva l’esponente Dem- ho la sensazione che questo governo faccia fatica ad avere memoria della propria storia poiché quando negli anni ‘50 e ‘60 gli italiani emigravano di nuovo in massa, lo facevano non già per assenza di lavoro ma perché le stesse mansioni che svolgevano in Italia venivano pagate 3 e anche 4 volte di più nel resto d’Europa. Ora, a distanza di 60, anni ci troviamo nella stessa situazione – ha sottolineato Ricciardi- perchè ogni anno vediamo partire 100 -120 mila ragazzi che praticamente replicano quanto avvenuto con i loro nonni: è accertato che l’80 per cento di loro partono per svolgere all’estero lo stesso lavoro, ma pagato 4 volte di più. Ecco perché alla maggioranza dico di ripensarci – ha concluso Ricciardi- e di ritirare l’emendamento soppressivo, tenuto conto che è una prerogativa delle opposizioni presentare proposte mentre scappare vigliaccamente dal confronto democratico, come sta facendo questa destra di governo, rappresenta la volontà di non assumersi alcuna responsabilità. Ma ora che non sono più opposizione hanno l’onere e l’onore di governare. “
Le parole di Foti sono senza logica. La proposta delle opposizioni serve a dare un salario dignitoso a 3 milioni e mezzo di persone. Se non siete contrari perché avete presentato un emendamento per bocciare tutta la legge? La verità è che così prendete in giro chi è in difficoltà: le vostre promesse di sostenere i lavoratori sono solo parole e propaganda.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
“Povero Tajani, con tutti questi comunisti che ci sono in giro c’è davvero da preoccuparsi. La Svimez certifica che nel Sud il 25% dei lavoratori salariati sono sotto i 9 euro. Portarli sopra quella soglia significherebbe ridurre una parte rilevante del gap delle retribuzioni tra Mezzogiorno e resto del Paese. Ma, si sa, queste sono robe che succedevano in Unione Sovietica. Meno male che in Italia si possono fare plusvalenze da un milione di euro in 58 minuti vendendo semplicemente una casa. Quello sì che è un salario ricco, altro che salario minimo. In ogni caso, anche oggi in commissione Lavoro alla Camera continueremo a difendere la nostra proposta. Perché la destra deve ritirare quel vergognoso emendamento soppressivo che è uno schiaffo a 3 milioni e mezzo di lavoratori sottopagati”.
Lo scrive su Facebook il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Il problema fondamentale di questo Paese non è l’immigrazione, ma l’emigrazione di centinaia di migliaia di giovani che rifiutano i salari da fame e scelgono di andare all’estero o si rifiutano di lavorare per 700 euro al mese. Direi il falso se dicessi che questa situazione è colpa di questa maggioranza. E’ un fenomeno in atto dagli ultimi venti anni e se abbiamo dati inaccettabili rispetto agli altri Stati europei tutti i governi ne sono stati responsabili. Abbiamo la stessa analisi? Condividiamo la medesima urgenza? Allora è un dovere civico per il Parlamento intervenire a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori poveri e sfruttati. Il Parlamento si prenda uno spazio di libertà rispetto al governo. Occorre uno scatto. E’ lo scatto è il ritiro dell’emendamento soppressivo e, dopo una discussione franca, l’approvazione della legge sul salario minimo legale. Nessuno e nessuna può lavorare sotto i nove euro, altrimenti è incitazione allo sfruttamento”.
Così il capogruppo del Partito Democratico in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, intervenendo durante i lavori.
“Non è un capriccio delle opposizioni aver chiesto la calendarizzazione del disegno di legge sul salario minimo. Riteniamo, pur nelle nostre differenze, di aver offerto un punto di vista comune per affrontare l’emergenza principale di questo Paese, quella salariale. I dati hanno un’origine antica, ma certamente la pandemia ha acuito le diseguaglianze e il cosiddetto decreto Lavoro della destra ha aggravato la situazione con la riduzione degli strumenti per combattere la povertà, con l’aumento dei contratti a termine, i voucher, la compressione dei diritti per i lavoratori delle piattaforme. Ci dite che serve un ‘salario ricco’. E che significa? Per noi aumentare i salari è la priorità, ma la maggioranza ci dica come intende arrivarci. Non certo con il solo taglio del cuneo fiscale, che noi riteniamo necessario ma per come lo avete fatto è praticamente insufficiente e dura solo alcuni mesi. Parlate tanto di famiglia, ma se il salario medio per un under 35 è 850 euro al mese, come si fa a creare una famiglia, accendere un mutuo? Il Rapporto Svimez dice che il 25% dei lavoratori dipendenti sotto i nove euro si trova al Sud. C’è un’Italia che soffre e una parte di essa soffre anche di più. Una situazione che si aggraverà con quello che state facendo sul Pnrr e con l’autonomia differenziata. Fermatevi. Discutiamo nel merito. Affrontiamo questa emergenza che coinvolge tre milioni e 600mila italiani. Con il vostro emendamento soppressivo, non fate un torto alle opposizioni, ma a loro”.
Lo ha detto il deputato del Partito Democratico della commissione Lavoro e responsabile Pd per la Coesione territoriale, Marco Sarracino.
Dichiarazione di Gianni Cuperlo, deputato Pd
“Con questo emendamento soppressivo la maggioranza non si limita ad esprimere una obiezione di merito o ad avanzare una controproposta, che sarebbe pure auspicabile, ma decide di sotterrare un problema. Decide di cancellarlo dall’agenda parlamentare negando alle opposizioni, per una volta unite, di mettere il parlamento nella condizione di fare il suo mestiere: quello di discutere, di emendare e di ricercare una sintesi possibile.” Così il deputato Pd Gianni Cuperlo, intervenendo in Commissione Lavoro sul salario minimo. “Temo – ha proseguito Cuperlo- che dietro a questo atteggiamento della maggioranza ci sia una concezione della dialettica parlamentare e della stessa qualità democratica nell’uso del consenso che rischia seriamente di ridurre gli spazi del pensiero critico e della partecipazione. Con partiti fragili una democrazia soffre, senza elettori una democrazia muore, ha sottolineato Cuperlo, per il quale “anche da questo punto di vista dare un segnale all’esterno che da queste aule c’è un parlamento che sa discutere può essere un incentivo a favorire una maggiore consapevolezza alla partecipazione da parte dei cittadini”. Il salario minimo – ha incalzato l’esponente Dem- non è uno sgambetto delle opposizioni alla maggioranza e nemmeno un agguato al governo del paese, legittimato a compiere le sue scelte. Ma nella sua modestia, questa proposta vorrebbe invece essere una forma di pacificazione sociale. Non sarà certo un caso che una forte maggioranza degli italiani , il 75 per cento, è favorevole ad una misura come il salario minimo. E se il Parlamento – ha concluso Cuperlo- scegliesse invece di negare anche solo la prospettiva di un confronto sul merito di questa proposta temo che quella maggioranza resterebbe profondamente delusa. Faccio così appello alla maggioranza perché ci ripensi.”